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"Planetarian: Chiisana Hoshi no Yume" ("Planetarian: il sogno di un piccolo pianeta") è una serie ONA di cinque episodi tratta dalla omonima opera della Key, uscita nel lontano 2004. La lunghezza così breve è dovuta alla brevità del lavoro originale, una kinetic novel di tre/quattro ore di lunghezza.

Trama: la serie si ambienta in un mondo post apocalittico, a seguito di una guerra nucleare e batteriologica; a causa di questo una pioggia incessante flagella gran parte del pianeta e l'umanità è allo sbando. In un mondo del genere, un luogo sembra rimasto come congelato nel tempo e una persona (robot) è lì pronta a ricordarci cosa c'era e cosa non è più, ma che potrebbe tornare, perché le stelle non si vedono, ma ci sono. Se a una prima (e superficiale) impressione la trama di un "rottamaio" che trova un robot, Yumeni, ancora funzionante e sceglie di rimanere lì a vedere una proiezione di un planetario può sembrare poca cosa, questo anime racchiude messaggi e piccoli passaggi che si scoprono piano piano senza fare rumore. Non è una trama piena di combattimenti, con storie di amore travolgenti o cliffhanger a ripetizione (anche perché in cinque episodi vorrei vedere cosa potrebbe entrare), ma una storia semplice che fa capire come è la normalità delle piccole cose ad essersi completamente persa nel mondo in questione. Il fatto che vedere le stelle possa essere un privilegio riservato al nostro protagonista ne è una delle forme più chiare. La serie, non volendo comunque 'spoilerare', è di genere drammatico e la Key ha abituato i suoi fan a una gestione ben precisa e caratteristica di questo tema; in questo caso però "Planetarian" è un eccezione tra le altre opere Key, visto che anche la commozione finale è frutto di qualcosa di estremamente semplice e naturale, senza drammoni particolari, poteri speciali in gioco o mondi paralleli. Allo stesso modo, ho trovato il momento della proiezione davvero bello, per come riesce a evidenziare cosa l'umanità possa fare nel bene, in contrasto con cosa ha fatto invece fuori dal planetario, nel male.
In generale quindi è proprio la semplicità e la genuinità di questa trama il suo punto di forza, perché esagerare a voler strizzare temi e sottotrame in molti anime è ciò che li porta spesso alla sconclusionatezza.

Personaggi: sono sostanzialmente solo due, se si esclude la presenza di poche persone nei flashback. Se inizialmente il nostro "rottamaio" è una persona temprata alla durezza dal mondo in cui vive e di conseguenza scorbutico, piano piano inizia ad affezionarsi a Yumeni, e forse anche a ciò che lei può rappresentare per lui: una speranza, in qualcosa di diverso dal mondo triste e grigio, coperto costantemente dalla coltre di pioggia, che invece lo aspetta. Yumeni d'altro canto è un "residuato di normalità", un pezzo del passato salvatosi miracolosamente grazie a una debole fornitura di energia al planetario. Il suo comportamento per fortuna è propriamente quello di un robot, si nota cioè molto bene come il suo modo di ragionare sia meccanico, benché ben rifinito. Questo perché molto spesso tendono invece ad abbondare personaggi robot che però sembrano in tutto e per tutto umani, soprattutto nel modo di ragionare. La tendenza delle regia a zoomare sugli occhi meccanici di Yumeni serve a ulteriormente enfatizzare la questione. Sinceramente ho trovato il comportamento e le azioni di Yumeni divertenti e per nulla fastidiose, velate inoltre da una certa tristezza per come sia sostanzialmente rimasta da sola per trent'anni senza perdere nulla del suo ottimismo e vitalità, insiti nel suo programma. E anche nei momenti in cui alcuni dubbi la assalgono, insieme magari alla tristezza di essere davvero stata abbandonata e che nessuno verrà mai più al planetario, continua a pensare che ci sia solo un bug nel suo sistema, perché in fondo è impossibile che gli umani possano aver dimenticato o non avere più alcun interesse nelle stelle. Il rapporto Yumeni/rottamaio è semplice, senza niente di amoroso o strano tra di loro, semplicemente una persona senza speranza trova qualcuno che riesce con poco a fornirgliela, e per un breve tempo lo porta in un mondo di calore in cui non c'è niente di grigio, ma semmai tutto luccica. Anche il fatto che il rottamaio, umano, non ha un nome, mentre Yumeni, un robot, ne dispone, dà l'idea dei periodi diversi in cui essi hanno vissuto.

Grafica: sinceramente non vedo proprio di cosa ci si possa lamentare, considerando anche che il progetto non godeva certo di finanziamenti mostruosi. La grafica è pulita e le animazioni sono fluide. Anche i robot in CG sono ben realizzati e non appaiono fuori posto nel mondo in questione. Qualcosa in più si poteva fare per il character desing di Yumeni rispetto alla visual novel, mentre è fatto davvero bene quello del rottamaio. Il picco massimo per la grafica si ha nel momento della proiezione del terzo episodio, dove davvero non si nota affatto che questo è, alla fine, un piccolo progetto, tanto le sequenze sono ben realizzate. La David Production ha davvero fatto un buon lavoro.

Sonoro: la OST dell'opera originale è uno dei motivi per cui essa è così apprezzata e l'anime ne attinge a piene mani. "Gentle Jena" è riproposta in più occasioni, anche in una versione aggiornata per l'occasione, e la sua bellezza e forza è rimasta intatta dal 2004 ad oggi. Molto bella anche la sigla finale dell'ultimo episodio, anche quello pezzo storico. Carina ma non memorabile la ending finale dei primi quattro episodi; peccato oltretutto il mancato utilizzo di "Perfect human" in occasione della parte centrale dell'ultimo episodio, dove sarebbe stata molto azzeccata.

In definitiva, è un anime che ha risposto in pieno alle mie speranze per la trasposizione di quella bellissima visual novel. E' sicuramente consigliatissimo ai fan dei lavori della Key ma anche a tutti quelli che cercano un'opera semplice e genuina, diversa in parte dalle altre opera della suddetta casa giapponese, che sappia commuovere senza mai esagerare o voler stupire forzatamente.