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6.0/10
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Se siete giovani e vi siete persi il boom degli anime anni '80 sulle nascenti ma agguerrite reti Mediaset, fate un bel gioco: prendete una persona tra i 30 e i 35 anni e chiedetegli di "Spank", le possibilità di reazione sono principalmente due. La più probabile e terrificante: inizierà a canticchiare la sigla, saltando qualche parola qua e là; come altra ipotesi inizierà a dirvi quanto era tenero Spank, che adorava la sua voce, che aveva l'astuccio per la scuola o il peluche, e inizierà a fare versi incomprensibili, nominando Torakiki e Micia, "Iaia, bimba, pappa". Confusione totale, ma è provando a fare domande specifiche che potrebbero entrare nel panico: di che parla? Com'è la storia? Come finisce? Boh, bimba pappa.

Hello Spank era chiaramente un anime per bambini, aveva lo scopo di intrattenerli e ci riusciva perfettamente (e sono sicuro ci riuscirebbe ancora oggi) con la sua storia semplice, un animale come protagonista ma dal comportamento di un bambino, l'estetica piacevole e rilassante, funzionava tutto. Memoria e nostalgia collettiva tipica dell'italiano però possono scontrarsi e giocare brutti scherzi, rendendo certi classici intoccabili: "non puoi criticare Spank, è un mito!", si, ma l'hai letto? Non metterti a cantare di nuovo la sigla per favore.
Si parla del manga quindi, pubblicato su Nakayoshi, storica rivista shōjo da dove tutto ebbe inizio. Aika (in originale Aiko) è una ragazzina delle medie che vive con la madre mentre il padre risulta scomparso in mare. Il suo più grande amico è un cane di nome Papy che però viene prontamente investito da un furgone finendo all'altro mondo. per una serie di circostanze si ritroverà ad ospitare uno strano cane di nome Spank e ad innamorarsi dell'autista che ha investito Papy, romantico uomo di mare possessore di uno jacht comprato con "lavoretti occasionali".

Il manga sembra sulle prime mantenere intatto lo spirito della serie animata, divertente in più occasioni, malinconico in altri. Se però i disegni vintage non sono un problema grave per quanto mi riguarda, è la sceneggiatura nel complesso a non avermi convinto. Una certa banalità nei dialoghi credo sia tipica dei manga per bambini dell'epoca, ma dal secondo volume al quarto le situazioni si susseguono con una confusione disarmante, gli autori sembrano non gestire bene la doppia anima della storia, quella comica con Spank e quella sentimentale con Aika e i suoi amichetti. Può capitare che Spank litighi con Aika e nel giro di 6 pagine torna tutto come prima, può capitare che certi personaggi secondari vengano totalmente dimenticati dalla storia (il tizio con gli occhiali che sembrava provare qualcosa per Aika), e può capitare che i personaggi maschili si somiglino tutti in modo incredibile. Ma il bello viene dopo.
Il manga lo si può infatti suddividere in due capitoli, il primo di Aika e il secondo di Ai. Sì perchè a metà storia circa Spank si ritrova a cambiare padroncina, parte inedita nell'anime, quindi interessante, solo che il tutto avviene di punto in bianco! Si passa dall'ultima vignetta del volume 4 con Aika che corre felice sui campi con Spank, all'inizio del 5 con lei.. a Londra! E la separazione come è avvenuta? Cosa si sono detti? Boh, è accaduto e basta, fattene una ragione e continua a leggere, sembra dire.
Tanto il protagonista è Spank giustamente, è lui che sorregge la baracca, però di grazia, evita di raccontare amori, vita, morte e miracoli di determinati personaggi se poi fai Tabula Rasa. E meglio non parlare del finale.

Nonostante questi difetti rimane la dolcezza e la freschezza di una storia d'altri tempi, e la genialità di un personaggio senza tempo come Spank, ma forse proprio per questo, il buffo cane sembra protagonista di una storia (anzi di due) di cui non frega nulla a nessuno (da qui il "gioco" ad inizio recensione), un'icona che esce dalla carta per vivere piuttosto nella nostra memoria e di quella dei nostri genitori, che ci risolleva il morale con la sua tenerezza, i suoi gesti, il suo spirito ribelle e curioso, simbolo di un'infanzia lontana.