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Black Butler, senza mezzi termini, è stato uno dei manga in grado di instillare in me le sensazioni più sgradevoli che io abbia mai provato durante una lettura, oltre ad aver dato in maniera indiretta una mazzata definitiva a tutta una serie di letture che prima affrontavo con piacere e che ora, dopo questa cocente delusione, evito come la peste.
Ci fu un momento infatti, al tempo della sua uscita nel Bel Paese, in cui tendevo a mettere opere di questo tipo sotto la mia ala protettrice: non è giusto, pensavo, che tutti se a prendano con il povero Sebastian solo perché è bello e fa vendere un sacco di copie alle ragazzine in calore! Cavolo, nel manga c'è anche altro e in questo modo non viene valorizzato il tutto!
Questo era all'incirca quello che pensavo dopo aver letto 1-2 volumi tramite scanlations, decidendo quindi di acquistare la serie appena sarebbe arrivata in Italia.
Mi duole quindi ammettere che, ahimè, purtroppo mi sbagliavo di grosso: per quanto ci si possa ricamare sopra altro infatti, il vero e unico motivo delle vendite e del successo di questo manga è solo e unicamente la massiccia dose di fanservice che ci gira attorno.
Ma partiamo dal principio.
Black Butler inizia con buoni presupposti: inizialmente ci troviamo davanti ad episodi "slice of life" ambientati in un Inghilterra vittoriana a forti tinte gotiche e con protagonista uno strambo gruppetto di personaggi ben assortito, da cui emerge senz'altro Sebastian, personaggio perfetto e tuttofare che deve correggere e risolvere tutti i problemi creati da chi gli sta intorno. Un po' guru e un po' umile maggiordomo, l'iniziale simpatia e l'eccezionale carisma con cui svolge questa funzione non può che essere uno dei motivi per cui, in un primo momento, il manga colpisce piacevolmente. Contrapposto a lui c'è il bisbetico e viziato Ciel, suo "padrone", e co-protagonista delle vicende: un duo ben assortito che sembra poter essere e sarà (purtroppo non nel modo che ci si poteva aspettare) il motore del manga.
A tutto questo però l'autrice sa alternare anche altro: svelati i primi misteri sulla natura del troppo perfetto Sebastian, sul suo ruolo, sulla sua vera identità demoniaca e sul suo vero rapporto con Ciel, ma svelato soprattutto il ruolo di quest'ultimo nell'ingranaggio dell'Inghilterra che conta, l'autrice sa regalarci qualche episodio con più azione, "giallo" e quell'infarinatura di trama che può bastare quando manga funziona e sa intrattenere di suo.
E il manga funzionava veramente, perché Yana Toboso è persona sicuramente talentuosa, capace di disegnare ma soprattutto dotata di eleganza e raffinatezza in tutto quello che ci propone, cosa che inizialmente colpisce in positivo e si cala perfettamente nell'ambientazione scelta, perfetta e in grado di catalizzare al meglio le qualità dell'autrice, creando un tutt'uno che sapeva rendere questo manga veramente originale e di forte impatto.
Tutto questo però ha una fine quando l'autrice scopre che, dei suoi primi 4 o 5 volumi, la cosa che più è rimasta impressa nella testa del "suo" pubblico è la ormai celeberrima scena del corsetto di Ciel in cui, con un divertente siparietto comico, l'autrice sembra simulare un atto sessuale tra il ragazzino e Sebastian prima di mostrarci la realtà delle cose, strappando una risata se la cosa fosse rimasta entro quei confini.
E invece no.
Perché da quel momento l'autrice si chiede seriamente chi glielo faccia fare di mettersi li a creare una storia quando basterebbe, che so, inventarsi uno "shinigami gay coi capelli rossi", buttarlo nella mischia e aspettare che le fangirls ci lavorino sopra.
E se lo chiederà a tal punto che, pensate un po', deciderà di farlo sul serio!
Ha inizio da qui la distruzione di ogni cosa positiva del manga: l'eleganza tipica dell'autrice lascia spazio a fiumi di scene volgari, ammiccamenti, doppi sensi al limite della decenza e un continuo inserimento di personaggi sempre più discutibili e sempre più utili alla causa yaoi e affini, tanto è che ormai anche il passante di turno potrebbe voltarsi da un momento all'altro e lanciare uno sguardo seduttore capace di stendere le lettrici, pronte poi a ricamare su improbabili accoppiamenti con tizio o con caio.
E dire che comunque prima di mollarlo del tutto sono stato indeciso: le situazioni serie infatti degeneravano di volume in volume, mentre le storielle autoconclusive continuavano ad essere simpatiche nonostante ci fosse sempre il bishonen in agguato, e la cosa veramente mi ha fatto capire quanto potenziale sia stato buttato all'aria in questo modo.

Diciamoci la verità però: lo yaoi ha delle regole ben precise che molti autori e autrici seguono velatamente e inseriscono nei propri manga mandando messaggi criptati che solo chi sa decifrare può poi interpretare, e lo fanno in molti, anche chi non te lo aspetti, ma difficilmente il fenomeno nasce per caso.
Anche la Toboso, forse facendosi prendere un po' troppo la mano, crea due perfetti interpreti per i famosissimi ruoli dello yaoi, tanto da rendere il tutto quasi l'ABC del genere, ed è poi ovvio che da qui l'attenzione di tutta la vicenda si sposti su quello, che può essere un contorno utile a portarsi delle fan gratis in casa, ma non può e non deve mai diventare il motore principale dell'opera mettendo il resto come contorno.
Qui invece succede esattamente questo, in un modo che mi ha veramente lasciato perplesso su questo genere di opere: la sensazione è che, prima o poi, tutti i manga shonen "per ragazze" con le classiche tinte gotiche e personaggi effemminati che tutto sommato spesso e volentieri partono con soggetti e trame interessanti, arrivino comunque sempre o quasi a fare una fine del genere in coincidenza col primo "calo di idee".
E fisiologico, e mi è successo anche con altri titoli, seppur in maniera meno accentuata.
Non essendo però una ragazzina quindicenne o, che so, una casalinga quarantenne depressa, ho deciso che nonostante l'interesse iniziale che ho per queste opere, d'ora in avanti lascerò sullo scaffale qualsiasi cosa che rischi di degenerare in questo modo.
Insomma, grazie Toboso.

In definitiva, sconsigliato a chiunque pensi che, tutto sommato, il manga possa reggersi sulle sue gambe ed essere interessante al di la delle cattiverie che girano, perché non è così.
Certo, probabilmente questa recensione potrebbe essere vista come condensato di luoghi comuni ed esagerazioni perbeniste per molte fan dell'opera, e beh, diciamo che tutto sommato non è del tutto sbagliato: questa vuole essere una netta presa di pozione verso queste mode e fenomeni che, per come la vedo io, rovinano tutto il sistema e danno messaggi sbagliati su quello che sono le produzioni giapponesi, e che quindi per quanto mi riguarda necessitano assolutamente di pubblicità negativa.