logo AnimeClick.it

-

Avete presente uno di quei piatti, creati dagli avanzi del giorno prima, che vengono serviti nei buffet? L'immagine descrive perfettamente il ruolo che ricopre "Nisekoi" all'interno del mondo dei manga giapponesi. L'opera di Naoshi Komi, infatti, è un amalgama di cliché, idee riciclate e situazioni da manga Harem tradizionale in cui c'è ben poco spazio all'originalità. Tuttavia non si può dire che questo sia di per sé un male; esattamente come accade per i "pasticci" fatti con gli avanzi, se "cucinata" con maestria e sapienza anche un'opera del genere, che non aspira minimamente a essere un capolavoro e che punta solamente al puro intrattenimento, può diventare un prodotto piacevole da consumare.
Questo non accade però con "Nisekoi" poiché gli ingredienti scelti dall'autore sono i peggiori in circolazione: personaggi piatti e stereotipati che dominano la scena lasciando da parte quelli più interessanti; situazioni irreali e ridicole che si ripetono all'infinito e un trio di protagonisti la cui timidezza supera ogni possibile immaginazione sfociando spesso nell'idiozia più completa, che sbiadisce ciò che di buono e interessante c’è in loro. Il tutto causato, con ogni probabilità, dall'incapacità dell'autore (o del suo editore) di capire quando una storia non ha più niente da dire e deve terminare; un vero peccato, perché in mezzo a questo miscuglio indigesto c'era una buona storia (e buoni personaggi) che meritava di essere raccontata.

La prima parte di “Nisekoi”, infatti, presenta alcuni spunti interessanti, a partire dalla premessa che rende l'opera una sorta di "Romeo e Giulietta" all'inverso: Raku e Chitoge, figli di due famiglie di malavitosi in lotta fra di loro (un argomento che non verrà mai sviluppato minimamente dal manga, ma solo svilito al termine), vengono costretti dai rispettivi padri a fingere di essere fidanzati per far cessare la lotta tra le due fazioni. Questo dà il là a diversi problemi: innanzitutto Raku e Chitoge non si sopportano ma sono costretti a stare assieme e a mentire ai loro amici, tra cui c'è Onodera, compagna di classe innamorata (e segretamente ricambiata) da tempo di Raku; a complicare ulteriormente le cose è una promessa di amore fatta da Raku dieci anni prima dell'inizio della storia a una misteriosa bambina di cui non ricorda faccia e nome(situazione che ricorda molto da vicino la stessa di "Love Hina") e la timidezza smodata dei tre, che impedisce per praticamente tutto lo svolgimento della storia la creazione di situazioni vagamente conflittuali. Se il resto della storia fosse ruotato attorno a queste premesse, magari con l’aggiunta delle vicende laterali di alcuni personaggi secondari come Maiku e Ruri a fare da diversivo alla storia principale, ne sarebbe venuta fuori una storia semplice ma accattivante, con personaggi curati e in cui ogni lettore avrebbe potuto prendere una parte e scegliere quale ragazza sostenere nella lotta al cuore del protagonista.
La scelta dell'autore, invece, è stata drastica. Perché lanciarci in dichiarazioni, cuori spezzati, indecisioni e riflessioni sulle dinamiche di coppia (che per essere scritte richiedono una certa dose di attenzione e fatica) quando possiamo allungare il tutto mettendo dentro nuove contendenti al cuore di Raku (con innamoramenti forzati o irreali e vagamente illegali), saghe interminabili di azione con combattimenti degni dei migliori shonen, inutili complicazioni sulla questione della "promessa" e piccoli episodi autoconclusivi o cicli che durano qualche capitolo ma che non fanno avanzare la trama di un millimetro? Grazie a questo, la bontà della premessa iniziale va a farsi benedire, annacquata da un’enorme quantità di materiale non richiesto che rallenta la narrazione disperdendone gli elementi interessanti e bloccando, di fatto, l'evoluzione dei personaggi (c'è un numero di volte massimo in cui posso accettare che un personaggio si domandi "ma potrei piacere a XXX?" "Ma YYY ha fatto questo perché ci tiene o perché sono un amico/a?" prima che la situazione diventi ridicola). Il filo del discorso viene ripreso dall'autore solo negli ultimi capitoli quando, dopo aver chiuso con molte forzature tutte le storylines aperte e aver congedato con disonore nel giro di qualche capitolo le pretendenti in eccesso, la storia torna ai buoni spunti di partenza; troppo tardi per salvare l'opera dall'affogamento auto inflitto nel mare della banalità e della noia.