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10.0/10
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Prima o poi, nella propria vita da appassionata di fumetti e serie nipponiche, giunge il momento in cui, come una rivelazione sconvolgente, si scopre la serie prediletta per eccellenza, quella che fa desiderare ardentemente la pubblicazione di nuovi volumi nella nostra patria, quella a cui si pensa appena si pronunciano le parole opera fumettistica'. Ebbene, "Trinity Blood", del defunto autore Sunao Yoshida, rientra in questa meravigliosa categoria di opere letterario-fumettistiche.

"Trinity Blood" nasce come opera di light novel nel 2001, scritta da Yoshida e illustrata da Miki Thores' Shibamoto. A causa della prematura scomparsa dello scrittore, deceduto per insufficienza polmonare a soli trentaquattro anni, l'opera letteraria rimane incompiuta al dodicesimo volume. L'adattamento manga, ad opera della mangaka Kiyo Kyujo, iniziò nel 2004 sulla rivista Asuka e continua tuttora. Da quest'opera è stato tratto anche un anime di ventiquattro episodi totali.
Personalmente, più che semplici illustrazioni per light novels, reputo le illustrazioni di Maestro Shibamoto delle vere e proprie opere d'arte. Parlando delle illustrazioni interne ai capitoli, salta all'occhio la peculiarità del contrasto fortissimo ed intenso tra bianchi e neri; l'uso di retini è estremamente ridotto e Thores ha reso a mano tutti i minuziosi dettagli delle immagini. Mai avevo visto illustrazioni così dettagliate in un'opera letteraria: ogni singolo ciuffo di capelli è disegnato alla perfezione, ogni divisa e armatura è resa sulla carta in ogni sua particolarità. Le illustrazioni rispecchiano appieno la sensazione che si desidera trasmettere, dalle atmosfere rilassate e semplici a quelle più cupe, da quelle drammatiche a quelle più dolci. Gli sfondi sono spesso presenti, evitando così l'effetto di sfondo bianco e vuoto che molti reputano fastidioso, ed anch'essi dettagliati. Lo stile è vagamente gotico e antiquato, ma col passare degli anni in esso si scorgono notevoli cambiamenti. Nonostante ciò, non va reputato uno stile vecchio e fuori dai canoni moderni, in quanto si apprezza appieno anche nella sua particolarità, che lo rende ormai, purtroppo, non più famoso. L'espressività dei soggetti raffigurati è resa alla perfezione e sia le immagini statiche che quelle dinamiche sono rese in maniera ottima. Parlando delle illustrazioni a colori, in esse viene rispecchiato appieno lo stile dal vago sapore medioevale-gotico, in un incantevole unione di una perfetta ed ampia scelta delle cromature e di un tratto dolce e particolareggiato. Una delizia per gli occhi, insomma. A volte per la scelta dei colori vengono usate tinte in contrasto e accese, che rispetto a quelle dai colori più tenui danno un impatto visivo più fresco e diretto. In generale lo stile di Thores Shibamoto è maestoso, possente ed epico quanto basta, ma conserva appieno un vago retrogusto di arcano e di misterioso, quanto basta per dare alle opere concluse un forte sapore gotico-rinascimentale.

Discutendo della grafica del manga, invece, si ha a che fare con uno stile totalmente diverso da quello del Maestro. Se dapprima può essere eccessivamente 'deformato' e singolare rispetto ai soliti canoni degli shoujo di oggi, dopo qualche volume lo stile muta, si trasfigura: cambiano lentamente le linee, che diventano più morbide e delicate, ma lo stile delicato e dettagliato è sempre lo stesso. Rispetto a Maestro Shibamoto, però, l'uso dei retini è fin troppo ampio, ma sapientemente ben distribuito in tutte le vignette, dando così un tocco molto realistico e antiquato alle tavole, divenendo così una gioia da guardare, nonostante i numerosi fronzoli che adornano le illustrazioni. L'autrice crea delle illustrazioni a colori apprezzabili e piacevoli, ma non eccessivamente particolareggiate e maestose come quelle che caratterizzano le light novels.
Una robusta colonna portante che caratterizza l'intero ciclo della narrazione è il character design impeccabile, probabilmente unico nel suo genere. Fin dalla prima comparsa di Abel, ci si affeziona alla sua parte seriosa del carattere e a quella goffa e imbranata (parte con cui esordisce nel manga); Esther è invece una signora protagonista, una vera eroina di un manga shoujo, che di certo non è carente di fegato e coraggio. E' una delle poche eroine di manga shoujo che non incomincerei a calpestare selvaggiamente per via dei suoi comportamenti. (Da qui in poi mi riferirò alla storia completa che comprende manga e light novels.) Ciò che però può essere fantastico nell'arco della narrazione è che perfino per il più piccolo personaggio-comparsa viene ritagliato uno spazio di approfondimento ampio e completo, che di sicuro si saprà apprezzare. Difatti, oltre che ai protagonisti è inevitabile affezionarsi a molti personaggi secondari, anche a semplici comparse. Nel mio caso, sono molto legata a Fratello Pietro Orsini, il cui carattere mi affascina, e al prete errante Hugue de Watteau, la cui storia è avvincente e particolare. Ogni singola persona dà un forte contributo allo svolgimento della storia, e perfino gli antagonisti più meschini e perfidi hanno un posto d'onore nello sviluppo degli intrecci della narrazione completa. Il character design originario è stato svolto dal Maestro Shibamoto, ed è stato curato con grande maestria alla perfezione: gli stessi rapporti di rivalità o di amicizia tra i singoli esseri sono stati approfonditi al massimo. In pratica, il character design di "Trinity Blood" è una vera e propria chicca per la storia, in quanto è stato curato con precisione maniacale: è curioso notare come l'aspetto fisico degli esseri che popolano il mondo di quest'opera sia in sintonia perfetta con il rispettivo carattere. Le personalità sono varie e sfaccettate in ogni protagonista, il che rende la narrazione dissimile da molte altre storie, molteplice e unica. Ad ogni comparsa di una singola persona si scopre sempre qualcosa di nuovo sulla sua indole, rendendo così le personalità di chiunque personaggio esclusive ed irripetibili.

La trama è di difficile comprensione all'inizio della lettura del manga: si sa poco o nulla di chi siano veramente i vampiri, non si conoscono i dettagli delle nanomacchine Crusnik, né la loro origine, né come il mondo si sia evoluto in quello che è nell'ambientazione della storia. Pian piano però le informazioni giungono, un capitolo alla volta, risolvendo molti dilemmi (anche se, purtroppo, a causa della mancata vera conclusione non si saprà mai quale sarà il destino che attenderà tutti i protagonisti). In principio, la Terra stava soffrendo a causa di una forte sovrappopolazione e, di conseguenza, il genere umano decise di colonizzare un pianeta del sistema solare: Marte. Durante la colonizzazione di questo pianeta, però, i coloni scoprirono due distinte tecnologie aliene. Essi decisero di iniettare nei loro corpi le prime di esse, le nanomacchine Bacillus, trasformandosi così in Methuselah. La seconda parte di queste tecnologie invece, composta dalle nanomacchine Crusnik, venne installata in soli quattro individui concepiti in provetta, i cui nomi erano Kain, Abel, Seth e Lilith. I loro corpi rafforzati erano gli unici che potevano sopportare un processo simile. Quando però i coloni tornarono sulla terra, decisero di intraprendere una guerra contro gli esseri umani rimanenti. I Crusnik si schierarono dalla parte dei Methuselah, ad eccezione di Lilith che si unì agli umani. Durante la guerra però, un evento cruciale chiamato Armageddon scosse i quattro Crusnik e l'intera popolazione terrestre: esattamente novecento anni prima dell'inizio delle vicende narrate nel manga, il primo Crusnik Kain impazzì e uccise Lilith. Addolorato per la sua scomparsa, Abel portò il suo corpo privo di vita nel Vaticano, dove Lilith venne sepolta, e rimase a piangere sulla sua tomba per nove secoli. All'inizio delle vicende narrate nel fumetto molte cose sono cambiate, ad eccezione dell'incessante guerra tra Terran, ossia gli umani, e Methuselah. Una pace tra le due fazioni è un'impresa ardua, ma in molti credono che per questo conflitto sia giunto il momento di cessare. Ruolo estremamente rilevante è quello del Vaticano, che si sforza con tutto sé stesso di avvicinare in maniera pacifica Methuselah e Terran, e la grande potenza di Albion, un vasto e potente territorio prevalentemente umano, che usa la tecnologia perduta per combattere. La sua potenza, però, è dovuta a un segreto mai rivelato, di cui nessuno era a conoscenza. La storia ruota attorno al secondo Crusnik, Abel, e a una giovane ragazza suora che incontrerà fin dall'inizio delle vicende, Esther Blanchett.

Ormai sono abituata alle edizioni pessime della Planet Manga, eppure con Trinity Blood le edizioni sembrano toccare quasi la sufficienza: probabilmente gli editori non si sono accorti del fatto che questa serie meravigliosa è uno shoujo in piena regola, e quindi hanno risparmiato quest'opera dalla pessima edizione col bollino a cuore' dedicata ai manga frivoli. Per fortuna! La sovraccoperta è sì presente, ma le pagine a colori sono state riportate con il fastidiosissimo effetto in scala di grigi, e la carta giallastra, sottile e ruvida non risalta di certo le tavole che dovrebbero essere ricche di contrasti tra campiture e spazi bianchi. Per non parlare della traduzione: Esther Blanchett è diventata Esthel Blanche e le nanomacchine Crusnik sono diventate Krsnik, che invece di essere un nome avvincente e misterioso risulta un ammasso di consonanti illeggibile. In pratica, l'edizione fa acqua da tutte le parti. Per non parlare della reperibilità dei volumi! Per il quarto numero ho dovuto attendere un intero mese; la cadenza di uscita, poi, è praticamente annuale. "Trinity Blood" a mio parere non ha attirato le masse di appassionati come hanno fatto certe serie più famose, anche dal punto di vista commerciale, però chi decide di acquistarlo dovrà pazientare gli infiniti tempi di attesa tra un'uscita di un volume e un'altra. In sostanza, il rapporto qualità-prezzo (un volume costa quattro euro e novanta centesimi) non è eccelso ma nemmeno pessimo. Diciamo che a mio parere quest'opera meritava di più.

Se mi sono avvicinata all'universo di "Trinity Blood" è solo grazie all'anime, scoperto per caso un giorno mentre guardavo pigramente un canale televisivo dedicato all'animazione nipponica, e al manga, notato di sfuggita in fumetteria mentre gironzolavo tra gli scaffali colmi di manga shoujo. Rimasi affascinata, sfogliando il tredicesimo volume con curiosità, del mondo arcano che stava dietro all'intera narrazione. Inizialmente decisi di provare a leggere il manga per immergermi per la prima volta nel mondo delle opere horror, ma mi trovai di fronte a una cosa che non avrei mai immaginato. Non solo l'elemento horror è sempre presente (soprattutto, però, dal suo lato psicologico, rendendo così la storia molto più interessante e curiosa), ma soprattutto esso si univa a una serie infinita di altri generi che rendono "Trinity Blood" un'opera unica, in tutto e per tutto. Il primo volume, più che dare il la alla serie, può essere interpretato come un'introduzione dei protagonisti. Col passare del tempo però, non si smette di distaccare gli occhi dalle tavole del manga: la trama è trattata in una maniera eccellente e lo stile di disegno, dapprima acerbo ed eccessivamente aspro, diviene sempre più morbido e dettagliato. L'autrice regalerà più e più volte splendide tavole al lettore, lasciandolo affascinato. Non mancano i dettagli romantici, in forte contrasto con l'atmosfera perennemente drammatica e cupa della narrazione, il tutto incorniciato da particolari sprazzi di comicità ideali per alleggerire l'atmosfera lugubre della storia. I particolari horror donano un forte dinamismo temporale e un'intensa sensazione di tensione alle tavole, arricchite inoltre dalle caratteristiche gotiche e rinascimentali dell'ambientazione. Se poi si tiene conto che quest'opera è principalmente di fantascienza e ambientata in un lontano futuro, Trinity Blood è da considerarsi un progetto manga completo e dettagliato in ogni sua sfumatura.