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Che amara delusione. Ammetto che dalla acclamata autrice di "Magi" mi aspettavo molto, ma molto di più, di un'opera inutile come "Sumomomo Momomo", un titolo che di divertente ha solo il nome, uno scioglilingua simpatico da pronunciare ma che, per il resto, c'è solo da stendere un velo pietoso.
Fin dall'inizio la trama è approssimativa e, a tratti, ridicola, ma non quel ridicolo tendente al simpatico e all'umoristico. Tale termine va quindi inteso nella sua accezione peggiore.
Per essere totalmente onesti, il prologo non è totalmente da buttare. Si lascia sfogliare. A lungo andare, tuttavia, emerge come la caratterizzazione dei personaggi sia davvero scadente. L'introspezione psicologica, presente solo nei primi volumi dell'opera, sparisce del tutto nel prosieguo.
Per lo più, vengono intavolate scenette insensate e monotone per tutta la durata dell'opera, il che è davvero sfiancante. I disegni sono scarni, tendenti all'anonimo. Nulla di nulla rimane impresso di questo manga, che non merita nessuna particolare attenzione da parte di chi lo legge.
La storia tra i due protagonisti è irrealistica e sciocca. Questa connotazione così negativa è da ricondurre, principalmente, al protagonista maschile. Una palla al piede totale. Un inetto incapace di muoversi in ogni situazione venga a trovarsi. Solitamente questo ruolo scomodo tocca alle donzelle protagoniste di storie scialbe ed anonime. In "Sumomomo Momomo" si verifica l'opposto. E' quindi Momo che deve precipitarsi a salvare il suo bel mentecatto; è lei a sacrificare se stessa e a prendersi il 90 % delle botte da parte di "cattivi" senza spessore. Nonostante l'inettitudine che lo caratterizza, inspiegabilmente, Koshi è il bersaglio delle coprotagoniste femminili che popolano la storia.
Le scenette che dovrebbero essere comiche (non si sa per chi, ma vabbè...) sono noiose all'inverosimile. Tralasciamo il tocco fanservice, scadente e pesante. Nonostante io sia una convinta sostenitrice del genere Ecchi, mi sono ritrovata più volte a chiedermi il perché l'autrice abbia ripiegato in questo senso. In particolare, mi ha molto infastidito l'idea di denudare in modo sadico, ogni volta che era possibile, la povera Sanae. Affatto divertente.
Per quanto riguarda gli altri personaggi secondari, quasi tutti non fanno che pendere dalle labbra dei due protagonisti e nessuno si distingue particolarmente. Gli unici a emergere in questo grigiore sono Hanzo e Tenten: l'uno è l'attendente della fastidiosissima Iroha; l'altra, anche detta "la pazza" per gli amici, è la componente di un famoso e crudele clan di arti marziali. Ebbene, se non fosse stato per questi due personaggi e per una velata love story tra loro (più che altro a senso unico, dato che Hanzo ha tutti altri obiettivi) penso che avrei letteralmente cestinato questa opera, che consiglio solo al mio peggior nemico.