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7.0/10
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Cage of Eden è un manga shounen pubblicato dal 2008 al 2013, per un totale di 185 capitoli divisi in 21 volumetti. Recensirlo non è un'impresa facile, perché, nonostante alcuni evidenti difetti, mi ha coinvolto fino all'ultimo capitolo. Perché solo 7 a un manga che mi ha fatto mangiare 185 capitoli in due giorni? Lo spiegherò nella parte spoiler, ma sostanzialmente è a causa degli ultimi 4/5 capitoli.

[<b>ATTENZIONE! CONTIENE LIEVI SPOILER SULLA STORIA!</b>]

Trama: La trama ha un forte debito con la serie televisiva Lost, difatti tutto comincia con la caduta di un aereo che sta sorvolando l'Oceano Pacifico, e il suo conseguente atterraggio d'emergenza su di una misteriosa isola. Tra i passeggeri dell'aereo vi è il protagonista Akira Sengoku e la sua classe, di ritorno dalla gita scolastica sull'isola di Guam. Il manga racconta le vicissitudini sulla strana isola dei sopravvissuti all'atterraggio (praticamente la totalità delle persone sull'aereo, fatto già di per sé insolito se consideriamo che di solito la percentuale di sopravvivenza ai disastri aerei è meno dell'uno percento...). Tra attacchi di animali supposti estinti e problemi sia con malattie e veleni sia con persone che, nella lotta per la vita, rivelano la loro malvagità interiore, il gruppo dei protagonisti, che oltre al già citato Akira comprende la sua amica d'infanzia Rion (i due sono innamorati ma non riescono a dichiararsi, come vuole il più classico dei cliché), il genio del computer Mariya e l'hostess Kanako Oomori, cerca di sopravvivere e di svelare il mistero che si cela dietro l'isola sconosciuta.

Personaggi: Akira è il classico eroe shounen, determinato e coraggioso, ma sottovalutato dagli altri all'inizio (nella sua casse è considerato un "pagliaccio"). Il suo pregio principale è, secondo me, la sua crescita caratteriale come "leader" del gruppo dei sopravvissuti, che gli permette di attirare a sé un numero sempre maggiore di persone che a lui si affidano senza remore.
Tuttavia non è esente da difetti, il maggiore è sicuramente una tendenza a sopravvivere a situazioni disperate in maniere assurde che, rispetto al realismo molto crudo che è presente in tutta la storia, stonano parecchio. In secondo luogo ho notato che talvolta alcune delle decisioni più azzardate che prende, e che appaiono assolutamente assurde, sembrano risultare poi corrette non a seguito di un ragionamento o di un piano pensato, ma semplicemente perché, essendo il protagonista, lui deve uscirne bene. Certo è un manga e lui è il protagonista, ma ripeto, il realismo del manga è più da seinen che da shounen, e la morte non succede solo in casi disperatissimi, ma è presente e anche ripetutamente. Di conseguenza, queste situazioni si scostano di parecchio dal tono del racconto.

Rion Akagami, l'amica d'infanzia e grande amore di Akira, è uno dei personaggi migliori del manga. E non lo dico per le tette (sì, è una super maggiorata). Ogni tanto tende a essere un po’ troppo la damigella in pericolo da salvare, ma sostanzialmente è uno dei personaggi che cresce di più e meglio nel corso della storia, e alla fine diventa una spalla fondamentale per Akira.

Shirou Mariya è il genio, il migliore della scuola e il vero cervello del gruppo. Con il suo inseparabile PC portatile è il primo ad accorgersi che l'isola non è segnata sulla cartina ed è colui che riconosce gli animali dell'isola come preistorici. Sarà lui, insieme ad Akira, a ricostruire pian piano la soluzione al grande mistero dietro l'isola.

Ultimo, ma eccezionale, Kouichi Yarai. Il classico solitario violento che si rivela avere un cuore d'oro. Le sue battaglie con gli animali sono epiche, ed è assolutamente il personaggio “badass” della storia. Inizialmente è uno che incute timore e di cui nessuno si fida, ma col susseguirsi degli eventi sarà capace di mostrare come è davvero, anche se non perderà l'atteggiamento strafottente e i modi bruschi.

Ci sono molti altri personaggi maggiori e minori, che però evito di approfondire perché sono davvero tantissimi e non finirei più. Meritano menzione la hostess Oomori, preziosa compagna dei protagonisti, l'amico di Akira, Kouhei Arita, un personaggio dalla complicata psicologia che sarà al centro di alcune delle vicende più macabre, Zaji, il ragazzo che si comporta da scemo ma nasconde grande coraggio e la bambina, nipote di un grande industriale, Miina Itsurugi (con il suo sosia, un bambino che si traveste da lei per proteggerla, uno dei personaggi più divertenti della serie). La lista non finirebbe qui, ma, ripeto, è davvero troppo lunga.

Disegni: Un accenno veloce sui disegni, che non sono niente di eccezionale o di memorabile per quanto riguarda i personaggi, i quali però sono ben caratterizzati ed immediatamente riconoscibili, mentre ho trovato fantastici quelli della quasi totalità degli animali, specialmente la tigre dai denti a sciabola.

Valutazione: premetto che la quantità di sangue, di morti e di violenza, sia reale che psicologica (non aspettatevi ragionamenti da Monster di Urasawa, ma comunque il modo in cui la natura più selvaggia dell'uomo esce è spesso inquietante) lo rende forse più un seinen, ma una certa quantità di ecchi (bagni di ragazze tutte iper-maggiorate) e le scene d'azione possono farlo comunque rientrare negli shounen.
Per i primi 180 capitoli la suspance è evidente, ma l'abilità nello svelare lentamente il grande enigma fa pensare a un manga eccellente. Peccato che gli ultimi capitoli risultino una grande delusione, non vado oltre per non spoilerare (lo farò tra poco nella sezione apposita). La media tra le cose è un onesto 7, non nego che mi ha fatto emozionare e gasare per lunghi tratti, ma la conclusione risulta davvero non all'altezza. Di conseguenza, unendo altri piccoli difetti, il voto non può andare oltre questo.

[<b>ATTENZIONE! DA QUI IN POI CONTIENE IMPORTANTI SPOILER SULLA STORIA!</b>]

Il problema principale di questo manga è che mi ha ingannato, fino all'ultimo ho avuto l'impressione che la carne al fuoco non fosse troppa, perché pian piano alcuni misteri si risolvevano e il grande disegno prendeva forma, tuttavia gli ultimi capitoli, quelli del flashback della madre di Akira, sono più volti a commuovere il lettore (e ci riescono in parte) che a spiegare effettivamente i misteri dell'isola. Abbiamo capito come e perché hanno costruito questa isola, forse ci interessa più come è successo che tutte le persone siano morte e la natura abbia preso il sopravvento (anche se su questa faccenda traspare la volontà dell'autore di mantenere un alone di mistero), e, soprattutto, come hanno fatto i protagonisti a viaggiare tot anni del futuro, e qui mi sono davvero inc@xx@to, perché non esiste di troncare il problema nel momento in cui hanno realizzato la cosa, senza provare neanche a dare una spiegazione o anche solo a fare supposizioni su come sia successo.

Parte il flashback sulla creazione dell'isola, interessante, ma si poteva risolvere in due capitoli e concentrarsi su problemi più interessanti. Inoltre il primo villain che viene introdotto (un personaggio un po "sui generis"), cioè Hades, viene lasciato a una sorte ignota (ma proprio ignota, cioè non sappiamo dove sia andato dopo un'apparizione assolutamente inutile), e insieme a lui Kouehi, altro John Doe della storia... Infine, ultimo e probabilmente non meno importante, nessuna delle coppie riesce ad avere un finale felice: Zaji si dichiara e poco dopo muore, Yarai respinge la ragazza giovane, che aveva raccolto il suo coraggio e si era dichiarata, per andare con la sensei… Rion e Akari dopo una storia che era stata un continuo avvicinamento e ripetuti sottointesi che sarebbero stati ovvietà per chiunque al mondo, e dopo tre anni di salto temporale che difficilmente saranno stati diversi, ancora nel finale non sembrano avere fatto alcun passo in avanti…

Questi erano i difetti principali che necessitavano di spoiler per essere raccontati. Insomma, il manga, nonostante un inizio e uno sviluppo piacevole e intelligente, proprio sul più bello, perde la sua capacità di gestire i molti misteri, ricadendo nel più classico sbaglio della "troppa carne al fuoco". Peccato perché la trama era intrigante, e i personaggi non le solite macchiette. Occasione mancata proprio sulla linea d'arrivo.