Recensione
Gantz
8.0/10
Recensione di Escawflone
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Gantz è un manga che poteva arrivare tra le pietre miliari della nuova generazione ma che invece fallisce miseramente l'obiettivo proprio nel suo rush finale. Il finale infatti sembra essere fatto alla come viene viene, in fretta e furia come a concludere velocemente il tutto, forse per ragioni di scadenza o chissà che altro.
L'inizio ti prende e molto, non trovi il classico protagonista belloccio, carismatico, buono e altruista ma un ragazzo egoista, sadico e introverso. A cui però si oppone un altro protagonista che più o meno ha tutto quello descritto prima del protagonista perfetto, altruista, gentile, buono, belloccio, ecc. I due sono vecchi amici d'infanzia ma non si riconoscono inizialmente, mentre aspettano l'arrivo del treno per andare a casa. Un ubriaco inciampa e cade sulle rotarie e qui il nostro protagonista, Kei Kurono, quasi si eccita all'idea che tra poco potrebbe vedere un uomo morire maciullato sotto i suoi occhi. Ma ecco che il bel Kato dopo un attimo di paura, si getta a salvare l'ubriaco e chiede aiuto proprio a Kei, che dopo un attimo di esitazione lo segue e senza capire nemmeno il perché, lo aiuta a mettere in salvo lo sbronzo. Ma i due non fanno in tempo a mettere in salvo se stessi e muoiono travolti e fatti a pezzi dal treno, risvegliandosi poi nella stanza di Gantz. Inutile andare avanti con la trama, già descritta in lungo e largo prima della mia recensione, passiamo allo spiegare perché considero Gantz un possibile capolavoro mancato. Gantz è una serie di riferimenti a film di fantascienza giapponesi, come dichiarato dagli stessi autori ma entra anche nella mentalità delle persone che si ritrovano ad andare in guerra, volenti o nolenti, come l'essere costretti a uccidere o essere uccisi possa trasformare la gente in bene o in peggio. Kei per esempio ha una maturazione durante la sua avventura, fino a diventare il leader carismatico del gruppo di Gantz che si forma man mano che avanzano nel gioco.
Altri come Kato non crescono minimamente, così come altri protagonisti che muoiono senza mai riuscire a trovare la pace con se stessi, né essere riusciti a maturare abbastanza. Il sangue, la crudeltà, anche scene di sesso spinto, si sprecano nel manga ma solo nel finale superano decisamente il limite, diventando fuori luogo. La guerra è la parte centrale fino alla fine del manga, gente che combatte perché sente che è il suo dovere, gente che combatte perché solo così si sente viva e gente che combatte perché si è ritrovata in quella situazione senza volerlo ma non vuole morire, più o meno i sentimenti generici dei soldati.
Peccato che alla fine il nosense finisca per regnare sovrano, la trama perde di spessore e interesse e intanto vari fattori vengono tralasciati dall'autore. Per esempio i vampiri, che occupano una parte della storia e causano la morte di diversi protagonisti (e due morti molto importanti), vengono improvvisamente messi da parte. Il perché non si capisce, vengono messi da parte e basta. Le idee le avevano, la possibilità di svilupparle anche, non sono state sfruttate a dovere cadendo nei soliti cliché per la parte finale e perdendo quel senso di originalità che ne aveva caratterizzato la parte iniziale e centrale. Un vero peccato.
L'inizio ti prende e molto, non trovi il classico protagonista belloccio, carismatico, buono e altruista ma un ragazzo egoista, sadico e introverso. A cui però si oppone un altro protagonista che più o meno ha tutto quello descritto prima del protagonista perfetto, altruista, gentile, buono, belloccio, ecc. I due sono vecchi amici d'infanzia ma non si riconoscono inizialmente, mentre aspettano l'arrivo del treno per andare a casa. Un ubriaco inciampa e cade sulle rotarie e qui il nostro protagonista, Kei Kurono, quasi si eccita all'idea che tra poco potrebbe vedere un uomo morire maciullato sotto i suoi occhi. Ma ecco che il bel Kato dopo un attimo di paura, si getta a salvare l'ubriaco e chiede aiuto proprio a Kei, che dopo un attimo di esitazione lo segue e senza capire nemmeno il perché, lo aiuta a mettere in salvo lo sbronzo. Ma i due non fanno in tempo a mettere in salvo se stessi e muoiono travolti e fatti a pezzi dal treno, risvegliandosi poi nella stanza di Gantz. Inutile andare avanti con la trama, già descritta in lungo e largo prima della mia recensione, passiamo allo spiegare perché considero Gantz un possibile capolavoro mancato. Gantz è una serie di riferimenti a film di fantascienza giapponesi, come dichiarato dagli stessi autori ma entra anche nella mentalità delle persone che si ritrovano ad andare in guerra, volenti o nolenti, come l'essere costretti a uccidere o essere uccisi possa trasformare la gente in bene o in peggio. Kei per esempio ha una maturazione durante la sua avventura, fino a diventare il leader carismatico del gruppo di Gantz che si forma man mano che avanzano nel gioco.
Altri come Kato non crescono minimamente, così come altri protagonisti che muoiono senza mai riuscire a trovare la pace con se stessi, né essere riusciti a maturare abbastanza. Il sangue, la crudeltà, anche scene di sesso spinto, si sprecano nel manga ma solo nel finale superano decisamente il limite, diventando fuori luogo. La guerra è la parte centrale fino alla fine del manga, gente che combatte perché sente che è il suo dovere, gente che combatte perché solo così si sente viva e gente che combatte perché si è ritrovata in quella situazione senza volerlo ma non vuole morire, più o meno i sentimenti generici dei soldati.
Peccato che alla fine il nosense finisca per regnare sovrano, la trama perde di spessore e interesse e intanto vari fattori vengono tralasciati dall'autore. Per esempio i vampiri, che occupano una parte della storia e causano la morte di diversi protagonisti (e due morti molto importanti), vengono improvvisamente messi da parte. Il perché non si capisce, vengono messi da parte e basta. Le idee le avevano, la possibilità di svilupparle anche, non sono state sfruttate a dovere cadendo nei soliti cliché per la parte finale e perdendo quel senso di originalità che ne aveva caratterizzato la parte iniziale e centrale. Un vero peccato.