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6.0/10
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Questo titolo di Lee So Young, pubblicato per la prima volta in Italia nel 2003, viene ricordato innanzitutto per aver avuto l'indubbio merito di aprire la strada nel nostro paese al fumetto made in Corea, il cosiddetto manwha. La prima versione viene proposta dalla Star Comics ma si ferma al secondo volume; in seguito la serie viene ripresa e conclusa dalla Jpop che offre un'edizione curatissima e di lusso, con sovraccoperta e splendide illustrazioni a colori.

Sicuramente i coreani hanno nel corso degli anni saputo orchestrare storie di indubbia qualità artistica, sia nelle trame, che pur modellandosi sui generi e le modalità dei manga riescono a reinventarli con freschezza e originalità, sia nei disegni, raffinati e con peculiarità del tutto proprie che li contraddistinguono. Di certo, perciò, sarebbe stato possibile trovare un titolo più valido e più originale rispetto a questa non del tutto riuscita e in fondo dimenticabile prima prova della giovane autrice coreana. Beninteso il manwha, diretto ad un pubblico di ragazze (le stesse lettrici degli shojo manga), ha riscosso un buon successo, tale da permettere l'arrivo anche di altri titoli della Young e altri prodotti coreani di vario tipo e livello. Model purtroppo però non funziona, o funziona solo fino ad un certo punto.

Sicuramente il primo elemento, quello che colpisce al primo approccio il lettore, è il disegno; un tipo di disegno che non conosce mezze misure, o lo si detesta o lo si trova incantevole: raffinato, algido, stilizzato e fortemente decorativo, gioca molto sulla caratterizzazione grafica dei personaggi, statuari, sensuali, quasi irreali nella loro innaturale, inumana, albagica bellezza ma anche per questo freddi e statici in un'inespressiva perfezione formale. Lo stile non fa trasparire le emozioni sui volti dei personaggi, che sembrano più bambole tutte uguali che esseri umani. Questo in fondo potrebbe essere non del tutto un male: primo perché buona parte dell'atmosfera onirica e decadente del manwha deriva proprio da questi disegni, poi perché da questi dipende anche il fascino sensuale e senza tempo del protagonista Muriel, la cui inumanità è giustificata dal fatto di… essere un vampiro!

Muriel è l'unico personaggio che, almeno all'inizio, potrebbe dare qualche segnale positivo di buona caratterizzazione: forse il cliché del vampiro elegante e decadente non può essere definito come nuovo, lo abbiamo incontrato e lo incontriamo troppo spesso, tuttavia questo esteta immortale e narcisista, che volontariamente decide di diventare vampiro per poter mantenere la bellezza eterna, ne esce interessante e misterioso. Gli altri personaggi, invece, sono abbastanza piatti: Jiye è più spettatrice passiva dei fatti che effettiva protagonista, Ken è un carattere non sufficientemente approfondito, stessa cosa per Eva, e già nella seconda parte anche l'aura di mistero e oscurità di Muriel inizia a scalfirsi.
Nella trama troppi sono i misteri, ma molti non vengono spiegati chiaramente, molti passaggi vengono resi oscuri e troppo contorti da capire, molti comportamenti sono esagerati o immotivati. In tutto Model aleggia un senso di mistero non risolto, di spiegazioni vacue o non date; il numerosi e brevi flashback della seconda parte non aiutano in tal senso, anzi non fanno che confondere le idee del lettore. Alla fine di tutto si ha la netta sensazione di aver perso qualche passaggio, di non aver capito il "senso" reale della storia, che qualcosa sia sfuggito. Una vaghezza del genere forse è in linea con l'atmosfera del manwha, ma a volte sembra che sia più dovuta all'inesperienza dell'autrice non in grado di gestire coerentemente la sceneggiatura che a una vera decisione narrativa.

Model ha avuto un buon inizio, si sarebbe potuto evolvere meglio e con più chiarezza, ma fondamentalmente riesce a mantenere fino alla fine l'atmosfera di raffinatezza e fascino iniziale, fra pipistrelli e manieri gotici, croci stilizzate e candele, amori antichi e impossibili, bellezze immortali e febbri di sangue, e ci regala anche un mezzo lieto fine.
Non del tutto riuscito, ma in fondo consigliato e agli amanti del gotico, dei bishonen e delle atmosfere alla Anne Rice.