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Questo volume antologico di Kaori Yuki si articola in due parti, quindi il voto finale risulta dalla valutazione di queste: di una fa parte la storia breve che da il titolo e riguarda la prima parte del volume, l'altra comprende due storie brevi realizzate all'inizio della sua carriera. Se la prima storia, per quanto con qualche cliché da boys love presente, viene almeno ben disegnata e architettata le ultime due sono fra le cose più indegne in cui abbia avuto la sfortuna di capitare; ma andiamo con ordine.

Shonen zanzou, ovvero "Il ragazzo della porta accanto" ma anche Immagini postume di un ragazzo, è una one shot risalente al 1997, il periodo in cui la Yuki era ancora alle prese con Angel Sanctuary e in effetti qualche elemento dark e drammatico tipico dell'autrice e del suo più celebre lavoro viene inserito anche in questa storia breve. Shonen zanzou in realtà non ha molto di che spartire con le altre opere di Kaori Yuki, molto spesso ambientate nel mondo del paranormale, ma è lo stesso presente un'atmosfera decadente e ambigua, una sensazione di irrimediabile malinconia, di dolcezza amara. Psicologicamente approfondito e credibile, soprattutto riguardo al personaggio di Adrian, amaro nel raccontare la perdita dell'innocenza e toccante nel mostrare come l'amore possa purificare anche le anime più perdute, votato già dall'inizio ad una conclusione disperata ma con un fondo di dolcezza magistralmente fatto avvertire tramite immagini struggenti. Certo le storie d'amore maledette e morbose con una finale tragico annesso soprattutto se associate al tema dell'omosessualità sono un cliché che sa di già visto, non solo nel mondo dei manga ma anche della letteratura e del cinema; tuttavia questa volta mi sento di dover lodare questo racconto della Yuki che, abbandonando i vertiginosi anfratti della lunga narrazione in cui riesce ad impelagarsi come pochi, ci regala una delle sue storie meglio riuscite. Innanzitutto un plauso è da conferire alla sceneggiatura, irreprensibile, e alle suggestive scelte registiche; davvero l'autrice farebbe meglio a sopperire alla cattiva abitudine di annacquare e allungare a dismisura le sue storie con uno stile, come fatto in questo caso, più immediato ed espressivo. Commovente, crudo e insieme delicatamente poetico; ci sono delle scene, fra cui quella conclusiva della storia, che valgono da sole l'acquisto del volume.
Il disegno è quello solito di Kaori Yuki, le anatomie non sono perfette ma in compenso i visi esprimono una grande dolcezza, lo stile è un po' più sporco del normale ma adatto all'atmosfera generale della storia; ottima questa volta la regia della tavola dal taglio molto "cinematografico".

Passiamo alle due becerate finali.
Non c'è molto da dire in realtà di queste due squallide storie, la loro valutazione si potrebbe riassumere così: raccontate in maniera tremenda e disegnate anche peggio. Davvero io non so con che coraggio un autore o un editore possa avere la pretesa di far pagare qualcuno per leggere simili schifezze; non è un'esagerazione. Devil inside e When a heart beats sarebbero dovuti rimanere ben nascosti nei cassetti di Kaori Yuki, la quale, quasi per giustificarsi del pessimo abbinamento fatto in questo volume ecco cosa ci scrive circa i due ultimi racconti: "Sono due storie troppo vecchie che non so come aggiustare (…) i testi sono confusi e i disegni approssimativi (…) sono opere pessime". Ebbene, se è la stessa autrice a dire questo, chi siamo noi per controribattere?