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5.0/10
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Considerando la mia attuale taccagneria, mi fa un po’ effetto pensare a come, qualche anno fa, comprassi d’impulso qualunque sciocchezza mi capitasse per le mani, per poi pentirmene subito dopo senza tuttavia essere capace di interromperne l’acquisto per il diabolico principio del “non si lasciano le cose a metà”. Ufo Baby è proprio uno dei miei acquisti folli, non perché particolarmente dispendioso, ma per il fatto che, riflettendoci adesso, mi chiedo come mi sia venuto in mente di seguirlo.
Lo dico subito: il voto e il commento sono forse fin troppo ingenerosi per un titolo che, pur non potendo pretendere nemmeno lontanamente di entrare nella storia del fumetto, non presenta nemmeno difetti così gravi e molesti da farlo rimanere impresso in negativo; si tratta, in sostanza, di un’onesta commedia scolastica/sentimentale con un tocco di paranormale, leggera, senza particolari pretese e indicatissima per un pubblico amante del genere. Ho sbagliato io a prenderlo, pertanto potrei astenermi dallo scrivere una recensione o, almeno, dovrei evitare di infierire troppo visto che manco sono arrivata alla fine. Purtroppo, questo titolo, che non occupa un posto di particolare rilevanza nemmeno tra i manga del suo tipo, è stato invece in grado di farsi assegnare un riconoscimento negativo da me durante la mia personale carriera di lettrice di fumetti: è, infatti, il primo manga che ho droppato per scarso interesse.
Tutto comincia nel settembre del 2001, quando Raidue manda in onda i primi 39 dei 78 episodi che compongono la serie animata. Lo spunto di base è carino, ma lo sviluppo risulta estremamente banale e scontato per chi, come me, non ama questo genere di vicende. Abbiamo una tipica lei (Miyu) romantica, ingenua e incapace di gestire i suoi sentimenti, e un lui (Kanata) classico figo della scuola imperscrutabile, riservato e disinteressato a tutte le ragazze che gli corrono dietro, i quali, complice un terzetto di genitori particolarmente cerebrolesi (meriterebbero un Moige Award per la capacità di abbandonare i figli come fossero soprammobili!), si ritrovano a vivere da soli in un tempio. A complicare ulteriormente la situazione provvede un’astronave aliena con a bordo Lou, piccolo alieno somigliante in tutto e per tutto ad un neonato umano, e il suo babysitter (ops… aliensitter!) Baumiau, un incrocio tra un pokemon e un peluche con la capacità di trasformarsi; i due sono rimasti in panne durante un viaggio interstellare e hanno bisogno di un posto per nascondersi in attesa che qualcuno li venga a prendere. Comincia così una convivenza a quattro che porterà non pochi guai: Lou è infatti dotato di poteri paranormali con i quali non mancherà di complicare la vita ai suoi genitori putativi che, da parte loro, già hanno tutti gli occhi puntati addosso per il fatto di vivere insieme, soprattutto quelli della bella Christine, compagna di classe dei due e innamorata di Kanata, la quale non è molto convinta che Miyu sia, come afferma di essere, la sorella di Lou e la cugina dell’amato… e, credetemi, non è proprio il caso di suscitare la gelosia di questa strana ragazza! Arrivata a questo punto, la trama procede nel più classico e prevedibile dei modi (e quindi, non procede affatto!): minisaghe autoconclusive in cui non mancano equivoci e gag banalissime, teatrini improvvisati dai due protagonisti, sempre a un passo dall’essere scoperti, per nascondere la verità e, ovviamente, la più scontata delle storie d’amore. Lei ama lui ma non riesce a dichiararsi, lui sembra indifferente e anzi, si diverte a prenderla in giro, ma quando serve dimostra di esserle molto affezionato; naturalmente, ogni progresso tra i due si azzera con l’inizio della puntata successiva.
Non è il genere di storia che amo, assolutamente. Eppure avevo guardato volentieri la serie TV e quando venne interrotta pensai di acquistare il manga proprio per potermi gustare la fine. Purtroppo, la lettura mi ha spinto a rivalutare nettamente Ufo Baby: non so come spiegarmi, ma mentre l’anime mi ispirava pensieri del tipo: “Non è il mio genere, ma non mi dispiace!”, il manga mi portava invece a pensare: “Non è il mio genere, perché diavolo lo sto seguendo?”.
Gli avvenimenti sono davvero troppo scontati e ripetitivi, la love story suscita solo sbadigli: che senso ha interessarsi a una situazione sentimentale di cui non solo è chiaro da subito il finale, ma sono assolutamente ovvi anche tutti i vari passaggi intermedi? Gli unici momenti interessanti, per quanto mi riguarda, sono stati quelli in cui si approfondiva il legame tra i protagonisti… e i rispettivi genitori!
Insomma, ben presto la noia ha preso il sopravvento, compravo i volumi per inerzia e spesso li lasciavo per settimane su una mensola a prendere la polvere senza nemmeno leggerli. Sono andata avanti così per sei numeri, quando non ho trovato il settimo in fumetteria mi sono ripromessa di comprarlo la volta successiva, ma non l’ho mai fatto: in poco tempo mi ero già completamente dimenticata di questa serie, non mi è neanche venuto in mente di completarla per rivenderla e non ho nemmeno mai avuto la curiosità di leggere il finale a scrocco o su internet. Semplicemente, quest’opera non aveva nulla di interessante da offrirmi e ho finito per dropparla in modo “naturale”, senza neanche rendermene conto.
Ecco il motivo del mio voto: Ufo Baby per me non è brutto, ma insignificante. Un manga che è un perfetto stereotipo di un genere che non mi ispira e che non mi ha dato motivi per farmi ricredere né in positivo né in negativo, mi ha fatto solo pensare che se lo sarebbero filato in pochi se non fosse stato ben pubblicizzato dal passaggio dell’anime in TV! E cosa c’è di peggio per una storia che ispirare talmente poco interesse da non riuscire nemmeno a farsi seguire per inerzia?
In definitiva: un classico titolo sentimentale/scolastico disimpegnato e privo di particolari pregi o difetti. Se amate il genere potreste adorarlo, in caso contrario state alla larga e spendete i vostri euro per manga più adatti a voi!