Recensione
Chobits
8.0/10
Hideki Motosuwa è un ragazzo di Hokkaido che ha fallito gli esami per entrare al college. Decide di trasferirsi nella grande città per frequentare una scuola di preparazione, in modo da poter finalmente iscriversi al college che ha scelto. Giunto in città, Hideki si rende conto che quasi ogni abitante possiede un Persocom (PC nella versione italiana), ovvero dei personal computer che presentano lo stesso aspetto e comportamento delle persone, e sono perciò trattati come tali. Hideki sa di essere uno dei pochi (se non il solo) a non possederne uno, e la sua mancanza cronica di soldi fa sì che il suo sogno non si possa realizzare mai, visto che i Persocom sono molto costosi. Una sera, tornado da lavoro, Hideki trova un Persocom dalle sembianze di una ragazzina abbandonato nella spazzatura. Portato a casa e acceso il Persocom, Hideki si accorge che la “macchina” non ha nessun programma installato e che è soltanto capace di imitare i suoi movimenti e dire “Chii”, che viene scelto da Hideki come il nome del Persocom. A questo punto il dubbio sorge spontaneo: Hideki ha trovato un Persocom guasto o Chii appartiene alla leggendaria serie artigianale di Persocom chiamata Chobit?
Uno dei punti salienti della trama di Chobits è senza dubbio la crescita di Chii. All’inizio della storia, il Persocom di Hideki ha la personalità e il comportamento di una bambina di 4-5 anni, ma col passare del tempo, esperienza dopo esperienza, Chii riesce a diventare un essere molto più intelligente e complesso. Fondamentale è, a tal riguardo, l’intervento di Hideki, che insegna con pazienza e dedizione tutto quello che c’è da sapere sia sul comportamento personale che sulle relazioni con gli altri esseri che il significato delle varie parole. In tal senso, la relazione tra Chii ed Hideki appare come una delle più interessanti e allo stesso tempo tenere nel panorama del fumetto internazionale. Particolarmente interessante è il passato di Chii, non avaro di sorprese, che viene gradualmente scoperto grazie ad uno stratagemma originale (che non sto a qui a rivelarvi per evitarvi spoiler maggiori) e che, di fatto, rappresenta il punto più coinvolgente di tutto il racconto, essendo capace di far sfogliare rapidamente le pagine al lettore, desideroso di sapere come si conclude il tutto.
Nonostante i non pochi momenti di puro ecchi, che coinvolgono principalmente Hideki e i personaggi di sesso femminile (Chii in primis) e che potrebbero fare storcere il naso soprattutto alle lettrici, il tema principale di tutta la narrazione in Chobits è senza dubbio la relazione tra esseri umani e Persocom. Anche in questo caso non si tratta di un tema nuovo, visto che è stato già affrontato in altre produzioni (Ghost in the Shell su tutte), ma in Chobits il suddetto tema è trattato in una maniera differente, più romanticamente e intimamente. Infatti, nel corso di tutta la serie vengono continuamente fatti dei riferimenti sul significato della parola “amore” e sul valore della verginità. Il primo, che è principalmente apprezzabile nelle pagine dei volumi del libro illustrato che è solita comprare Chii, si conclude nella ricerca da parte di Chii “dell’uomo soltanto per lei”, mentre il secondo è riferito all’effettiva incapacità di Chii di avere un rapporto sessuale completo, visto che ciò comporterebbe il totale azzeramento della propria memoria. Entrambi i concetti non sono posizionati nel racconto in maniera casuale, ma stanno a significare che “l’uomo solo per Chii” debba essere interessato ad una relazione esclusivamente amorosa e priva di pulsioni sessuali. Sebbene ciò possa sembrare eccessivamente irreale, alla fine del manga ci si potrà rendere conto della macchinazione che sta dietro a questa “particolarità”.
Per quanto riguarda lo stile di Chobits, la mancanza di dettagli in alcuni dei personaggi appare abbastanza evidente, principalmente per quanto concerne i personaggi umani, che avrebbero potuto essere stati raffinati un po’ di più, specialmente per quanto riguarda vestiario e capigliature. Una cosa che, invece, trovo davvero stupenda è l’espressione facciale dei vari sentimenti dei personaggi, cosa che le CLAMP sono sempre riuscite a fare egregiamente in ogni loro opera, e che non manca nemmeno in questo manga, contribuendo a riequilibrare, seppure in parte, la già citata mancanza di dettagli dei protagonisti umani.
In conclusione, la trama solida, l’ottimo character design dei Persocom e la profondità di alcuni dei temi trattati fanno di Chobits un ottimo manga, nonostante l’ecchi ed il fan service a tratti eccessivi.
Uno dei punti salienti della trama di Chobits è senza dubbio la crescita di Chii. All’inizio della storia, il Persocom di Hideki ha la personalità e il comportamento di una bambina di 4-5 anni, ma col passare del tempo, esperienza dopo esperienza, Chii riesce a diventare un essere molto più intelligente e complesso. Fondamentale è, a tal riguardo, l’intervento di Hideki, che insegna con pazienza e dedizione tutto quello che c’è da sapere sia sul comportamento personale che sulle relazioni con gli altri esseri che il significato delle varie parole. In tal senso, la relazione tra Chii ed Hideki appare come una delle più interessanti e allo stesso tempo tenere nel panorama del fumetto internazionale. Particolarmente interessante è il passato di Chii, non avaro di sorprese, che viene gradualmente scoperto grazie ad uno stratagemma originale (che non sto a qui a rivelarvi per evitarvi spoiler maggiori) e che, di fatto, rappresenta il punto più coinvolgente di tutto il racconto, essendo capace di far sfogliare rapidamente le pagine al lettore, desideroso di sapere come si conclude il tutto.
Nonostante i non pochi momenti di puro ecchi, che coinvolgono principalmente Hideki e i personaggi di sesso femminile (Chii in primis) e che potrebbero fare storcere il naso soprattutto alle lettrici, il tema principale di tutta la narrazione in Chobits è senza dubbio la relazione tra esseri umani e Persocom. Anche in questo caso non si tratta di un tema nuovo, visto che è stato già affrontato in altre produzioni (Ghost in the Shell su tutte), ma in Chobits il suddetto tema è trattato in una maniera differente, più romanticamente e intimamente. Infatti, nel corso di tutta la serie vengono continuamente fatti dei riferimenti sul significato della parola “amore” e sul valore della verginità. Il primo, che è principalmente apprezzabile nelle pagine dei volumi del libro illustrato che è solita comprare Chii, si conclude nella ricerca da parte di Chii “dell’uomo soltanto per lei”, mentre il secondo è riferito all’effettiva incapacità di Chii di avere un rapporto sessuale completo, visto che ciò comporterebbe il totale azzeramento della propria memoria. Entrambi i concetti non sono posizionati nel racconto in maniera casuale, ma stanno a significare che “l’uomo solo per Chii” debba essere interessato ad una relazione esclusivamente amorosa e priva di pulsioni sessuali. Sebbene ciò possa sembrare eccessivamente irreale, alla fine del manga ci si potrà rendere conto della macchinazione che sta dietro a questa “particolarità”.
Per quanto riguarda lo stile di Chobits, la mancanza di dettagli in alcuni dei personaggi appare abbastanza evidente, principalmente per quanto concerne i personaggi umani, che avrebbero potuto essere stati raffinati un po’ di più, specialmente per quanto riguarda vestiario e capigliature. Una cosa che, invece, trovo davvero stupenda è l’espressione facciale dei vari sentimenti dei personaggi, cosa che le CLAMP sono sempre riuscite a fare egregiamente in ogni loro opera, e che non manca nemmeno in questo manga, contribuendo a riequilibrare, seppure in parte, la già citata mancanza di dettagli dei protagonisti umani.
In conclusione, la trama solida, l’ottimo character design dei Persocom e la profondità di alcuni dei temi trattati fanno di Chobits un ottimo manga, nonostante l’ecchi ed il fan service a tratti eccessivi.