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8.5/10
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“Bakuman” è un anime di venticinque episodi prodotto nel 2010 dallo studio J.C. Staff e basato sull’omonimo manga scritto da Tsugumi Ohba e illustrato da Takeshi Obata.

Notando la sua particolare abilità nel disegno, Akito Takagi chiede a Moritaka Mashiro di diventare un mangaka assieme a lui. Il ragazzo, dapprima restio, accetta la proposta quando si scambia una promessa con Miho Azuki, la ragazza di cui da sempre è innamorato: quando il loro manga sarà diventato un anime e Miho ne doppierà l’eroina, allora i due si sposeranno. Moritaka e Takagi, soprannominati rispettivamente Saiko e Shujin, cominciano così a fare squadra comune per realizzare i loro sogni.

Dato che il fulcro dell’anime è una professione che ho sempre ammirato da quando ho scoperto i manga e gli anime, non potevo non crearmi delle aspettative prima di iniziare la visione di “Bakuman”. Per fortuna, quest’ultimo non le ha affatto tradite.
Un punto di forza della serie in questione è rappresentato dalle varie dinamiche, che molti ignorano, che portano alla realizzazione di un fumetto giapponese e che qui vengono trattate con minuzia di dettagli. Più che concentrarsi sui vari materiali e tecniche utilizzati (di cui si parla solo nei primi episodi), l’opera racconta del lungo ed estenuante percorso da intraprendere per ottenere una serializzazione su una determinata rivista. Ecco quindi che l’anime, tra tavole ridisegnate più e più volte, valanghe di idee scartate e accettate, concorsi, successi e fallimenti, riesce ad appassionare e a coinvolgere lo spettatore. Dopo qualche risvolto un po’ surreale, l’opera si dimostra estremamente realistica, e tutte le varie puntate risultano interessanti e accattivanti, grazie alle esaurienti spiegazioni che ci aprono le quinte del mondo dell’editoria, con i suoi complicati e, a volte, ingiusti meccanismi. Ma l’elemento più coinvolgente è sicuramente la passione e la forza di volontà profuse dai due ragazzi nel loro lavoro, che diventano, di episodio in episodio, sempre più tangibili. Anche una puntata fatta esclusivamente di spezzoni in cui si annunciano, di volta in volta, i risultati parziali dei concorsi, riesce a mantenere alta l’attenzione dello spettatore, poiché quest’ultimo è profondamente coinvolto nelle vicende dei personaggi, tanto da provarne quasi la stessa tensione.
Oltre agli innumerevoli sforzi compiuti da Saiko e Shujin per il raggiungimento del loro obiettivo, ammirevole è l’amicizia che li lega: un rapporto stretto, quasi fraterno, nato per caso e sviluppatosi poco a poco. Ma “Bakuman” è lo scenario perfetto anche per le questioni sentimentali: dolce e particolare è il legame tra Moritaka e Miho, fatto solo di fugaci sguardi e conversazioni via mail. Si tratta, insomma, di una relazione abbastanza insolita, ma che trova nei suoi presupposti un certo fascino.

Altro pregio dell’anime è il suo folto cast di personaggi. Che si tratti di studenti, mangaka o editor, ogni attore che interviene sul palcoscenico dell’opera riesce a conquistarsi l’approvazione di chi assiste alla loro performance. Fatta eccezione per il cantante Koogy, l’unico che non mi ha trasmesso nulla, tutti i personaggi si sono guadagnati la mia simpatia. Difficile spiegare quale sia esattamente il loro punto di forza: forse la loro positività, l’impegno, il rigore e le ambizioni, che riescono a vincere sull’introspezione psicologica di rado presente (che comunque potrà essere trattata nelle stagioni a venire). Una particolare menzione va, oltre ai due protagonisti, all’editor Hattori, competente nel suo lavoro e visibilmente affezionato ai due ragazzi, per i quali si prodiga disinteressatamente. Infine, anche soggetti come Eiji Niizuma, di primo acchito strambo e fuori dalle righe, riescono a farsi amare: quest’ultimo, tra l’altro, è un elemento essenziale per il lato umoristico dell’anime.

Passando al comparto tecnico, nessuna eccellenza, ma neanche grave mancanza, da puntualizzare. Il character design è abbastanza curato: l’unica pecca sono i visi, a volte, un po’ allungati e appuntiti. Le animazioni sono nella media, i fondali dettagliati quanto basta. Le OST sono orecchiabili, così come le sigle.

In conclusione, la prima serie di “Bakuman” è stata una piacevole sorpresa. Interessante e scorrevole, fa di “sogni”, “amicizia” e “amore” le sue parole chiave. I personaggi, tutti alla mano e accattivanti, gettano ottime basi per un futuro approfondimento psicologico. La tappa iniziale del percorso intrapreso da Saiko e Shujin non delude affatto: voto 8,5.