Recensione
Bokura ga Ita - Noi c'eravamo
10.0/10
Se fossi costretta a descrivere "Bokura ga ita" con due soli aggettivi, sceglierei "soffice" e "malinconico".
Quella parte malinconica forse allontana una fetta di pubblico perché si tende ad aspettarsi quasi solo leggerezza e spensieratezza dagli shojo (motivo per cui credo che "shojo" sia riduttivo per questo manga)... O quanto meno che i momenti di tristezza non siano così preponderanti: se si affrontano così tanti argomenti così poco allegri, la maggior parte delle persone tende a trovare tutto "troppo depresso" o "noioso" (commenti in cui spesso sono incappata).
E in effetti credo non sia un manga per tutti.
Chi si aspetta un ritmo veloce, continui colpi di scena, lotte all'ultimo sangue tra rivali in amore che si fanno sgambetti e dispetti; chi si aspetta il personaggio cattivo da odiare per fare il tifo per l'altro (l'eroe/eroina perfetto/a e impeccabile) come in ogni scontato e banale triangolo amoroso che tanto va di moda negli shojo... ha decisamente sbagliato manga.
"Bokura ga ita" è lento e così deve essere: i temi trattati non sono facili e meritano un approfondimento graduale, in punta di piedi, non un passaggio fugace e superficiale.
Proprio per questo i continui flashback sono necessari, perché il fantasma del passato di Yano è inevitabilmente onnipresente. E quel passato è imprescindibile per capire il presente.
Così come sono necessari i silenzi, le cose non dette o dette a metà (anche se possono fare rabbia a chi si mette nei panni della protagonista che subisce le menzogne).
È tutto funzionale a indagare più a fondo possibile nei sentimenti dei protagonisti.
Non si può fare il tifo per Yano o Takeuchi-kun; neanche per Nana-chan o Yamamoto-san.
Non c'è una contrapposizione netta; non c'è la volontà di eroicizzare o martirizzare un personaggio piuttosto che un altro.
Non c'è un personaggio cattivo e detestabile, così come non c'è un personaggio perfetto e impeccabile.
Ma proprio per questo a tutti possiamo affezionarci (a meno che non si è abituati - come dicevo sopra - a fare il tifo di pancia per un personaggio perché vogliamo a tutti costi un buono e un cattivo): ognuno è pieno di insicurezze e ammaccature che rendono tutto più verosimile e realistico. Ti sembra di palpare la realtà, la verità della vita quotidiana.
<b>ATTENZIONE: contiene spoiler sulla trama.</b>
E proprio in virtù di questa verità (se non si prende tutto con superficialità e pregiudizio) si riesce a provare empatia per ogni singolo personaggio: non si riesce neanche a odiare la "fastidiosa intrusa" Yamamoto Yuri che, man mano che la storia si sviluppa, comincia a prendere una sua forma che la rende umana e per questo perdonabile (nonostante certi suoi gesti che possono sembrare subdoli, cattivi o deplorevoli): a un certo punto quasi fa tenerezza, quasi ci si affeziona anche a lei, disperatamente innamorata e condannata a vivere all'ombra (del ricordo) della sorella finché non decide di riprendere in mano la sua vita (grazie anche all'aiuto di un'amica, l'unica, che in età più matura le ricorderà che ha tutto il diritto di piacersi).
Gli altri protagonisti è più facile amarli, perché sono più facilmente leggibili, più vicini ai personaggi a cui ci siamo abituati.
Ma anche Yano ha le sue inquietudini che spesso, ingiustamente e senza volerlo, fa pagare alla persona che gli sta accanto. Eppure non si riesce a odiarlo per quello che combina a Nana: anche i suoi continui errori lo rendono più umano e perdonabile. E i continui rimandi al passato sono funzionali proprio a questo.
Anche il suo rapporto con la madre, intenso e conflittuale, è assai commovente. I dialoghi tra i due sono pochi ma densi di significato: nel periodo di serenità, nella crisi tra i due e infine nella tragedia emergono alcuni dei motivi che hanno fatto di Yano il personaggio malinconico, irrequieto e inquieto che è e rimane in tutto il manga. Senza però mai perdere la tenerezza e l'amore di cui continua ad essere capace anche se prova a negarselo con tutto sé stesso perché crede di non meritarlo (motivo che lo porta ad allontanarsi da tutti, senza lasciare traccia di sé nella sua vita precedente).
Nana-chan è la nostra buona, tenera e impacciata protagonista. Sembrerà di averne trovate tante come lei, nei manga. Ma io la trovo diversa da tutte.
Nonostante le continue insicurezze instillate in lei da Yano e dal loro rapporto poco stabile (perché restano sospese delle verità non dette) - affronta tutto con inaspettata maturità; anche quando le sembra di aver irrimediabilmente perso Yano e di dover quindi provare a cominciare una nuova vita senza di lui.
È profondamente innamorata di Yano, ma non ciecamente: nel senso che non subisce passivamente la presenza del "fantasma" di Nana-san o le contraddizioni e le bugie di Yano ma anzi pretende giustamente il rispetto che le è dovuto.
Ha anche lei i suoi momenti di debolezza, che sono normalissimi viste le contingenze, ma riesce comunque a uscirne con rinnovata forza (spesso grazie anche all'aiuto di Takeuchi).
E Takeuchi, povero Takeuchi!
Un buono, un pezzo di pane.
Innamorato ma non ricambiato, lotterà fino alla fine per conquistare la donna che ama... aspettando silenziosamente, pazientemente che arrivi il suo turno, che Nana si conceda completamente a lui (dimenticando quindi Yano) - ma, nonostante tutto, continuando a mettere i bisogni del suo amico quasi sempre prima dei suoi stessi bisogni.
<b>Fine spoiler.</b>
Ecco, una delle particolarità di questo manga è che non si concentra soltanto sulla storia d'amore ma anche sull'amicizia fortissima, indissolubile tra Yano e Takeuchi.
A quest'amicizia viene dedicata la stessa attenzione che viene riservata alla storia d'amore: c'è qualcosa di meraviglioso nel modo in cui continuano a starsi accanto nonostante amino la stessa donna, nel profondo affetto che li lega nonostante il tempo che passa e l'assenza.
La maturità con cui interagiscono anche i nostri protagonisti maschi, insomma, è sorprendente e contribuisce a rendere questo manga ancora più particolare, pervaso com'è da una rara delicatezza (che si scorge in ogni pagina, in ogni disegno, in tutte le parole e i sentimenti raccontati).
Per sintetizzare: "Bokura ga ita" è una storia d'amore e d'amicizia. Una storia bella, tenera, intensa, struggente.
I personaggi sono tutti interessanti e approfonditi perfettamente (anche Akiko che subentrerà nella seconda metà del manga, nella nuova vita di Yano a Tokyo).
La trama è molto particolare, sondata con tocco soffice nonostante la drammaticità degli eventi.
Dialoghi e monologhi sono assai toccanti e lo sono anche i silenzi.
Si indagano i sentimenti in maniera delicatissima, anche e soprattutto nei momenti tragici.
Non è mai banale o scontato: non lo è nelle svolte inaspettate che prende la storia nel corso dei 16 volumi (svolte che possono sembrare spiacevoli, ma perché l'autrice tende a non compiacere - non volontariamente almeno - le aspettative del lettore, anche a costo di deluderlo); e non lo è neanche nel lieto fine.
I disegni non si possono definire di certo perfetti, anzi a volte sono abbozzati, ma credo sia funzionale a rendere tutto ancora più delicato.
Insomma, è uno dei miei manga preferiti in assoluto.
Lo definirei tranquillamente un Capolavoro.
E consiglio di guardare anche l'anime: fedelissimo al manga -poiché lo segue passo passo (tranne in parte nell'ultimo episodio)- è fatto molto bene, rispettoso della delicatezza del tratto e della storia (delicatezza che si esprime perfettamente anche nelle voci soffici e pacate dei doppiatori).
Peccato solo che non segua tutta la storia, interrompendosi più o meno alla metà (prima del balzo in avanti nel tempo).
Quella parte malinconica forse allontana una fetta di pubblico perché si tende ad aspettarsi quasi solo leggerezza e spensieratezza dagli shojo (motivo per cui credo che "shojo" sia riduttivo per questo manga)... O quanto meno che i momenti di tristezza non siano così preponderanti: se si affrontano così tanti argomenti così poco allegri, la maggior parte delle persone tende a trovare tutto "troppo depresso" o "noioso" (commenti in cui spesso sono incappata).
E in effetti credo non sia un manga per tutti.
Chi si aspetta un ritmo veloce, continui colpi di scena, lotte all'ultimo sangue tra rivali in amore che si fanno sgambetti e dispetti; chi si aspetta il personaggio cattivo da odiare per fare il tifo per l'altro (l'eroe/eroina perfetto/a e impeccabile) come in ogni scontato e banale triangolo amoroso che tanto va di moda negli shojo... ha decisamente sbagliato manga.
"Bokura ga ita" è lento e così deve essere: i temi trattati non sono facili e meritano un approfondimento graduale, in punta di piedi, non un passaggio fugace e superficiale.
Proprio per questo i continui flashback sono necessari, perché il fantasma del passato di Yano è inevitabilmente onnipresente. E quel passato è imprescindibile per capire il presente.
Così come sono necessari i silenzi, le cose non dette o dette a metà (anche se possono fare rabbia a chi si mette nei panni della protagonista che subisce le menzogne).
È tutto funzionale a indagare più a fondo possibile nei sentimenti dei protagonisti.
Non si può fare il tifo per Yano o Takeuchi-kun; neanche per Nana-chan o Yamamoto-san.
Non c'è una contrapposizione netta; non c'è la volontà di eroicizzare o martirizzare un personaggio piuttosto che un altro.
Non c'è un personaggio cattivo e detestabile, così come non c'è un personaggio perfetto e impeccabile.
Ma proprio per questo a tutti possiamo affezionarci (a meno che non si è abituati - come dicevo sopra - a fare il tifo di pancia per un personaggio perché vogliamo a tutti costi un buono e un cattivo): ognuno è pieno di insicurezze e ammaccature che rendono tutto più verosimile e realistico. Ti sembra di palpare la realtà, la verità della vita quotidiana.
<b>ATTENZIONE: contiene spoiler sulla trama.</b>
E proprio in virtù di questa verità (se non si prende tutto con superficialità e pregiudizio) si riesce a provare empatia per ogni singolo personaggio: non si riesce neanche a odiare la "fastidiosa intrusa" Yamamoto Yuri che, man mano che la storia si sviluppa, comincia a prendere una sua forma che la rende umana e per questo perdonabile (nonostante certi suoi gesti che possono sembrare subdoli, cattivi o deplorevoli): a un certo punto quasi fa tenerezza, quasi ci si affeziona anche a lei, disperatamente innamorata e condannata a vivere all'ombra (del ricordo) della sorella finché non decide di riprendere in mano la sua vita (grazie anche all'aiuto di un'amica, l'unica, che in età più matura le ricorderà che ha tutto il diritto di piacersi).
Gli altri protagonisti è più facile amarli, perché sono più facilmente leggibili, più vicini ai personaggi a cui ci siamo abituati.
Ma anche Yano ha le sue inquietudini che spesso, ingiustamente e senza volerlo, fa pagare alla persona che gli sta accanto. Eppure non si riesce a odiarlo per quello che combina a Nana: anche i suoi continui errori lo rendono più umano e perdonabile. E i continui rimandi al passato sono funzionali proprio a questo.
Anche il suo rapporto con la madre, intenso e conflittuale, è assai commovente. I dialoghi tra i due sono pochi ma densi di significato: nel periodo di serenità, nella crisi tra i due e infine nella tragedia emergono alcuni dei motivi che hanno fatto di Yano il personaggio malinconico, irrequieto e inquieto che è e rimane in tutto il manga. Senza però mai perdere la tenerezza e l'amore di cui continua ad essere capace anche se prova a negarselo con tutto sé stesso perché crede di non meritarlo (motivo che lo porta ad allontanarsi da tutti, senza lasciare traccia di sé nella sua vita precedente).
Nana-chan è la nostra buona, tenera e impacciata protagonista. Sembrerà di averne trovate tante come lei, nei manga. Ma io la trovo diversa da tutte.
Nonostante le continue insicurezze instillate in lei da Yano e dal loro rapporto poco stabile (perché restano sospese delle verità non dette) - affronta tutto con inaspettata maturità; anche quando le sembra di aver irrimediabilmente perso Yano e di dover quindi provare a cominciare una nuova vita senza di lui.
È profondamente innamorata di Yano, ma non ciecamente: nel senso che non subisce passivamente la presenza del "fantasma" di Nana-san o le contraddizioni e le bugie di Yano ma anzi pretende giustamente il rispetto che le è dovuto.
Ha anche lei i suoi momenti di debolezza, che sono normalissimi viste le contingenze, ma riesce comunque a uscirne con rinnovata forza (spesso grazie anche all'aiuto di Takeuchi).
E Takeuchi, povero Takeuchi!
Un buono, un pezzo di pane.
Innamorato ma non ricambiato, lotterà fino alla fine per conquistare la donna che ama... aspettando silenziosamente, pazientemente che arrivi il suo turno, che Nana si conceda completamente a lui (dimenticando quindi Yano) - ma, nonostante tutto, continuando a mettere i bisogni del suo amico quasi sempre prima dei suoi stessi bisogni.
<b>Fine spoiler.</b>
Ecco, una delle particolarità di questo manga è che non si concentra soltanto sulla storia d'amore ma anche sull'amicizia fortissima, indissolubile tra Yano e Takeuchi.
A quest'amicizia viene dedicata la stessa attenzione che viene riservata alla storia d'amore: c'è qualcosa di meraviglioso nel modo in cui continuano a starsi accanto nonostante amino la stessa donna, nel profondo affetto che li lega nonostante il tempo che passa e l'assenza.
La maturità con cui interagiscono anche i nostri protagonisti maschi, insomma, è sorprendente e contribuisce a rendere questo manga ancora più particolare, pervaso com'è da una rara delicatezza (che si scorge in ogni pagina, in ogni disegno, in tutte le parole e i sentimenti raccontati).
Per sintetizzare: "Bokura ga ita" è una storia d'amore e d'amicizia. Una storia bella, tenera, intensa, struggente.
I personaggi sono tutti interessanti e approfonditi perfettamente (anche Akiko che subentrerà nella seconda metà del manga, nella nuova vita di Yano a Tokyo).
La trama è molto particolare, sondata con tocco soffice nonostante la drammaticità degli eventi.
Dialoghi e monologhi sono assai toccanti e lo sono anche i silenzi.
Si indagano i sentimenti in maniera delicatissima, anche e soprattutto nei momenti tragici.
Non è mai banale o scontato: non lo è nelle svolte inaspettate che prende la storia nel corso dei 16 volumi (svolte che possono sembrare spiacevoli, ma perché l'autrice tende a non compiacere - non volontariamente almeno - le aspettative del lettore, anche a costo di deluderlo); e non lo è neanche nel lieto fine.
I disegni non si possono definire di certo perfetti, anzi a volte sono abbozzati, ma credo sia funzionale a rendere tutto ancora più delicato.
Insomma, è uno dei miei manga preferiti in assoluto.
Lo definirei tranquillamente un Capolavoro.
E consiglio di guardare anche l'anime: fedelissimo al manga -poiché lo segue passo passo (tranne in parte nell'ultimo episodio)- è fatto molto bene, rispettoso della delicatezza del tratto e della storia (delicatezza che si esprime perfettamente anche nelle voci soffici e pacate dei doppiatori).
Peccato solo che non segua tutta la storia, interrompendosi più o meno alla metà (prima del balzo in avanti nel tempo).