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<b>[Attenzione, questa recensione contiene spoiler.]</b>

<i>Sato: "Ti odio! Ti odio! Ti odio da morire!"
Misaki: "Anche io ti odio! Ti odio cosi tanto che non posso più lasciarti…"</i>

Riprendo forse il dialogo più toccante di tutto il manga, o almeno quello che più mi ha colpito poiché, a prescindere dalle parole dette, c’è un significato molto più profondo. La parola “ti odio” infatti perde il suo significato per acquisire il suo opposto. Sato dice a Misaki “ti odio” ma intende “ti amo”, lo dice perché ha paura ad esternare i suoi sentimenti o almeno quei sentimenti che lo fanno sembrare debole.
Pensateci, è molto più facile dire “ti odio” che “ti amo”, perché? Forse perché il sentimento dell’amore comunica in qualche modo la debolezza di un uomo che ha bisogno di qualcun altro. L’odio invece mostra la propria forza, Sato alla fine del suo processo di superamento della fase Hikkikomori non è guarito del tutto, non riesce ancora ad esternare i propri sentimenti o almeno sembra apparentemente cosi, infatti Misaki riesce finalmente a capire le reali intenzioni di Sato da un semplice “ti odio”. Nel loro processo di reciproca guarigione sono riusciti in fine a comprendersi reciprocamente, ed è stata questa la loro più grande vittoria.
Misaki dal canto suo sa che “odiando” Sato dovrà rimanergli ancora accanto e quindi continuare ad essere il suo angelo.

In un manga dove odio significa amore allora ha senso iniziare una recensione dal finale, poiché Welcome to NHK è il manga dove tutto è rovesciato. La stessa natura dell’uomo è vista sotto-sopra: per suo stesso essere l’uomo ha necessità di interazioni sociali, ha bisogno di scambiare informazioni e anche sentimenti con gli altri della sua specie, il protagonista di NHK è invece un ragazzo affetto da quello che in Giappone è definito il fenomeno degli hikkikomori, ovvero ragazzi che si isolano dal mondo e che preferiscono non intrattenere alcuno scambio sociale.
Ma Sato, il protagonista, in realtà chi è? Semplicemente, oltre ad essere una commedia del “rovesciato”, NHK è anche un commedia sociale e come tale mette in analisi i fenomeni sociali del Giappone moderno. Sato quindi non è un normale ragazzo hikkikomori, in realtà è l’hikkikomori per eccellenza, Sato è l’incarnazione del fenomeno degli hikkikomori. In qualche modo si trova a rappresentare tutte le persone appartenenti a questa classe e come tale la sua caratterizzazione è volutamente esagerata. Sato non è un personaggio credibile perché non può essere reale ma è un fenomeno credibile perché mostrato nella sua fenomenologia del reale.
Cosi come lo è Sato anche gli altri protagonisti sono incarnazioni di particolare fenomeni degenerativi della cultura giapponese: Yamazaki rappresenta alla perfezione tutti gli otaku con le loro più particolari perversioni, come il maid, rappresenta gli otaku e le loro fissazioni, ci mostra le loro debolezze e le loro convinzioni; Kashiwa e Jogasaki rappresentano insieme il fenomeno delle giovani coppie giapponesi e dei loro dramma matrimoniali che si mostrano soprattutto quando il matrimonio non avviene per amore ma per le pressioni sociali. La società impone ad un giovane di sposarsi perché solo cosi concluderà il suo percorso di crescita prestabilito per lui.
Kobayashi invece rappresenta il fenomeno dei giovani lavoratori precari giapponesi, e direi anche italiani, che si trovano a lavorare per aziende poco credibili.
Misaki è invece la figura più enigmatica del manga, le sue vere motivazioni verranno alla luce solo nell’ultimo volume anche se già da alcuni volumi prima si era perfettamente compreso quanto lei soffrisse. Misaki rappresenta il fenomeno dei giovani giapponesi che vogliono sentirsi importanti nonostante le regole sociali li abbiano già etichettati come rifiuto semplicemente perché si sono in qualche modo opposti al rigido sistema giapponese.
Si dice che in Giappone il destino di un ragazzo sia già deciso dalla scuola elementare, poiché a seconda della scuola media che frequenterà si apriranno licei prestigiosi o meno, la stessa cosa succede per le università e quindi per il lavoro. Misaki, che ha scelto di abbandonare la scuola, sa che sarà vista negativamente dalla società, ma nonostante questo vuole sentirsi importante ed essere realmente d’aiuto a qualcuno.

Welcome to NHK è pienamente una dramma sociale. È un dramma nonostante una delle sue principali caratteristiche sia l’ironia. Nel manga vi sono parecchie situazioni divertenti e gag comiche ma è proprio in questo che sta la sua drammaticità.
Tradizionalmente un prodotto drammatico ha tinte cupe, dialoghi serrati, emozioni violentemente disintegrate poiché vuole essere un pugno allo stomaco. Ma in un manga basato sul “rovesciamento” allora ciò che è apparentemente ironico acquisisce una sua valenza drammatica e lo fa in maniera abbastanza sottile. Inizialmente le gag fanno scompisciare, fanno ridere di gusto, ci si diverte a guardare quello sfigato alle prese con una vita che non riesce gestire. Pian piano però le gag iniziano a non fare più ridere, e non per monotonia ma perché ci si immedesima nel protagonista. Non si ride più di Sato perché si capisce quanto sia difficile la vita per lui, si inizia invece a tifare per il giovane hikkikomori; per fare un esempio, è come quando si ride per chi fa uno scivolone, inizialmente ci si scompiscia, ma poi ci si inizia a preoccupare che chi è caduto non si sia fatto male veramente.
I fenomeni mostrati dal manga sono cosi ampi che alla fine, in parte, ciascuno riconosce se stesso in qualche comportamento ed è proprio in questo che sta la durezza del manga. È una commedia che fa riflettere con una dose di sarcasmo sempre più nero.

Si era detto che Welcome to NHK è un manga sociale ed in quanto tale critica a pieno la società giapponese. I fenomeni portati alla luce sono strettamente frutto della società che li ha generati. Il Giappone per sua natura è come una grande macchina produttiva, ciò che importa è che il complesso vada bene, per fare questo ognuno però deve svolgere il proprio lavoro, deve contribuire seguendo un percorso già preimpostato. Quando qualcuno ci si allontana allora viene rifiutato dalla società, perché una grande macchina che avanza non può preoccuparsi di piccoli ingranaggi che si rompono.
Tutti i ragazzi protagonisti del manga hanno invece mostrato in qualche modo il loro rifiuto ad una società troppo pressante che vincola i loro comportamenti. I protagonisti sono in qualche modo dei coraggiosi perché hanno avuto la volontà ed il coraggio di opporsi al mondo esterno. Come si può dire in questo caso, la vita non è però un “manga” dove chi mostra più coraggio riesce a vincere, in questo NHK è fortemente reale poiché pone l’uomo come è in realtà: un essere debole.
Tante volte Sato ha provato ad uscire dalla sua condizione, tante volte ha detto “Ho capito, c’è la posso fare!”, tante volte ha cercato di rialzarsi, tutte le volte però è inesorabilmente caduto, questa non è finzione dove si riesce a raggiungere facilmente i propri obiettivi, questa è la vita dove per fare anche un piccolo passo in avanti si deve mille volte cadere.
Ma Sato pian piano riuscirà a portare avanti importanti progressi e questo processo è cosi lento che a malapena si percepisce. In poco tempo il lettore quasi non considera più che Sato, fino a qualche volume prima, non riusciva a vedere la gente e oggi invece esce e soprattutto riesce a trovare degli amici. Sono proprio loro la sua più importante medicina poiché lo aiuteranno e con le loro debolezze lo faranno sentire meno “strano”.

L’hikkikomori, come dice Sato, è una persona prigioniera di se stessa e delle sue convinzioni, ma stranamente è un vincente. Anche in questo caso si presenta il ribaltamento che porta un perfetto sfigato ad essere un vincente. Vincente è colui che non perde mai, ma come si fa a non perdere mai? Sono due le strade: o si è veramente imbattibili (diciamo come un personaggio di un manga) o non si combatte. La risposta più semplice è quella giusta, gli hikkikomori infatti si sentono dei vincenti perché credono fortemente a ciò che pensano, hanno però paura di combattere e per questo non si espongono alla società.
Il processo di guarigione di Sato inizierà proprio nel momento in cui si accorgerà di essere prima un perdente, poi comprenderà che in realtà sono tutti perdenti poiché costretti in fili sociali che li ingabbiano, ed infine riuscirà a ritrovare quella volontà per ritornare a vincere, ma nel proprio piccolo. Si è infatti perdenti se confrontati con la propria società, ma nelle piccole relazioni sociali si può essere dei vincenti se solo si avrà la volontà di farlo.

Proseguendo il filo conduttore del rovesciamento arriviamo ad un tema portante del manga: la progettazione del videogioco erotico. Il videogioco, infatti, anche in questo caso trascende la sua natura e diviene un mezzo per comunicare. Gli autori considerano il videogioco erotico un mezzo efficiente perché facilmente comprensibile dagli otaku, i maggiori fruitori di questi tipi di prodotti. Ma pian piano il videogioco perde il suo erotismo per acquisire valenza sempre più grandi e profonde, non a caso questo fantomatico videogioco non comparirà mai… ma ne siamo sicuri? Alla fine la sceneggiatura del videogioco erotico è sempre esistita e noi l’abbiamo sempre avuta sotto gli occhi: il videogioco erotico è Welcome to NHK.
Se il videogioco erotico aveva quindi una finalità comunicativa e pedagogica allora è il manga stesso ad impossessarsi delle sua finalità. È il manga che vuole essere un messaggio agli otaku, o più in generale alla società, per aprire gli occhi sulle sue fenomenologie .
In conclusione si capisce anche il senso del “progetto”, che non è qualcosa che riguarda solo Sato ma che deve riguardare la società nel suo complesso e soprattutto i giovani guerrieri (ovvero gli hikkikomori).

<i>Sato: Non mi lascerò certo sconfiggere! Perché io sono un vero guerriero che affronterà la cospirazione!</i>

Il ribaltamento si conclude con un rovesciamento del concetto realtà-manga, gli hikkikomori devono in qualche modo entrare nel mondo fumettistico per acquisire un po’ di quella forza e determinazione che tanto caratterizza gli eroi dei manga, sempre però cercando di rimanere con i piedi per terra. Bisogna quindi ribaltare il ribaltato, infatti quando si ribalta una cosa per due volte alla fine torna diritta.
Se si ribalta una moneta per due volte alla fine si ritorna sempre alla faccia iniziale, ma allora non è cambiato niente? No, è cambiato tanto perché si è avuto coscienza della faccia opposta e si ritorna a quella iniziale con maggiore esperienza.

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