Recensione
Gantz
8.0/10
Premessa
Ritengo che una piccola premessa vada fatta prima di affrontare quella che sarà la recensione vera e propria, essa consiste semplicemente nell'informare l'eventuale lettore del fatto che non mi reputo sostanzialmente un grande esperto di manga (solo ora sto cominciando ad addentrarmi maggiormente in questo mondo) e che per tale motivo la mia valutazione su questa opera potrà non risultare relativa ad un confronto con altri manga ma se così posso dire "assoluta", o meglio priva di paragoni proprio per la mia carenza culturale al riguardo.
Detto ciò inizierei con la recensione vera e propria.
Il mio giudizio su Gantz è semplice, credo personalmente che questo sia un capolavoro mancato! Anzitutto la trama, in breve: Kurono, il protagonista, è un ragazzo di 15 anni che si trova a fare i conti con un mondo che odia profondamente e dal quale si sente offeso e disprezzato, senza però che ciò lo stimoli a far qualcosa nel tentativo di cambiare le cose, insomma un tipo che si lascia vivere in un mondo in declino; un giorno di ritorno dalla lezione giornaliera si ritrova ad aspettare la metro quando improvvisamente un barbone ubriaco cade giù sulle rotaie, è proprio in questa occasione che si accorge di un suo vecchio compagno delle elementari, Kato, che precipitandosi giù dalla banchina per tentare di salvare il barbone riconosce Kurono e chiede il suo aiuto nell'indifferenza generale dei passanti. Kurono controvoglia inizia ad aiutare l'amico e riescono a portare in salvo l'uomo quando sopraggiunge un espresso che li travolge inesorabilmente, quello dove si ritroveranno i due non è né il Paradiso né l'Inferno ma l'inizio di un'avventura di dimensioni apocalittiche che i due si troveranno inconsapevolmente ad affrontare.
Quello di Gantz è un incipit degno di un romanzo di Dostoevskij, caratterizzato da un'incredibile realismo psicologico e da un'analisi a mio avviso molto cruda ma al contempo così spontanea di quelle che sono le ipocrisie e le vie perverse dell'animo umano, un profilo estremamente dettagliato dei personaggi d'altronde è uno dei punti di forza del manga, ma l'introduzione mi ha colpito come raramente hanno fatto altri libri. La trama successivamente procede in maniera molto rapida, cosa a mio parere positiva, rapendo la curiosità e l'attenzione del lettore che si ritrova incollato pagina dopo pagina a leggere una storia coinvolgente come poche e senza un attimo di respiro.
Ma è proprio nella trama che ho da apporre il mio giudizio negativo: l'autore ad un certo punto comincia ad inserire personaggi ad una velocità e con un numero a mio avviso esagerato forse proprio per incrementare l'interesse del lettore, diversificando rapidamente contesti e situazioni ma la realtà con cui mi sono trovato a far i conti è stata leggermente diversa nel mio caso. Di colpo ero confuso e in un certo senso estraniato, non riuscivo più a ricollegare i vari pezzi e anzi forse non ci è riuscito nemmeno l'autore stesso: personaggi che andavano e venivano continuamente senza che avessero un ruolo ben definito all'interno della storia, parentesi introdotte e che poi non venivano richiuse in maniera chiara per rivelarsi in un secondo momento quasi del tutto superflue rispetto a quello che sarebbe stato il generale sviluppo di una trama che nonostante tutto riusciva ancora a reggere l'enorme peso che si portava sulle spalle provocato da un inizio davvero di raro interesse. Inoltre mi è parsa un po' troppo scontata la crescita morale e spirituale del protagonista che ricalca quasi lo stereotipo della formazione dell'eroe classico.
Il mio 8 è giustificato d'altra parte anche dalla scelta originale e ben congegnata dell'argomento del "post mortem" che da sempre attanaglia la curiosità e l'angoscia umana e che in questa vicenda fa da sfondo e accompagna un comparto grafico curatissimo e particolarmente dettagliato, seppur con il ricorso più volte all'aiuto del computer.
Questo è in definitiva il mio giudizio a Gantz, un quasi-capolavoro partito con ottime premesse ma che col tempo si è logorato un pochino forse per qualche eccesso dell'autore ma che in generale rimane un titolo di tutto rispetto destinato a far parlare di sé a lungo, secondo il mio modesto parere!
Ritengo che una piccola premessa vada fatta prima di affrontare quella che sarà la recensione vera e propria, essa consiste semplicemente nell'informare l'eventuale lettore del fatto che non mi reputo sostanzialmente un grande esperto di manga (solo ora sto cominciando ad addentrarmi maggiormente in questo mondo) e che per tale motivo la mia valutazione su questa opera potrà non risultare relativa ad un confronto con altri manga ma se così posso dire "assoluta", o meglio priva di paragoni proprio per la mia carenza culturale al riguardo.
Detto ciò inizierei con la recensione vera e propria.
Il mio giudizio su Gantz è semplice, credo personalmente che questo sia un capolavoro mancato! Anzitutto la trama, in breve: Kurono, il protagonista, è un ragazzo di 15 anni che si trova a fare i conti con un mondo che odia profondamente e dal quale si sente offeso e disprezzato, senza però che ciò lo stimoli a far qualcosa nel tentativo di cambiare le cose, insomma un tipo che si lascia vivere in un mondo in declino; un giorno di ritorno dalla lezione giornaliera si ritrova ad aspettare la metro quando improvvisamente un barbone ubriaco cade giù sulle rotaie, è proprio in questa occasione che si accorge di un suo vecchio compagno delle elementari, Kato, che precipitandosi giù dalla banchina per tentare di salvare il barbone riconosce Kurono e chiede il suo aiuto nell'indifferenza generale dei passanti. Kurono controvoglia inizia ad aiutare l'amico e riescono a portare in salvo l'uomo quando sopraggiunge un espresso che li travolge inesorabilmente, quello dove si ritroveranno i due non è né il Paradiso né l'Inferno ma l'inizio di un'avventura di dimensioni apocalittiche che i due si troveranno inconsapevolmente ad affrontare.
Quello di Gantz è un incipit degno di un romanzo di Dostoevskij, caratterizzato da un'incredibile realismo psicologico e da un'analisi a mio avviso molto cruda ma al contempo così spontanea di quelle che sono le ipocrisie e le vie perverse dell'animo umano, un profilo estremamente dettagliato dei personaggi d'altronde è uno dei punti di forza del manga, ma l'introduzione mi ha colpito come raramente hanno fatto altri libri. La trama successivamente procede in maniera molto rapida, cosa a mio parere positiva, rapendo la curiosità e l'attenzione del lettore che si ritrova incollato pagina dopo pagina a leggere una storia coinvolgente come poche e senza un attimo di respiro.
Ma è proprio nella trama che ho da apporre il mio giudizio negativo: l'autore ad un certo punto comincia ad inserire personaggi ad una velocità e con un numero a mio avviso esagerato forse proprio per incrementare l'interesse del lettore, diversificando rapidamente contesti e situazioni ma la realtà con cui mi sono trovato a far i conti è stata leggermente diversa nel mio caso. Di colpo ero confuso e in un certo senso estraniato, non riuscivo più a ricollegare i vari pezzi e anzi forse non ci è riuscito nemmeno l'autore stesso: personaggi che andavano e venivano continuamente senza che avessero un ruolo ben definito all'interno della storia, parentesi introdotte e che poi non venivano richiuse in maniera chiara per rivelarsi in un secondo momento quasi del tutto superflue rispetto a quello che sarebbe stato il generale sviluppo di una trama che nonostante tutto riusciva ancora a reggere l'enorme peso che si portava sulle spalle provocato da un inizio davvero di raro interesse. Inoltre mi è parsa un po' troppo scontata la crescita morale e spirituale del protagonista che ricalca quasi lo stereotipo della formazione dell'eroe classico.
Il mio 8 è giustificato d'altra parte anche dalla scelta originale e ben congegnata dell'argomento del "post mortem" che da sempre attanaglia la curiosità e l'angoscia umana e che in questa vicenda fa da sfondo e accompagna un comparto grafico curatissimo e particolarmente dettagliato, seppur con il ricorso più volte all'aiuto del computer.
Questo è in definitiva il mio giudizio a Gantz, un quasi-capolavoro partito con ottime premesse ma che col tempo si è logorato un pochino forse per qualche eccesso dell'autore ma che in generale rimane un titolo di tutto rispetto destinato a far parlare di sé a lungo, secondo il mio modesto parere!