Recensione
Shamo
8.0/10
Se devo esprimere un'opinione (poco chiara) su questo manga direi che ci troviamo di fronte ad un' opera tanto banale quanto originale.
Si, perché lo scheletro della storia non è altro che Karate Kid (o "Il Ragazzo dal Kimono d'Oro" per citare un altro classico del genere); solo che tale scheletro è rivestito di carne e pelle ben irrobustite di grassa violenza! <i>”Dove sta l'originalità?“</i>, direte giustamente voi, stanchi delle solite storie dove la violenza è fine a se stessa, quasi quanto le gigantesche tette delle protagoniste, che la infliggono o la subiscono... anche se a me le tette fine a se stesse non dispiacciono, ah ah!
L'originalità sta nel fatto che tale grassa violenza non si esplica nelle solite immagini abbondanti di sangue e budella (in Shamo i disegni sono si espliciti, ma mai macabri e fastidiosi), ma è la storia stessa ad essere violenta, forzatamente violenta, come forzate sono tutte le azioni e reazioni a cui i personaggi sono costretti. Una catena di violenza che si trasmette ovunque vada Ryo, il protagonista che potremmo definire Daniel-san versione "allucinazione perversa", eterna vittima ed esecutore delle sue stesse azioni, sempre mosse da una sorta di egoismo autoconservativo che lo porta ad affermare a sua volta esclusivamente con la violenza. Una corrente di odio che parte da un mondo schiacciante, in cui sordi genitori pretendono l'eccellenza da un figlio non all'altezza, senza riuscire a capire la sua umana incapacità, e si trasmette ad un figlio tanto incapace di reagire a tale mondo, da divenire assurdamente disumano pur di non annullarsi in esso. Odio che si trasmette ad una sorella, non tanto dispiaciuta per la morte dei genitori, quanto per il suo futuro in una società sicuramente incapace, non solo di perdonare chi uccide i propri genitori, ma anche i parenti di tal tipo assassino estendendo a essi un ingiustificato odio.
E non è solo questa la violenza espressa da Shamo, anzi la violenza più grande sta nel fatto che, se ci fermiamo a riflettere, tutta questa mostruosità è tristemente verosimile... oddio, tutto e tutto insieme magari no! Pero se ne sentono di storie...
Si, perché lo scheletro della storia non è altro che Karate Kid (o "Il Ragazzo dal Kimono d'Oro" per citare un altro classico del genere); solo che tale scheletro è rivestito di carne e pelle ben irrobustite di grassa violenza! <i>”Dove sta l'originalità?“</i>, direte giustamente voi, stanchi delle solite storie dove la violenza è fine a se stessa, quasi quanto le gigantesche tette delle protagoniste, che la infliggono o la subiscono... anche se a me le tette fine a se stesse non dispiacciono, ah ah!
L'originalità sta nel fatto che tale grassa violenza non si esplica nelle solite immagini abbondanti di sangue e budella (in Shamo i disegni sono si espliciti, ma mai macabri e fastidiosi), ma è la storia stessa ad essere violenta, forzatamente violenta, come forzate sono tutte le azioni e reazioni a cui i personaggi sono costretti. Una catena di violenza che si trasmette ovunque vada Ryo, il protagonista che potremmo definire Daniel-san versione "allucinazione perversa", eterna vittima ed esecutore delle sue stesse azioni, sempre mosse da una sorta di egoismo autoconservativo che lo porta ad affermare a sua volta esclusivamente con la violenza. Una corrente di odio che parte da un mondo schiacciante, in cui sordi genitori pretendono l'eccellenza da un figlio non all'altezza, senza riuscire a capire la sua umana incapacità, e si trasmette ad un figlio tanto incapace di reagire a tale mondo, da divenire assurdamente disumano pur di non annullarsi in esso. Odio che si trasmette ad una sorella, non tanto dispiaciuta per la morte dei genitori, quanto per il suo futuro in una società sicuramente incapace, non solo di perdonare chi uccide i propri genitori, ma anche i parenti di tal tipo assassino estendendo a essi un ingiustificato odio.
E non è solo questa la violenza espressa da Shamo, anzi la violenza più grande sta nel fatto che, se ci fermiamo a riflettere, tutta questa mostruosità è tristemente verosimile... oddio, tutto e tutto insieme magari no! Pero se ne sentono di storie...