Recensione
Karin
8.0/10
"Karin" è uno spettacolo. Un manga frizzante, divertente, ma al tempo stesso malinconico. Una trama affatto banale che fa scorrere la narrazione, tenendo il lettore incollato ai vari volumetti.
La storia non si concentra solo sui due protagonisti ed ognuno dà il proprio contributo alla buona riuscita del titolo.L'autrice sa quando divertire e quando, invece, assumere toni più maturi.
Karin, come protagonista femminile, ha una marcia in più. Pur soffrendo per la sua condizione di vampiro "imperfetto", non si butta giù e affronta con coraggio la vita. L'imperfezione nasce dal fatto che la nostra protagonista, pur essendo un vampiro, produce sangue in eccesso. Questo la costringe a iniettarlo in ignare vittime, una volta al mese.
Karin, differentemente dai propri parenti, può inoltre restare sotto il sole senza problemi e questo la isola dal mondo delle creature notturne.
Costretta a vivere due vite, si rimbocca le maniche e fa quel che può per sentirsi parte integrante del suo nucleo familiare e della società che la circonda. E' confortante veder emergere lo spirito forte di Karin ed è commovente assistere alle sue fugaci crisi.
Il fatto di sentirsi un ibrido, nè vampiro nè umano, porta Karin ad abbandonare l'idea di poter avere una gioiosa storia d'amore. Ciò fino all'arrivo di Usui.
Usui è un ragazzo che ne ha passate tante e, come Karin, affronta con coraggio le avversità. Affiancato da una madre, altrettanto coraggiosa, Usui capisce, più di altri, le problematiche che affliggono Karin. Venuto a conoscenza del suo segreto, non fugge, ma tenta invece di aiutarla, come può.
Il sentimento d'amore sboccia senza fretta. Raggiunta una giusta consapevolezza, i due decidono di lasciarsi andare e tentano di vivere appieno questo sentimento sconosciuto.
La famiglia di Karin è fenomenale. Ogni componente ha il suo spazio di manovra nell'arco narrativo e sa muoversi bene. Tutti amano completamente e in modo disinteressato la piccola Karin. Ognuno la protegge a proprio modo. In particolare, ad emergere è la sorellina minore di Karin. Anju la ama profondamente e soffre per lei, sacrificandosi spesso per la sua salvaguardia.
Ogni pagina di Karin non è scontata nè banale. Le emozioni si trasmettono facilmente durante la lettura. Tutto è ben ponderato e amalgamato dall'autrice. Il disegno è piacevole e deciso.
Il tallone d'Achille è, invece, rappresentato dall'edizione della Deagostini. Questa, seppure sia abbastanza curata, ha miliardi di altre pecche. In primis, le traduzioni in italiano lasciano davvero a desiderare. Nessuna onopatopea è tradotta (se non nei volumi inziali) e l'ultimo volume è illegibile.
Uno scandalo terminare così un'opera tanto bella.
Ciò non toglie che il finale di "Karin" resti uno dei migliori che abbia mai letto. Ho pianto disperatamente mentre sfogliavo le ultime pagine di questa opera che, nel suo genere, merita tutta l'attenzione possibile e che andrebbe, assolutamente, letta.
La storia non si concentra solo sui due protagonisti ed ognuno dà il proprio contributo alla buona riuscita del titolo.L'autrice sa quando divertire e quando, invece, assumere toni più maturi.
Karin, come protagonista femminile, ha una marcia in più. Pur soffrendo per la sua condizione di vampiro "imperfetto", non si butta giù e affronta con coraggio la vita. L'imperfezione nasce dal fatto che la nostra protagonista, pur essendo un vampiro, produce sangue in eccesso. Questo la costringe a iniettarlo in ignare vittime, una volta al mese.
Karin, differentemente dai propri parenti, può inoltre restare sotto il sole senza problemi e questo la isola dal mondo delle creature notturne.
Costretta a vivere due vite, si rimbocca le maniche e fa quel che può per sentirsi parte integrante del suo nucleo familiare e della società che la circonda. E' confortante veder emergere lo spirito forte di Karin ed è commovente assistere alle sue fugaci crisi.
Il fatto di sentirsi un ibrido, nè vampiro nè umano, porta Karin ad abbandonare l'idea di poter avere una gioiosa storia d'amore. Ciò fino all'arrivo di Usui.
Usui è un ragazzo che ne ha passate tante e, come Karin, affronta con coraggio le avversità. Affiancato da una madre, altrettanto coraggiosa, Usui capisce, più di altri, le problematiche che affliggono Karin. Venuto a conoscenza del suo segreto, non fugge, ma tenta invece di aiutarla, come può.
Il sentimento d'amore sboccia senza fretta. Raggiunta una giusta consapevolezza, i due decidono di lasciarsi andare e tentano di vivere appieno questo sentimento sconosciuto.
La famiglia di Karin è fenomenale. Ogni componente ha il suo spazio di manovra nell'arco narrativo e sa muoversi bene. Tutti amano completamente e in modo disinteressato la piccola Karin. Ognuno la protegge a proprio modo. In particolare, ad emergere è la sorellina minore di Karin. Anju la ama profondamente e soffre per lei, sacrificandosi spesso per la sua salvaguardia.
Ogni pagina di Karin non è scontata nè banale. Le emozioni si trasmettono facilmente durante la lettura. Tutto è ben ponderato e amalgamato dall'autrice. Il disegno è piacevole e deciso.
Il tallone d'Achille è, invece, rappresentato dall'edizione della Deagostini. Questa, seppure sia abbastanza curata, ha miliardi di altre pecche. In primis, le traduzioni in italiano lasciano davvero a desiderare. Nessuna onopatopea è tradotta (se non nei volumi inziali) e l'ultimo volume è illegibile.
Uno scandalo terminare così un'opera tanto bella.
Ciò non toglie che il finale di "Karin" resti uno dei migliori che abbia mai letto. Ho pianto disperatamente mentre sfogliavo le ultime pagine di questa opera che, nel suo genere, merita tutta l'attenzione possibile e che andrebbe, assolutamente, letta.