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Recensire il proprio manga preferito non è facile, perchè si ha sempre paura di non essere oggettivi. Sono un lettore di manga dal 2001 (vedevo gli anime già molto prima) e Kodocha è stato uno dei primi che ho letto. Nonostante gli anni e i manga che ho avuto l'occasione di leggere, nessuno è riuscito a entrarmi nel cuore più di questo. Dal momento che mi sono permesso di dare 10 come voto, voglio a tutti i costi motivare la mia scelta.
Miho Obana è un'autrice che riesce a unire comicità e drammaticità come non ho mai visto. Non solo alterna questi momenti, ma è anche in grado di fonderli in un unico contesto. Personalmente mi sono ritrovato a ridere più volte leggendo Kodocha, nonostante mi fossi commosso poco prima per qualcosa di triste, per poi tornare nella medesima condizione. Non penso sia da tutti riuscire a trasmettere al lettore emozioni di questo tipo, sembra quasi una manipolazione. Probabilmente ciò che ha reso le vicende e i personaggi così reali, è lo spirito con cui l'autrice ha affrontato l'opera nella sua stesura: questo lo si apprende dalle note, nelle quali più volte era turbata per i suoi stessi personaggi, col timore continuo che prendessero strade non decise da lei. Questo è ciò che accade quando dei personaggi sono così reali da sfuggire al tuo controllo di autore.
Non parlerò della trama generale, perché la conoscono tutti, piuttosto vorrei soffermarmi sulla figura della protagonista. La conosciamo come una bambina forte, la nostra Sana Kurata, idol crescente e attorniata da tante persone che le vogliono bene. Tuttavia l'autrice decide di demolire progressivamente questa sua fanciullezza: infatti col trascorrere del tempo Sana si ritrova in crisi in tutti i suoi rapporti più importanti, a partire dai suoi compagni di classe, proseguendo con Rei il suo manager e infine addirittura con sua madre. E' un crescendo che ha quasi del crudele, ma che contribuisce a toccare i temi più disparati e a creare personaggi complessi. Infatti i personaggi apparentemente divertenti, come la madre di Sana, scelgono in alcuni momenti di indossare delle maschere, proprio per celare il più possibile le proprie preoccupazioni e insicurezze o per trasmettere positività agli altri. In Kodocha uno dei messaggi più forti è proprio questo: sorridi alla vita e preoccupati dei problemi quando sarà il momento di farlo, è inutile entrare prima nel pallone. Lo stesso fa la protagonista. Solo molto più avanti infatti il lettore apprenderà che Sana non è solo quello che sembra, che la sua vita per come l’abbiamo conosciuta non è stata così casuale. Il tutto, la sua scelta di essere una idol ad esempio, ha fatto parte di un progetto più grande, ovvero ritrovare la sua vera madre biologica. Questa è una cosa che generalmente in un’opera non accade: il lettore infatti è abituato a conoscere il protagonista alla perfezione perché lo vede muoversi dall’inizio, senza preoccuparsi troppo del suo passato (che semmai viene raccontato quando la trama lo richiede). In Kodocha invece abbiamo una protagonista che insieme al suo backgrond ha nascosto grandi emozioni al lettore, il quale si ritrova poi spiazzato.
Fra i temi che sono affrontati in Kodocha vi è anche, oltre all’adozione e all’analisi completa della figura del genitore, il rifiuto da parte della propria famiglia, il senso di colpa per aver portato alla morte qualcuno a noi caro, la depressione che tutto ciò scaturisce e le conseguenze che tutto questo ha sulle persone che abbiamo intorno… perfino il desiderio del suicidio. Tutti questi elementi fanno riferimento principalmente al personaggio maschile principale Hayama Akito, il quale vive dei rapporti molto bruschi con i propri familiari. Un ragazzo incapace di vivere, che ha perso del tutto la voglia di farlo e che solo grazie a Sana poco per volta imparerà ad apprezzare la vita. Per poi aiutarla a sua volta, con i suoi modi, quando sarà il momento di farlo.
Con lo scorrere della trama vi saranno anche alcuni episodi di violenza, che sicuramente non rendono la lettura adatta al pubblico più giovane.
Non mancheranno ovviamente gli intrecci amorosi, si tratta pur sempre di uno shojo manga. Entreranno in scena personaggi coprotagonisti quasi concepiti per questo scopo, come Naozumi e Fuka.
Riguardo all’edizione italiana, Dynit ha fatto un lavoro tutto sommato più che dignitoso. Nulla da dire alla grafica, davvero bella, ma i materiali utilizzati non sono proprio il massimo. Le pagine sono piuttosto scure, di carta un po’ troppo ruvida e i volumi si scollano facilmente. Io ci faccio molta attenzione perché sono un collezionista perfezionista, ma essendo il mio manga preferito è ovviamente anche quello che rileggo più spesso e sto pensando di prendere una doppia copia per tutelarmi dai vari incidenti durante la lettura, qualora il manga andasse mai fuori catalogo.
I disegni dell’autrice sono indubbiamente molto particolareggiati, specie gli occhi e gli abiti. Sicuramente in giro si trovano autori più dotati, tuttavia io ritengo uno stile di disegno molto adatto alla storia, specie perché le espressioni sono davvero ben fatte. Se uno dovesse trovare il pelo nell’uovo forse sono disegni un po’ elementari se confrontati ad altri autori, ma comunque sono gradevoli e non ci sono problemi strutturali. Non darò 9 solo per i disegni insomma, che non saranno ai livelli delle Clamp, ma sono ben oltre il livello medio!