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Dopo la coraggiosa Merida by Pixar, la combattiva Nakaba di Dawn of the Arcana e la focosa Yona di Akatsuki no Yona, era quasi ovvio aspettarsi che la nuova principessa rossa made in Japan fosse anche lei una che spacca tutto. E invece no, Shirayuki, che ha i capelli dello stesso colore di una mela rossa, è la meno combattiva tra le colleghe sopracitate, forse semplicemente perché l a sua storia, romantica e sognante, non le chiede di esserlo e le domanda solo di vivere a testa alta una bella storia d’amore mentre percorre il cammino della vita.

Tratto dal manga di Sorata Akizuki, la serie anime di Akagami no Shirayukihime si compone di 24 episodi andati in onda sulle tv giappponesi e divisi in due cour. Presente nella classifica dei manga che i giapponesi vorrebbero vedere trasposti in anime, si tratta di uno di quegli ormai rari casi di anime tratti da shojo manga, quel tipo di storie di cui i fan del genere sono sempre più affamati e mai troppo sazi.

Shirayuki è una ragazza semplice dotata di una caratteristica molto particolare: una chioma di un rosso intenso che non passa certamente inosservata. A notarla è giust’appunto Raji, principe del suo paese natale, Tambarun, che incuriosito dal peculiare colore di capelli della ragazza, decide di prenderla con sé come concubina. Shirayuki non ci pensa nemmeno ad accontentare lo stupido principe e fugge via. L’incontro del destino avviene in un bosco, quando s’imbatte in un ragazzo al quale curerà le ferite. La nostra protagonista è infatti un’erborista e sfrutta al meglio le sue conoscenze per salvare Zen, che scopriremo essere il secondo principe di un paese vicino, Clarines. Se è vero che, come dice Zen, il rosso è il colore del destino, anche il loro incontro non è casuale e Shirayuki si ritroverà presto al palazzo del bel principino per il suo apprendistato come erborista di corte. Da questo momento inizia la nuova vita della ragazza, ferma e decisa a costruire passo per passo una vita e un destino di cui sarà artefice ella stessa, senza rinunciare, come in ogni favola romantica che si rispetti, all’amore.

A leggere il titolo di questa serie (Biancaneve dai capelli rossi) si potrebbe pensare ad una rivisitazione della favola Biancaneve e i sette nani, ma appare subito evidente che della favola dei fratelli Grimm, questa storia ha ben poco e prende in prestito da essa solo il nome della protagonista e qualche espediente, vedasi la mela avvelenata. Al contrario delle avventurose colleghe Yona e Nakaba, Shirayuki vive una storia abbastanza semplice e lineare, nella quale i suoi capelli rossi sono più un pretesto che non un simbolo o un segno di qualcosa di più. Shirayuki non deve riconquistare un trono usurpato, non deve nemmeno fermare una guerra tra due nazioni; la ragazza deve solo trovare un posto in cui scrivere la propria storia, aiutata dalle persone che ama e in particolare da quella persona che ama. Più facile a dirsi che a farsi, perché da brava eroina shojo, Shirayuki dovrà affrontare parecchie difficoltà per vedere realizzati i suoi sogni. Tra un rapimento e l’altro, il tirocinio per diventare erborista di corte, i simpatici capricci del principe Raji, disavventure varie e gli immancabili problemi dati dalla differenza di rango tra lei e l’amato, la nostra rossa affronta ogni giorno con decisione e fermezza, mettendo costantemente in mostra (forse anche troppo) la sua incrollabile volontà e determinazione.

Akagami no Shirayukihime si presenta quindi come una storia semplice, fatta di personaggi genuini e per nulla complessi, che in maniera abbastanza trasparente mettono in mostra sentimenti, scopi ed emozioni. Se la serie è quindi un romantico slice of life ambientato al tempo di dame e cavalieri, divertente, semplice, che aggiunge ogni tanto un pizzico di avventura, per forza di cose si trova a mancare di mordente rispetto ad altre serie simili, attestandosi su un andamento tranquillo che solo qualche volta concede qualche guizzo emozionale. Questo non significa certo che la serie sia necessariamente noiosa, ma un pizzico di verve in più e un maggior approfondimento dei personaggi avrebbe giovato a renderla più intensa e attiva.
Da notare anche come Shirayuki e Zen, protagonisti quasi assoluti, siano personaggi un po’ troppo fatti e finiti, che partendo da una base caratteriale abbastanza predefinita, non si evolvono particolarmente, come se fossero già completi come persone e personaggi. Shirayuki, che non ha difetti evidenti, sembra un’eroina troppo perfetta mentre l’adorabile principe azzurro Zen è… un po’ troppo “azzurro”. Nonostante rinnovino ogni giorno i loro buoni propositi di crescita personale e lavorativa, in realtà sembrano già perfetti così come sono, anche se Zen dimostra a volte un carattere un po’ infantile (rimanendo però sempre nel campo dell’adorabilità). Insomma, dei personaggi meno perfetti e in continua evoluzione avrebbero reso, a mio parere, la serie più avvincente e coinvolgente, allo stesso modo, un approfondimento degli altri personaggi avrebbe giovato a dare un senso di vera coralità all’opera (un esempio: la storia di Kiki è stata abbastanza sintetizzata, facendo perdere molto di ciò che è il personaggio).

A dispetto dei difetti sopra elencati bisogna però dire che Akagami no Shirayukihime vuol essere una serie dal contenuto romantico, che regala momenti emozionanti non in battaglie e colpi di scena, ma nell’esprimersi dell’amore dei suoi protagonisti. Una storia per romanticoni insomma, che non mancherà di far battere il cuoricino davanti alle principesche dichiarazioni d’amore di Zen o ai suoi baci appassionati. Nonostante l’eccessiva perfezione dei suoi protagonisti, ci troviamo comunque davanti a personaggi ben costruiti nel loro ruolo, che mostrano una non indifferente gentilezza di modi e sentimenti, atteggiamento questo che pare essere ormai “fuori moda” per gli standard di molti moderni shojo manga.
Menzione d’onore va fatta a due personaggi che in poco tempo hanno saputo accaparrarsi la simpatia degli spettatori: Raji e Obi. Il primo, è il classico esempio di ciò che manca a Zen e Shirayuki, ossia un’evoluzione e una concreta maturazione come persona e come sovrano; il secondo, oltre ad avere dalla sua simpatia e bell’aspetto, si mostra nei confronti della nostra eroina, dolce ma al contempo più virile del collega Zen, dando l’impressione del ragazzo “pericoloso” ma con il quale poter davvero vivere tante avventure, non solo romantiche. Insomma, paradossalmente, un duo di comprimari è meglio riuscito della coppia protagonista, pur non volendo rinnegare la bontà di Zen e Shirayuki come personaggi principali della storia.
L’anime è stato diviso in due parti: nella prima si è dato spazio ai due protagonisti, al loro incontro e allo sbocciare (piuttosto rapido) del loro amore, mentre nella seconda si è cercato di sviscerare il loro background, soprattutto relativamente alle questioni familiari.

Esteticamente la serie si presenta molto bene, con un chara che riprende lo stile più recente della Akizuki (con volti più tondeggianti e meno spigolosi), dei bellissimi colori e buone animazioni. La colonna sonora non risalta particolarmente, le stesse sigle, seppur in linea con l’atmosfera della serie, sono forse un po’ troppo insipide, sarà pure che non apprezzo particolarmente la voce di Saori Hayami (doppiatrice di Shirayuki). Bene il doppiaggio, in particolare un dolcissimo Ryota Ohsaka nei panni di Zen, un intrigante Nobuhiko Okamoto come voce di Obi e il sempre perfetto Jun Fukuyama che presta la voce a Raji. Da menzionare Akira Ishida, perfetto nel ruolo dell’intrigante e misterioso principe Izana.

Nella sua semplicità e nel suo andamento lento e pacato, Akagami no Shirayukihime è una serie dolce, romantica e divertente, che propone al suo pubblico una storia d’amore dal gusto classico delle fiabe: un innamoramento istantaneo, che unisce i due amanti senza bisogno di ragioni, come a voler dire che i due erano destinati ad incontrarsi e a stare insieme. La serie ci mostra una protagonista decisa e determinata a scrivere da sé la propria vita, nel luogo che ha scelto e con le persone che ha scelto, senza farsi condizionare da nulla. Una dimostrazione di forza d’animo che può apparire, da un certo punto di vista, stucchevole e fin troppo costruita, ma che nell’estremizzazione del concetto è comunque veicolo di un messaggio più che positivo.