Recensione
Mayme Angel
8.0/10
"Mayme Angel" è un'opera che si colloca cronologicamente fra "Candy Candy" e "Georgie", i capolavori della Igarashi. E' una serie breve rispetto a queste ultime, di appena 3 volumi, che presenta delle caratteristiche da "fase di transito" tra la relativa ingenuità delle avventure dell'infermiera dai codini biondi e le atmosfere ben più cupe e mature della vicenda della trovatella australiana. Analizziamola più approfonditamente.
TRAMA
Nel periodo della conquista del West, una famigliola composta dalla giovane madre vedova e dalle tre figlie Mayme, Beverly e Jodie parte al seguito di una carovana per raggiungere l'Oregon, nella speranza di realizzare i propri sogni e creare le basi per una nuova vita, fra storie d'amore, banditi e indiani, elementi immancabili in ogni produzione dal sapore western.
DISEGNI
Si è in un periodo alquanto felice per la mano della mangaka, che, pur avendo affinato il proprio stile rispetto ai tempi di "Candy", ancora non raggiunge i picchi di precisione nei dettagli ed eleganza nel tratto di "Georgie". Ciononostante, il risultato è comunque ottimo: gli sfondi, i costumi, le espressioni dei personaggi sono una gioia per gli occhi di chi è un amante degli shojo vecchio stampo. Anche il particolare più insignificante è curato attentamente, e stupisce molto l'inventiva nel creare accessori e abiti per i personaggi, sempre diversi e, spesso, abbelliti con fantasie per riprodurre le quali è necessaria molta, moltissima pazienza, e per cui c'è bisogno di un profondo amore per la propria professione di fumettista. Piccola nota finale: l'autrice utilizza il cosiddetto metodo dello "star system" di Osamu Tezuka: che non ci si stupisca, quindi, se Johnny verrà ribattezzato Arthur in "Georgie" ed Ezomatsu in "Koronde Pokkle" e se rivedremo Armand con i capelli scuri e sotto il nome di Abel, Paco, eccetera in lavori successivi.
STORIA
La storia è carina, ben strutturata, con la giusta dose di colpi di scena, di momenti drammatici e di cliché tipici dei manga del periodo, di cui costituisce un perfetto esempio. Qua e là si intuisce che, come in altri manga della Igarashi, la trama è stata modificata in corso di pubblicazione su rivista (non si spiegherebbe altrimenti l'illustrazione con cui si apre il primo volume, in cui si vedono personaggi di cui non c'è nemmeno l'ombra nel fumetto), ma la mangaka è stata sufficientemente brava da non farlo percepire al lettore. Un autentico difetto, invece, potrebbe essere riscontrato nell'eccessivo patetismo di alcune scene con l'eroina per protagonista, per mezzo della quale, almeno a mio giudizio, vengono lasciati passare messaggi non propriamente ... educativi (ad esempio, la legittima difesa è vista come un qualcosa da aborrire anche nei casi estremi e, in un'altra occasione, viene quasi fatto capire che un buon padre è tale solo se, ogni tanto, alza le mani sulla figlia in tenera età per punirla per una marachella, altrimenti cresce "viziata").
PERSONAGGI
Nella storia vengono proposti personaggi per tutti i gusti, talvolta un po' stereotipati: l'ochetta vanitosa, il maschiaccio con un lato romantico, il bel tenebroso assetato di vendetta, il bravo ragazzo, il padre responsabile, la madre malaticcia, la famiglia numerosa con i genitori che formano una strana accoppiata, la ragazzina snob e ricca, il cattivo senza scrupoli dall'apparente rispettabilità, gli indiani malvagi e quelli buoni ... Tutti questi stereotipi, però, non danno fastidio, dato che ciascuno di essi ha una giusta collocazione nella trama e un comportamento coerente. L'unica, forse, che fa eccezione è la protagonista stessa, e non perché si svincoli da qualsiasi categorizzazione, ma per via della sua ... inadeguatezza nel ruolo di "eroina", se non altro per i miei gusti. A parte le sue continue contraddizioni e le sue prese di posizione esageratamente infantili, perfino per una tredicenne (la quale, oltretutto, pensa già a sposarsi e mettere su casa), Mayme è un personaggio che difficilmente suscita simpatia nel lettore: melensa e sdolcinata, vive nel mondo delle fiabe, genuinamente convinta che un viaggio dalla costa est a quella ovest degli Stati Uniti sia una scampagnata (si permette pure il lusso di perdersi, ad un certo punto, per ... cogliere fiori) e che chi tortura e ammazza senza pietà degli innocenti per i propri interessi sia, in fondo in fondo, buono come il pane e abbia solo il bisogno di essere "redento" da quell'angelo che lei stessa dovrebbe essere. Inutile dire che almeno l'80% delle disgrazie della trama è originato dalla sua sconsideratezza e dalla sua "ingenuità" ai limiti dell'idiozia. I bei personaggi non mancano, ma fra di loro non c'è di sicuro questa ragazzina che, a conti fatti, spicca per la sua indiscussa bravura nel portare sfortuna e nel riuscire a piangere per tutto: per la gioia, per la tristezza, per la malinconia, perché non sa combinare altro e basta ...
GIUDIZIO GLOBALE
In definitiva, ci troviamo di fronte ad un manga valido, con disegni stupendi e storia prevedibile ma godibile. Dispiace soltanto la caratterizzazione dell'insulsa protagonista, a causa della quale vengono messe da parte figure ben più interessanti che, se valorizzate, avrebbero potuto alzare il livello della trama e dell'intera opera. In ogni caso, è un titolo da 8, che non può mancare sullo scaffale di chi ha un debole per le atmosfere da feuilleton.
TRAMA
Nel periodo della conquista del West, una famigliola composta dalla giovane madre vedova e dalle tre figlie Mayme, Beverly e Jodie parte al seguito di una carovana per raggiungere l'Oregon, nella speranza di realizzare i propri sogni e creare le basi per una nuova vita, fra storie d'amore, banditi e indiani, elementi immancabili in ogni produzione dal sapore western.
DISEGNI
Si è in un periodo alquanto felice per la mano della mangaka, che, pur avendo affinato il proprio stile rispetto ai tempi di "Candy", ancora non raggiunge i picchi di precisione nei dettagli ed eleganza nel tratto di "Georgie". Ciononostante, il risultato è comunque ottimo: gli sfondi, i costumi, le espressioni dei personaggi sono una gioia per gli occhi di chi è un amante degli shojo vecchio stampo. Anche il particolare più insignificante è curato attentamente, e stupisce molto l'inventiva nel creare accessori e abiti per i personaggi, sempre diversi e, spesso, abbelliti con fantasie per riprodurre le quali è necessaria molta, moltissima pazienza, e per cui c'è bisogno di un profondo amore per la propria professione di fumettista. Piccola nota finale: l'autrice utilizza il cosiddetto metodo dello "star system" di Osamu Tezuka: che non ci si stupisca, quindi, se Johnny verrà ribattezzato Arthur in "Georgie" ed Ezomatsu in "Koronde Pokkle" e se rivedremo Armand con i capelli scuri e sotto il nome di Abel, Paco, eccetera in lavori successivi.
STORIA
La storia è carina, ben strutturata, con la giusta dose di colpi di scena, di momenti drammatici e di cliché tipici dei manga del periodo, di cui costituisce un perfetto esempio. Qua e là si intuisce che, come in altri manga della Igarashi, la trama è stata modificata in corso di pubblicazione su rivista (non si spiegherebbe altrimenti l'illustrazione con cui si apre il primo volume, in cui si vedono personaggi di cui non c'è nemmeno l'ombra nel fumetto), ma la mangaka è stata sufficientemente brava da non farlo percepire al lettore. Un autentico difetto, invece, potrebbe essere riscontrato nell'eccessivo patetismo di alcune scene con l'eroina per protagonista, per mezzo della quale, almeno a mio giudizio, vengono lasciati passare messaggi non propriamente ... educativi (ad esempio, la legittima difesa è vista come un qualcosa da aborrire anche nei casi estremi e, in un'altra occasione, viene quasi fatto capire che un buon padre è tale solo se, ogni tanto, alza le mani sulla figlia in tenera età per punirla per una marachella, altrimenti cresce "viziata").
PERSONAGGI
Nella storia vengono proposti personaggi per tutti i gusti, talvolta un po' stereotipati: l'ochetta vanitosa, il maschiaccio con un lato romantico, il bel tenebroso assetato di vendetta, il bravo ragazzo, il padre responsabile, la madre malaticcia, la famiglia numerosa con i genitori che formano una strana accoppiata, la ragazzina snob e ricca, il cattivo senza scrupoli dall'apparente rispettabilità, gli indiani malvagi e quelli buoni ... Tutti questi stereotipi, però, non danno fastidio, dato che ciascuno di essi ha una giusta collocazione nella trama e un comportamento coerente. L'unica, forse, che fa eccezione è la protagonista stessa, e non perché si svincoli da qualsiasi categorizzazione, ma per via della sua ... inadeguatezza nel ruolo di "eroina", se non altro per i miei gusti. A parte le sue continue contraddizioni e le sue prese di posizione esageratamente infantili, perfino per una tredicenne (la quale, oltretutto, pensa già a sposarsi e mettere su casa), Mayme è un personaggio che difficilmente suscita simpatia nel lettore: melensa e sdolcinata, vive nel mondo delle fiabe, genuinamente convinta che un viaggio dalla costa est a quella ovest degli Stati Uniti sia una scampagnata (si permette pure il lusso di perdersi, ad un certo punto, per ... cogliere fiori) e che chi tortura e ammazza senza pietà degli innocenti per i propri interessi sia, in fondo in fondo, buono come il pane e abbia solo il bisogno di essere "redento" da quell'angelo che lei stessa dovrebbe essere. Inutile dire che almeno l'80% delle disgrazie della trama è originato dalla sua sconsideratezza e dalla sua "ingenuità" ai limiti dell'idiozia. I bei personaggi non mancano, ma fra di loro non c'è di sicuro questa ragazzina che, a conti fatti, spicca per la sua indiscussa bravura nel portare sfortuna e nel riuscire a piangere per tutto: per la gioia, per la tristezza, per la malinconia, perché non sa combinare altro e basta ...
GIUDIZIO GLOBALE
In definitiva, ci troviamo di fronte ad un manga valido, con disegni stupendi e storia prevedibile ma godibile. Dispiace soltanto la caratterizzazione dell'insulsa protagonista, a causa della quale vengono messe da parte figure ben più interessanti che, se valorizzate, avrebbero potuto alzare il livello della trama e dell'intera opera. In ogni caso, è un titolo da 8, che non può mancare sullo scaffale di chi ha un debole per le atmosfere da feuilleton.