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'Some of these days
You'll miss me honey
'' Jean-Paul Sartre, ''La nausea''

'La sete di giustizia è l'eterna sete umana di felicità. E' la felicità che l'uomo non può trovare come individuo isolato e ricerca quindi nella società.'' (H. Kelsen) La desideriamo, e pur chiamandola ad alta voce, la giustizia non disseta mai chi la invoca. E poi arrivò il killer. E poi arrivò il detective.

In ogni istante, in ogni luogo, consapevolmente ignaro della violenza del mondo respiri la banalità del male. Ma a quell'aria fetida oramai da tempo ci sei abituato. Violenza, sangue, abusi, grida e ancora violenza. Urla che nessuno potrà mai sentire, battiti che nessuno potrà mai percepire . E poi di nuovo silenzio.
E' una mattina come tutte le altre. Guardi distrattamente il notiziario e vieni violentato da scene atroci. Scene di una realtà che non ti appartiene. Esci di casa e continui la tua vita normalmente. Gente che litiga per strada, notizie raccapriccianti alla radio. No, questa non è una distopia. E' la tua vita. Fingendo che tutto questo non esista , sopprimendo quel male di vivere, quello spleen che dolcemente ti accompagna, vivi la tua vita solipsistica. E vai avanti così, per molto tempo, senza fare nulla per cambiare le cose.
E come puoi tu, un comune essere mortale cambiare una legge di natura, come puoi fermare i soprusi? Cosa puoi fare tu per cambiare un mondo che va avanti così da sempre, un mondo dove la legge del più forte è ancora valida?
''Homo homini lupus''. L'uomo è un lupo per gli uomini. Essi se legano rapporti di amicizia o formano una società è solo per il timore reciproco. Paura di essere attaccati da quella bestia solitaria che si trova dentro di noi. Solo la legge può portare equilibrio in questo mondo infernale. La legge è il tacito accordo dell'umanità, un umanità spaventata dagli attacchi esterni, un'umanità che decide di coalizzarsi per far sparire le proprie paure. Eppure non è compito della legge rendere gli uomini felici…

E' il 28 novembre del 2003. Nell'aula di un liceo giapponese la giornata procede come al solito. Mentre il professore spiega, uno studente, il cinico diciassettenne Light Yagami, guarda fuori dalla finestra. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa.
Dal cielo è caduto un quaderno nero con sopra una scritta. E poi delle regole.
'L'umano il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà.''
All'inizio crede si tratti solo di uno scherzo elaborato, poi, capisce che il quaderno che stringe tra le mani è l'arma che lo avrebbe potuto liberare dalle catene dell'ingiustizia.

'Ho ucciso un uomo, con le mie mani. Uccidere non è una stupidaggine, che diritto ho io di giudicare il prossimo? No, un momento, non è forse quello che ho sempre pensato? Questo mondo fa schifo! E se la feccia crepasse sarebbe meglio per tutti.''
Il quaderno che con tanto piacevole terrore Light stringe tra le mani non è un semplice quaderno. Non appena viene scritto un nome al suo interno, il quaderno si trasforma in un'arma. In questo il Death note sembra assomigliare alle antiche liste di proscrizione che conobbero i romani all'epoca di Silla e del secondo triumvirato, liste che contenevano i nomi di coloro che dovevano morire e che di lì a poco sarebbero morti. Ma il death note a differenza delle liste di proscrizione che venivano pubblicate e di cui tutti conoscevano il contenuto è un'arma insospettabile. Se infatti non si precisano le circostanza della morte, la vittima che viene scritta nel quaderno muore di arresto cardiaco. E chi mai potrebbe accusare un individuo di averne assassinato un altro se questo è morto per infarto?

3 dicembre 2003. Stanco di vivere in un mondo dove è la legge del più forte a comandare, stanco dei compromessi, stanco dell'omertà, nel buio della sua stanza, Light presta un giuramento di rivoluzione. Se la società non è riuscita ad equilibrare la bilancia della giustizia, allora lui, da solo, lotterà per un mondo migliore.
In una fredda mattina ed insignificante mattina d'inverno un giovane ed intelligentissimo detective deve investigare sul caso più difficile che gli sia mai capitato. Qualcuno sta facendo piazza pulita di tutti i criminali della terra. All'inizio crede si tratti solo di uno scherzo elaborato. I criminali morivano per lo più di infarto. Capisce che dietro la morte dei criminali si cela forse il più grande assassino che la storia abbia mai conosciuto.
'Sta pur certo che ti troverò e ti ucciderò. Io sono la GIUSTIZIA''.

Light è un giovane ed affascinante studente, il più bravo dell'intera nazione. Figlio di un noto ispettore e di una casalinga, il giovane svolge una vita ordinaria. Apprezzato dai coetanei, amato dalle ragazze, Light vive una vita invidiabile agli occhi dei più. Ma non basta. A Light, tutta quell'apparenza non basta. Lui vuole un mondo senza ingiustizie, vuole punire i malvagi. Quello spirito rivoluzionario che arde la sua anima, che accende il suo sguardo, gli farà realizzare il suo desiderio. Ma al di là degli scopi un assassino resta un assassino. E gli assassini vanno puniti. Di questo ne è più che mai convinto L, il misterioso detective che cercherà imperterrito di stanare Kira, il Killer numero uno della terra.

Light e L lottano per un mondo migliore. Ma il loro concetto di giustizia è opposto.
Uccidere è l'unico modo per eliminare il marcio dal mondo e Light ne è più che mai convinto. Se dal piatto della bilancia venissero eliminati i parassiti allora essa tornerebbe in una posizione di equilibrio. Per costruire un nuovo mondo bisogna ricreare l'umanità da zero, distinguere i buoni dai malvagi, lodare gli uni, punire gli altri.
Ma chi sono i buoni e chi i cattivi? Esiste forse un parametro, una regola per stabilire chi ha la coscienza pulita e chi no? Chi dice che uccidere sia la soluzione migliore per punire? Se lo Stato uccide un essere umano non è forse anch'Egli un assassino? Se il criminale viene punito con la morte come potrà capire qual è stato il suo sbaglio? Per rieducare l'assassino il carcere non è forse sufficiente? Non ha forse la prigione, un compito di rieducare le persone per poterle poi inserire nella società? No, Light ritiene che l'unico modo per porre fine alle violenze non è 'educare'', è 'punire''. Sorvegliare e punire. Spogliatosi dei suoi panni di studente, Light diventa un giustiziere. E non se ne pente. Ma è giusto o sbagliato? E' giusto che un giovane ed inesperto studente impugni 'la più devastante arma dopo la bomba atomica?'' E' giusto che Light uccida?
Del resto, cos'è la giustizia?

Indagare sul concetto di giustizia, svelare i paradossi delle legge e le architetture interpretative. E' questo lo scopo del manga più famoso del 2003, Death Note, un titolo che ha infiammato le menti di giovani appassionati di Anime e Manga di tutto il mondo.
Pensato dalla (o dal) prolifica/o Tsugumi Ohba e disegnato dalle sapienti mani di Takeshi Obata, la storia rompe decisamente gli schemi e si rivela estremamente matura per essere pubblicata su una rivista che tratta di shonen. Shōnen Jump è forse una delle più famose riviste settimanali giapponesi. Al suo interno sono pubblicate prevalentemente storie di azione e d'avventura. Forse è proprio questo a rendere Death note tanto celebre. Death note infatti rompe gli schemi con qualunque altro manga pubblicato in quella rivista.
Tsugumi Ohba ha dichiarato che dietro a Death note non si celava un messaggio ben preciso. L'autore infatti voleva soltanto scrivere un thriller. Nel progetto venne coinvolto il maestro Takeshi Obata, conosciuto per il suo tratto realistico e abbastanza scuro. I disegni sono il vero gioiello dell'opera. Maturi, spessi, sporchi e vivi, impreziosiscono una trama profonda e ben meditata. Il connubio dei disegni e della storia hanno dato alla luce un'opera innovativa destinata a cambiare il mondo dei fumetti giapponesi.

Sono in molti a considerare death note un'opera sopravvalutata. Diversi sono infatti i momenti che hanno fatto storcere il naso ai più esperti estimatori di manga, diverse sono state le polemiche. Forse la pecca di Death note è il voler sorprendere fin troppo il lettore ottenendo delle volte l'effetto contrario. Al di là delle contestazioni ritengo che il vero pregio dell'opera non si celi solo nelle atmosfere gotiche, nella presenza di due carismatici protagonisti o di stravaganti dei della morte. Certo, il manga è stato per lungo tempo frutto di un mero franchising che non ha fatto altro che deturpare l'opera e renderla amata presso un pubblico di Otaku per puri scopi di lucro. Sorvolando sulle ragioni 'commerciali'' vorrei concentrarmi sul vero scopo dell'opera.
Death note segna un passaggio nella storia del fumetto e dell'animazione. In un momento storico di profonda crisi non solo economica, ma anche dei valori, in cui non il genere umano non ha più controllo della propria vita, death note rispecchia perfettamente le contraddizioni della società. La crisi ha scardinato gli antichi e sacri valori della società nipponica, una società in cui i mores nel diciannovesimo secolo erano ancora più che mai vivi. Senza un punto di riferimento stabile né politico né culturale, il proprio io si perde in un labirinto senza più riuscire ad uscirne. Da venti anni a questa parte l'animazione e il mondo dei fumetti hanno dimostrato di non essere insensibili alla fortissima crisi che ha colpito il paese. Si parte così da Evangelion, anime che per primo individua una crisi interiore, passando per Satoshi Kon e la sua critica alla società, progressivamente ad un tipo di lettura angosciosa che rispecchia perfettamente il tempo storico che stiamo vivendo. Il lettore di death note si pone degli interrogativi, gli stessi dei protagonisti e inconsciamente sente di provare gli stessi sentimenti. Chi non è indifferente alla vita comprende le contraddizioni di questo mondo.

E' proprio quando ti accorgi di vivere, quando guardandoti allo specchi non ti riconosci, quando senti un senso di distacco da tutto ciò che apparentemente ti è familiare, che provi la nausea. La nausea -dice Sartre- ti fa conoscere la gratuità e la contingenza della vita. L'esistenza non è una spiegazione razionale e solo quando provi il senso di disgusto per il mondo puoi capire ciò. 'Il borghese'', la persona 'perbene'', colui che tutti i giorni trascorre la sua vita incurante delle proprie ansie e preoccupazioni, senza accorgersi del mondo in realtà non vive. Nel silenzio del borghese di fronte alla corruzione, di fronte alle ingiustizie, si avverte il fallimento della società.
Light e L si sono accorti di vivere e provano la nausea, un'amara sensazione positiva. Si sono accorti di esistere nella banalità di questo mondo.

Consiglio Death note a chi (sartianamente!) prova la nausea .