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Attenzione: la seguente recensione potrebbe contenere eventuali spoiler!
"E' bellissimo".
E' stato il primo pensiero che mi è passato per la mente non appena ho finito di leggere il primo volume di quest'opera contenuta in tre volumi pienissimi.
Ordunque, c'è da dire che avevo letto Sakuragari molto tempo prima, ancora sotto forma di scans inglesi, per cui a dir la verità (forse perché non mi ero soffermata più di tanto né sulla storia, né sui disegni, troppo immatura quale ero) l'avevo considerata all'epoca forse la peggiore opera della Watase-sensei, fatta solo di cose orribili, di scenari tetri e di situazioni inimmaginabili.
Ora, più matura e notevolmente più capace di comprendere il valore delle cose, mi sento di rivalutarla in pieno attribuendole (a mio parere) forse il titolo di migliore opera in assoluto della autrice.

Da dove cominciare?
Ok, partiamo dai disegni, forse punto più semplice per me da esprimere in poche, semplici, parole: sublimi. Conosciamo tutti il tratto della sensei. E' uno dei migliori tratti che l'Italia a mio parere abbia mai conosciuto e quindi non c'è assolutamente da meravigliarsi se i disegni, così lineari, cristallini e limpidi risulteranno piacevoli. Quello che veramente mi ha lasciata di stucco in Sakuragari è stato forse questo tratto così preciso, quasi varcante la perfezione. Quando sfogliavo le pagine di Sakuragari, non mi sembrava di star leggendo un manga, ma di guardare una serie di fotografie rimodellate in modo da essere inserite nel tomo. Le espressioni dei personaggi, le reazioni, i movimenti, la precisione nei dettagli di poca importanza come capelli, vestiti, luoghi, atmosfera... "No, non è un semplice manga. Questo è un vero e proprio film. Mi risucchierà e mi ritroverò ai tempi di Masataka e di Soma": lo pensavo veramente mentre andavo avanti nella storia. Dei disegni così perfetti e così accorti da travolgerti in pieno, facendoti sembrare tu stesso lettore parte integrante della storia, quasi come se facessi parte dello stesso scenario dei personaggi, quasi come se potessi interagire con loro... Una sensazione davvero strana ed al tempo stesso travolgente.

Passiamo ai dialoghi e alla storia: di indubbio scenario storico (a cui l'autrice ha dedicato parecchia e meritevole attenzione e cura) Sakuragari indossa le vesti di una storia triste, passionale e ossessiva di due protagonisti principali coinvolti nelle vicissitudini di un mondo crudele e di verità spietate.
Non mi soffermerò a raccontare la trama, spiegata ampiamente e in modo del tutto soddisfacente dal sito e da alcuni altri recensori, ma mi limiterò a guardarla dall'esterno.
Sakuragari non è un semplice yaoi: uno di quei manga in cui il rapporto carnale tra i due personaggi è la cosa, se vogliamo, fondamentale a cui aspirano i lettori e a cui poi la trama fa da cornice, per rendere, chissà, il manga più interessante o per non farlo concludere con qualche scialbo bacio, qualche carezza, o qualcosa in più.
Il rapporto carnale tra Masataka e Soma non è che un necessario anello che serve per costruire e mandare avanti la trama principale: quella, per l'appunto, dell'amore che "veste i panni dell'ossessione e sottomissione", serve per dimostrare che il povero Souma non conosce altra forma d'amore se non quella che tutti quelli che lo avevano da sempre circondato gli avevano dimostrato.
L'amore che da sempre in tutti gli anime e i manga che ho letto sino ad ora veste i panni di un sentimento candido, puro, che rende migliore le persone e che da loro forza, qui assume toni tetri e pesanti: l'amore è quasi una forma di costrizione, di gabbia che tiene rinchiusi. L'amore può portare al dolore, alla pazzia e.... anche alla morte.

Ma anche se indubbiamente il manga porterà ben pochi sorrisi al lettore, esso gli regalerà altre cose: la verità. Perché sì, è inutile prendersi in giro: l'amore non è fatto solo di belle cose. L'amore non sono solo baci, carezze, sorrisi e divertimento. L'amore può essere doloroso, può essere non ricambiato e può portare tristezza.
Questo manga volta il tema dell'amore come un calzino, mostrando al lettore sì la faccia gentile e puro dell'amore, ma anche quello oscuro di questo sentimento, che quasi mai nei manga viene uscito fuori. Questo manga dimostra come l'odio può divenire amore e come l'amore si tramuta in odio e come questi sentimenti, in fin dei conti, sembrano all'apparenza tanto diversi, ma quanto invero siano simili al punto tale da riuscire persino a confonderli tra loro.

Sakuragari. Un'opera che mi ha cambiata profondamente dopo averla letta. Un'opera che mi ha fatta maturare, da un certo punto di vista. Un'opera sublime, vera, profonda, triste, malinconica, ma che ha in sé la voglia di cambiare, di fare proprio tutto il dolore di questo mondo e tramutarlo in forza che permette di andare avanti e di cambiare. Perché cambiare non è impossibile. Perché cambiare e trovare la forza di perdonare e di far trionfare la vita sulla morte è "la cosa più bella che si possa mai vedere".
Con queste parole Souma chiude il terzo tomo di questa magnifica opera e con queste parole chiudo anch'io questa recensione.
Spero vivamente che tutte le persone che leggeranno questa recensione, donne o uomini che siano, a prescindere dal tema omosessuale della storia, leggano questo manga. Perché il vero tema di questo manga è l'amore come sentimento, incurante che l'altra persona sia un uomo o una donna. Souma si innamora di Masataka per la persona che è, non per il fatto che sia un uomo! Donna o uomo, in quest'opera non ha affatto importanza. Ciò che contano sono i sentimenti e la psicologia dei personaggi in tutte le loro minime sfaccettature. Quindi consiglio a tutti di leggere questo manga!
Perché questo manga ha da insegnare tante cose a tante persone, che forse leggendolo, potrebbero cambiare e - perché no? - forse anche migliorare.