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Solitamente sentendo il nome Akira Hiramoto la gente associa subito l'autore alla sua opera più famosa, "Prison School". Non sono in molti però a sapere che Hiramoto ha lavorato su un altro manga di livello decisamente superiore: sto parlando di "Me and the devil blues". Scordatevi i toni divertenti di "Prison School", scordatevi le tette, scordatevi del concorso di miss maglietta bagnata, l'autore in questa opera tratta degli argomenti agli antipodi rispetto a quelli del suo ultimo manga.
"Me and the devil blues" è un'opera del 2004, accantonata dall'autore dopo 4 volumi, che utilizza come protagonista un personaggio realmente esistito: Robert Johnson, universalmente riconosciuto come una leggenda della musica blues. La sua oscura biografia, scarsamente documentata, e la sua morte misteriosa all'età di soli ventisette anni hanno contribuito notevolmente ad alimentare le fosche leggende sulla sua figura già circolanti in vita. Hiramoto fa ruotare il suo racconto proprio attorno alla diceria secondo cui il chitarrista avrebbe fatto un patto con il diavolo per imparare a suonare.
Ci troviamo negli anni '30, il nostro protagonista RJ è un ragazzo buono ma pigro, ha una moglie incinta che ama ma spesso preferisce spendere il suo tempo a bere e ascoltare il blues nel locale vicino a casa sua. Spinto dalla frustrazione per non essere in grado di suonare bene la chitarra, fa un patto con il diavolo. Da questo momento in poi inizieranno tutta una serie di eventi che sconvolgeranno completamente la vita di RJ, che inizierà la sua avventura con il losco Clyde Barrow, un giovane ladro con cui finirà invischiato durante una rapina.
Ok chiudiamola con la trama, anche per evitare di spoilerare, e iniziamo a parlare dei numerosi pregi dell'opera.
Hiramoto riesce a descrivere perfettamente l'America della Grande Depressione, l'ambientazione, il contesto (la povertà e il razzismo), i dialoghi, i personaggi.
Credo di non aver mai letto un manga i cui personaggi sono così realistici, caratterizzati meravigliosamente pur senza che ci venga raccontato il loro background ma solo tramite le loro azioni e i loro comportamenti, il che a mio avviso è ancora più difficile. E' incredibile che un'opera del genere sia stata realizzata da un giapponese, da ogni pagina traspare quel tipico feeling western che se una persona qualsiasi dovesse aprire un punto a caso direbbe "Cazzo, questi sono sicuramente americani!" La narrazione scorre liscia come l'olio, passando spesso da un ritmo caotico ad uno più lento senza che questo intacchi negativamente la trama, piena di colpi di scena e rivelazioni scioccanti sempre coerenti con il setting.
Per quanto riguarda l'arte vengono raggiunti dei livelli incredibili di realismo e dettaglio. Stiamo parlando di completamente altra roba rispetto a "Prison School", non solo per quanto riguarda il disegno, molto tetro e super realistico, ma anche per quanto riguarda il paneling e le prospettive, distorcendo spesso le vignette ottenendo un effetto simile a quello già utilizzato da Keiichii Koike e altri maestri della decostruzione. Le scene sono talmente gestite bene che alle volte sembra di guardare un film in movimento.
E' una storia drammatica con tinte dark/horror, con una massiccia dose di violenza, un pizzico di sovrannaturale e un bello scorcio di quella che era l'America sudista degli anni '30, rappresentando la povertà delle minoranze e il forte razzismo che dilagava in quel periodo.
E' vero, il manga non è concluso e probabilmente mai si concluderà, ma vi consiglio caldamente di leggerlo perchè è un'opera mastodontica unica nel suo genere.