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Nonostante in Italia lo abbiamo potuto leggere solo più tardi, Tenshi Nanka ja Nai, meglio conosciuto come Non sono un angelo, è una delle prime opere della mangaka Ai Yazawa. Personalmente ho adorato questo manga dal primo all'ultimo volume, e il 10 datogli è veramente meritato.

La trama di per sé, è vero, non è certo eccezionale. Midori Saejima, soprannominata "angelo", frequenta il liceo Hijiri Gakuen. Un liceo nuovissimo, e anche molto bello. Midori in questo liceo spera di ritrovare un ragazzo visto tempo addietro soccorrere un gattino abbandonato bianco come il latte. A scuola le sue compagne la avvertono di averla candidata come rappresentante degli studenti. Nel suo primo discorso Midori inciampa, facendo vedere la biancheria, ma Midori coglie l'occasione al volo e il giorno dopo appeso per la scuola c'è un cartellone con a sua caricatura, un angelo con le mutandine rosse.

Finalmente in questo manga l'eroina shoujo superficiale e, a tratti, anche odiosa, si trasforma nella sorridente Midori. Impossibile non adorarla. Midori è allegra, e cerca sempre di mantenere il sorriso. Ma è anche una grande piagnucolona e proprio per questo a me è sembrata un personaggio reale e vero, una persona in carne ed ossa e non uno stereotipo. Midori è l'esatto contrario della classica ragazza shoujo, anzi, è la sua presa in giro. Midori però insieme al sorriso e alla "lacrima facile", possiede anche una grandissima forza interiore. Ed è proprio grazie a questa caratteristiche che riesce a conquistare il problematico Akira.
Anche Akira, il protagonista maschile, esce dallo stereotipo del ragazzo-belloccio, privo di cervello nella quasi totalità dei casi. Akira è un ragazzo indipendente, che vive solo a causa del divorzio tra il padre e la madre, e che nel corso della storia si affezionerà moltissimo a Midori.
Però il belloccio nella storia è lo stesso presente, ed è Takigawa. Takigawa è molto popolare, ma non sfrutta la sua popolarità, anzi, ne rimane indifferente, per questo Takigawa come personaggio mi è piaciuto moltissimo. Poi c'è anche l'amico d'infanzia di Midori, che diversamente dal solito non è innamorato di lei. Bunta, mi sembra si chiami così, è allegro e un po' tontolone, sembra un grande orsacchiotto di peluche. Le scene in cui compare sono sempre molto divertenti.
Parlando di divertimento, credo che fosse una prerogativa dell'autrice creare uno spazio in cui ridere, ma non ridere perché uno è inciampato ed è caduto dalle scale, ma ridere di gusto, e divertirsi veramente.

I disegni non sono ancora "maturi" come ad esempio quelli del già citato Nana, ma io li trovo più autentici e veri così, perciò li preferisco così.
Nominando l'autenticità e il vero, l'aspetto più bello di questo manga è, a mio modesto parere, proprio la veridicità delle scene e dei personaggi. Secondo mia esperienza personale le situazione narrate dalla Yazawa avvengono anche nella realtà, come anche nella realtà esistono persone con la forza d'animo di Midori e le problematiche di Akira. Forse l'unico fatto leggermente fuori dalla realtà è che Akira, pur essendo al liceo, viva da solo, lontano dalla famiglia.
In conclusione ho adorato, adoro e adorerò per sempre questo manga e lo consiglio a tutti.