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Quando si parla di Fullmetal Alchemist, signori, occorre veramente inchinarsi. Siamo davanti ad uno di quei rari casi di manga che nel corso degli anni, volume dopo volume, ha saputo mettere d'accordo tutti: potete cercare quanto volete, ma difficilmente troverete una persona che odia il titolo della brava e umile Hiromu Arakawa.
Siamo davanti ad uno di quei manga che non riesce ad essere soffocato sotto nessuna delle etichette che convenzionalmente si usa attribuire ad un fumetto, siccome non è per ragazzi, non è per ragazze, non è per grandi, non è per piccoli, non è per chi vuole letture leggere e non è per chi vuole letture un po' più pesanti, ma è un manga che riesce ad essere diretto "semplicemente" a tutte queste persone assieme.
Siamo davanti ad un manga che va avanti per la sua strada fin dal primo capitolo, che pur essendo pubblicato su una rivista per ragazzi cerca di elevarsi toccando argomenti forti e maturi, che dura quanto deve durare e che finisce come e quando deve finire, ma che quasi come per atroce scherzo del destino riesce dove molti manga nati esclusivamente per riuscire non riescono, ovvero arrivare al successo. E, guardate bene, è un successo strepitoso, che porterà alla realizzazione di ben due serie animate e lo porterà ad essere conosciuto a livello planetario, senza però disturbare chi notoriamente non ama le serie mainstream, accusate di vendersi per il successo. Ma non qui.
Siamo davanti a Fullmetal Alchemist, signori, un titolo che, permettetemi, non è né da arroganti né da presuntuosi definire come uno dei migliori prodotti mai realizzati nella storia dei manga, e non è nemmeno da arroganti dire che lo è "oggettivamente", perché io signori non so cosa bisogna valutare in un manga, ma so solo che a tutte le voci questo titolo risponde con un sonoro 10.
I gusti poi sono gusti, ci mancherebbe, ma per quello c'è il bar.

L'Arakawa, come già accennato, ha il dono di non scendere a compromessi: il suo è un manga per ragazzi, certo, e per esserlo ha i suoi momenti divertenti, un tratto funzionale allo scopo e dei personaggi che sicuramente non fanno pensare ad un seinen, così come non è da seinen, in generale, l'aria che si respira.
Hiromu però non scherza, e nel suo manga non ci vende aria fritta: in questo manga si parla di vita, di morte, di errori, di rimpianti, di amore, di odio, di sacrificio e di dolore, e sono tutti sentimenti che arrivano al lettore in maniera diretta, forte, vera e matura, tanto che nemmeno per un momento arriveremo a scambiarli con i tanti "sentimenti di plastica" che spesso ci vengono venduti negli shonen, ma anche in quei seinen che con qualche scena di sesso e un po' di spargimenti di sangue pensano già di essere ascesi a letture superiori, senza fare effettivamente nulla per dimostrarcelo.
Forse è questo mix che rende il manga quello che è, e che lo rende un manga adatto a tutti, siccome tutti troveranno quello che solitamente cercano in un manga.
La sceneggiatura poi è un qualcosa che ci si aspetterebbe da un romanzo, non probabilmente da un manga: in 27 volumi intensi come pochi, l'autrice riesce a creare un intreccio senza eguali, che piano a piano si scioglierà portando a galla tutti quegli indizi che mano a mano si erano accumulati, facendo muovere ogni personaggio nel modo corretto e creando una rete di legami, movimenti e alleanze da rimanere strabiliati. L'equilibrio tra scene d'azione e parti parlate, tra scene pseudo romantiche e parti comiche poi, è calibrato alla perfezione, tanto da non arrivare mai ad annoiare il lettore.
Il tutto è suggellato da un finale che, pur arrivato dopo volumi molto densi, molto concitati e volendo anche un po caotici (cosa che mi aveva fatto pensare al peggio), risulta invece essere semplice, chiaro e fedele a se stesso.
Insomma, se si vuole proprio trovare un difetto, è che tutto sembra risultare quasi troppo perfetto!

L'alchimia, ovvero la benzina con cui l'Arakawa fa muovere la sua macchina, è un ottimo criterio sia per fare girare i destini del mondo, sia per dare ai vari personaggi attitudini diverse e allo stesso modo originali, sempre però con una base tecnica alle spalle. Ecco quindi che nascono personaggi con abilità interessantissime, capaci spesso di modellare fuoco, terra, ferro e chi più ne ha più ne metta, e capaci quindi di creare delle ottime scene d'azione senza mai renderle prolisse o esagerate.
Proprio questi stessi personaggi sono attori eccezionali per il ruolo che l'Arakawa ha in mente per loro: ognuno di essi o quasi, infatti, ha qualcosa da farsi perdonare, ha un qualcosa di tragico nella sua storia, nel suo passato, e ha bisogno di riscatto o di una seconda possibilità. Maturi e convincenti, questi personaggi sapranno interagire tra loro in maniera divina, instaurando dei legami veri che provocheranno quindi sofferenze vere (anche per il lettore), quando quegli stessi legami arriveranno poi a rompersi. E succederà.

Graficamente, l'Arakawa ha sicuramente un altro grandissimo merito, ovvero quello di aver creato uno stile grafico originalissimo. Di questi tempi, non è poco.
Capace di definire qualsiasi personaggio con pochi tratti decisi, l'autrice crea uno stile simpatico e accattivante, adatto in tutte le occasioni, capace di divertire, commuovere ed emozionare, ma anche di evolversi nel tempo.
Personalmente non adoro i disegni dell'Arakawa, né il chara design di alcuni personaggi, ma ciò non mi impedisce di apprezzarne comunque la pregevole fattura: il gusto personale, infatti, non può e non deve mai appannare il giudizio su quello che comunque risulta ottimo e inattaccabile.

In conclusione, Fullmetal Alchemist è un manga che ha fatto storia: non leggerlo sarebbe un peccato mortale per chiunque, sia perché qualsiasi appassionato che si rispetti deve avere nel proprio bagaglio culturale questo splendido capolavoro, sia perché le emozioni che saprà trasmettervi non le troverete così facilmente in molti altri manga.