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Ho sempre avuto un problema con le miniserie. La maggior parte delle volte non le considero per principio. Ritengo, infatti, che una buona storia (e in particolare una storia di stampo giapponese) possa difficilmente essere compresa in così poco spazio, e una serie di delusioni passate ma ancora cocenti non fanno altro che confermare questa teoria. Beh, a quanto pare, è davvero necessaria un'eccezione che confermi la regola. Perché Proiettili di zucchero è una bella storia non nonostante, ma in quanto miniserie. Vediamo perché.
Iniziamo dal disegno. Il tratto di quest'opera è quanto di meglio ci si poteva aspettare per una storia del genere. Tanto in grado di dipingere scene di semplice (non ho detto banale) vita quotidiana, con pagine più dense di vignette e vignette più dense di personaggi, quanto di presentare personaggi e situazioni con inquadrature più ricercate, tutte di ottima qualità e fattura, grazie anche all'ottima abilità nel disegnare le espressioni.
Poi, la trama. Non intendo dilungarmi nello snocciolare il plot, sia perché non è ciò che la recensione si propone di fare, sia perché incorrerei di certo in spoiler pesanti in quanto la storia, essendo composta di due soli volumi, immerge immediatamente il lettore nelle vicende. E' bene quindi concentrarsi sui temi trattati, e sul come ciò venga fatto. L'adolescenza, anzitutto. L'età della paura del futuro, dell'incomprensione, delle esperienze sociali più importanti. E in questo manga viene dipinta ottimamente, senza scadere nel banale o nel retorico, ma anzi con scelte azzeccatissime: vediamo personalità inaspettate sbocciare (addirittura intese come perversioni, che tuttavia portano comunque alla crescita), la crudeltà del gruppo nei confronti del diverso (l'iniziale simpatia della classe, tramutatasi poi in biasimo, nei confronti di Umino), nonché psicologie assolutamente credibili (come l'invidia che alla fine Nagisa confessa a sé stessa, davvero realistica e profonda). Poi, l'orrore, la crudeltà e l'ingiustizia che non si celano dietro demoni o mostri, ma che indossano le vesti della quotidianità, che ingannano, che lasciano il dubbio, e costringono alla menzogna come unica via di fuga. E l'amicizia, una delle storie di amicizia più belle che abbia mai avuto il piacere di leggere (o vedere), sincera, fatta di gesti che vengono notati in un secondo momento, di sacrifici che non vengono palesati per non ottenere pietà e compassione, ma celati dietro un sorriso amichevole.
Infine, una menzione speciale va agli splendidi dialoghi. Perfetto contraltare per i disegni, ogni singola frase pronunciata dai personaggi risulta carica, intensa e spesso e volentieri inquietante e misteriosa. Da questo punto di vista, è curioso come l'unico personaggio a parlare chiaro sia il fratello hikikomori di Nagisa, il saggio dietro al quale si celano i misteri più grandi e le domande più assillanti, per quanto relativamente importanti ai fini della trama.
E, a questo proposito, un ultimo plauso. Tendenzialmente odio quando in una qualsiasi opera di fiction le domande che vengono poste non trovano soluzione. In quei casi, spesso boccio completamente l'opera. Ecco, Proiettili di zucchero stupisce anche da questo punto di vista. Le risposte ci sono, ma non tutte. Alcune sono lasciate sottintese, altre nemmeno affrontate, eppure non si ha mai l'impressione di non capire, e quando si arriva alle ultima pagine, si viene pervasi da una sensazione di completezza rara.
In definitiva, un titolo completo, che soddisfa sotto ogni punto di vista il lettore, che riempie l'animo di angoscia, ma che regala una grande lettura.