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Attenzione: la recensione contiene spoiler

"5 cm per second" o in Italia "5 cm al secondo", è un opera dell'ormai famoso Makoto Shinkai, e a mio parere, la meno riuscita, per non dire la più brutta.
Shinkai prende una storia e la spacca in tre pezzi, creando un opera poco funzionale e scorrevole, e ci fa un film. E tutti urlano al capolavoro e gli lanciano appresso premi. Io onestamente invece non ce la faccio proprio.

L'idea di base, se pur non così innovativa, è buona: raccontare la vita di due persone e la loro storia affettiva riducendo tutto a tre momenti davvero importanti della loro vita, che però ci dovrebbero dare il quadro generale. Ci è riuscito? Ni. In modo soddisfacente? Secondo me no.
La storia di Takaki e Ikari parte già dal presupposto che anche senza un minimo di spiegazione il pubblico afferri i più piccoli dettagli e che ne ricavi le conclusioni. Non è proprio così.
La prima parte, o episodio, di "5 cm" ci presenta i personaggi: due bambini piccoli e malaticci che per le loro somiglianze diventano amici e si legano tanto. Poi Ikari deve trasferirsi e i due si continueranno a sentire tramite lettere. Il distacco non è facile, ma i due si vogliono bene e ogni lettera è una festa. Finché Ikari non parte per andare a trovare l'amica e qui i primi drammi. Una traversata apocalittica fra la neve, quattro ore di ritardo e un bacio che intristisce il Takaki bambino. Una nottata in una capanna (?) e il viaggio di ritorno. Non male la narrazione e l'incipit è buono. Il problema del voiceover continuo e che mette l'ansia però è stato tutt'altro che minimo. Ma serviva a scopo narrativo. E sia.
Il secondo episodio invece è stato solo una disperazione infinita. Takaki ora vive su un isola e ha una ragazza che lo ama da morire, ma lui nemmeno se ne accorge e continua a mandarsi email da solo o a scriverle e cestinarle. A questo punto probabilmente Ikari è già uscita di scena ma non è dato a sapersi. O comunque non per lui.
Terzo e ultimo episodio: una conclusione stonata, frettolosa e patetica. Non sappiamo cosa sia successo fra i due, ne perché Ikari stia per sposare un altro, ne che fine abbia fatto la ragazza dell'isola. Non sappiamo nulla. Solo che Takaki pensa ancora a Ikari, sprecando così anni della vita, e che alla fine chiude il capitolo Ikari solo perché la sua vita è triste e vuota, e realizza che magari non deve per forza fare così schifo.

Cosa c'è di poetico in un personaggio così disadattato e inumanamente romantico? Va bene coltivare i bei ricordi, ma qui siamo all'ossessione, e ad una malinconia patologica.
Del film possiamo sicuramente decantare la bellezza dei disegni, delle musiche e delle ambientazioni, ma in tutta onestà i dialoghi mi sono sembrati spesso forzati, e ad un certo punto il linguaggio poetico anche per descrivere le ore che passano turba non poco.
E onestamente un'opera dalla notevole bellezza estetica ma priva di una trama logica e chiara non ha valore personalmente scrivendo. Quest'opera è in breve tutta una forzatura: il linguaggio è forzatamente poetico, il protagonista è irrealmente romantico e idealista, e la storia prende una piega decisamente poco probabile nella realtà.
E la cosa più fastidiosa in assoluto è la mancanza totale di spiegazioni logiche e chiare, sostituite dai vaneggi pseudo poetici di non uno ma tutti i personaggi. Oltre all'incredibile senso di ansia e inquietudine che i vari episodi trasmettono. Unico punto dell'opera, comunque, a renderla sufficiente.
Mi dispiace davvero che quest'opera abbia deluso così tanto le mie aspettative, perché le altre dello stesso autore non l'hanno fatto. Però forse è ancora più dura per "5cm al secondo" uscire viva dal giudizio dello spettatore proprio perché messa a confronto con altri capolavori veri.
Mi mantengo sul 6,50/7 solo perché è un opera comunque migliore di tante altre porcherie estetiche e narrative che vanno in giro in e fuori dal Giappone, ma sicuramente non è un opera che comsiglierei di vedere per rilassarsi un po' e se alla ricerca di qualcosa di ottimo.