Recensione
Sempre più blu
7.0/10
Serie decisamente ispirata al genere harem. Un ragazzo belloccio ma un po' sfigatello si ritrova circondato da belle ragazze che spasimano per lui. Fino a qui, probabilmente il mio voto non avrebbe superato il 5.
Anche i personaggi, fatta eccezione per Miyabi e Tina, non hanno una grande evoluzione nel corso della storia: è vero, vengono via via allo scoperto, ma rimangono in fondo sempre uguali a sé stessi. Notevole invece a mio parere è proprio il personaggio di Tina: presentata inizialmente in sostanza come un elemento di disturbo, si fa quasi fatica a capire perché Kaoru sia così disposto a sopportarla. Solo con l'evolversi della storia si scopre veramente chi è la ragazza ed il perché del suo comportamento sguaiato.
Il finale l'ho trovato piuttosto brutto, anche se in fondo penso che non avrebbe potuto andare molto diversamente.
Una cosa che sicuramente molti lettori non possono aver apprezzato è invece particolarmente evidente nell'edizione in lingua originale: la serie sembra appositamente studiata per esaltare la bellezza della giapponesità. A partire dal titolo, tratto da un detto che recita 青は藍より出でて藍より青し (ao wa ai yori idete ai yori aoshi - anche se il blu è preso dal fiore di indaco è più blu dell'indaco), che in termini nostri significa "il buon allievo supera sempre il suo maestro". Anche i titoli dei singoli capitoli non sono scritti in genere in giapponese corrente, ma c'è sempre una ricerca di termini letterari o desueti.
L'opera, da questo punto di vista, prima che a raccontare la storia punta a far apprezzare ai ragazzi giapponesi la bellezza delle tradizioni del proprio paese. Anche se la trasposizione in lingua italiana ha inevitabilmente fatto perdere buona parte di questo aspetto, lo si può ancora chiaramente notare in come viene continuamente messa in evidenza la finezza ed eleganza di Aoi rispetto alle altre ragazze del gruppo.
L'edizione italiana ha subito varie traversie dovute soprattutto alla carenza di lettori, che ha reso alla Panini (perlomeno questo quanto dichiarato) anche difficile portare a termine l'opera.
Nel primo corso dell'opera, i tankobon erano divisi in due volumi italiani, come era solito allora per la Panini, dei quali alternativamente uno con la copertina principale ed uno con il retro di copertina del tankobon originale, mentre dopo il "raddoppio" il retro di copertina è andato perduto; con l'ulteriore raddoppio, le copertine principali non utilizzate per la copertina del volume italiano sono invece state pubblicate all'interno.
Anche i personaggi, fatta eccezione per Miyabi e Tina, non hanno una grande evoluzione nel corso della storia: è vero, vengono via via allo scoperto, ma rimangono in fondo sempre uguali a sé stessi. Notevole invece a mio parere è proprio il personaggio di Tina: presentata inizialmente in sostanza come un elemento di disturbo, si fa quasi fatica a capire perché Kaoru sia così disposto a sopportarla. Solo con l'evolversi della storia si scopre veramente chi è la ragazza ed il perché del suo comportamento sguaiato.
Il finale l'ho trovato piuttosto brutto, anche se in fondo penso che non avrebbe potuto andare molto diversamente.
Una cosa che sicuramente molti lettori non possono aver apprezzato è invece particolarmente evidente nell'edizione in lingua originale: la serie sembra appositamente studiata per esaltare la bellezza della giapponesità. A partire dal titolo, tratto da un detto che recita 青は藍より出でて藍より青し (ao wa ai yori idete ai yori aoshi - anche se il blu è preso dal fiore di indaco è più blu dell'indaco), che in termini nostri significa "il buon allievo supera sempre il suo maestro". Anche i titoli dei singoli capitoli non sono scritti in genere in giapponese corrente, ma c'è sempre una ricerca di termini letterari o desueti.
L'opera, da questo punto di vista, prima che a raccontare la storia punta a far apprezzare ai ragazzi giapponesi la bellezza delle tradizioni del proprio paese. Anche se la trasposizione in lingua italiana ha inevitabilmente fatto perdere buona parte di questo aspetto, lo si può ancora chiaramente notare in come viene continuamente messa in evidenza la finezza ed eleganza di Aoi rispetto alle altre ragazze del gruppo.
L'edizione italiana ha subito varie traversie dovute soprattutto alla carenza di lettori, che ha reso alla Panini (perlomeno questo quanto dichiarato) anche difficile portare a termine l'opera.
Nel primo corso dell'opera, i tankobon erano divisi in due volumi italiani, come era solito allora per la Panini, dei quali alternativamente uno con la copertina principale ed uno con il retro di copertina del tankobon originale, mentre dopo il "raddoppio" il retro di copertina è andato perduto; con l'ulteriore raddoppio, le copertine principali non utilizzate per la copertina del volume italiano sono invece state pubblicate all'interno.