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7.0/10
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In onda dal luglio di quest’anno e conclusosi ieri, “Koi to Uso” (恋と嘘) - o “Love and Lies” - è la trasposizione animata (regia: Takuno Seiki; studio: Liden Films) dell’omonimo manga, concepito da Musawo Tsugumi e pubblicato da Kodansha.
Lo svolgimento è molto più semplice di quanto si potrebbe pensare leggendo la sinossi, ma offre comunque un ampio ventaglio di punti di vista che, insieme alle ambiguità più o meno rilevanti dei personaggi, rende il tutto più interessante.

“Koi to Uso” è un anime sentimentale (tuttavia classificato come shounen e non come shoujo, cioè rivolto a un pubblico maschile piuttosto che femminile) ambientato in un universo “distopico”. Perché “distopico” fra le virgolette? Perché, se è questo l’elemento che, leggendo la sinossi, mi ha intrigato di più, devo dire che purtroppo nello svolgimento della storia non è poi così presente, soprattutto in quanto verranno rivelati diversi metodi per contrastarlo senza grosse ripercussioni.
Ma in che cosa consiste questa distopia costruita male (dall’autore o dall’universo stesso in cui vivono i personaggi)? Il Governo, dopo un attento studio delle personalità e degli interessi, assegna un partner a tutti coloro che hanno compiuto sedici anni. Una volta avvenuta l’assegnazione, i due ragazzi - monitorati dal Governo - inizieranno a frequentarsi e con ogni probabilità - essendo la loro unione basata sulla compatibilità - si sposeranno e metteranno su famiglia.
Nejima Yukari sta per compiere sedici anni, ed è innamorato di Takasaki Misaki dalle elementari; la sera prima del suo compleanno, credendo di non essere ricambiato, decide di confessarle il suo amore, e inaspettatamente anche Takasaki dice di provare lo stesso per lui. Scattata la mezzanotte, Yukari riceve un SMS in cui viene informato del nome della sua partner, che si rivela essere proprio Takasaki. Pochi istanti più tardi, il suo cellulare si spegne, e due lavoratori del Governo gli consegnano i documenti ufficiali relativi alla sua futura moglie. Il nome presente sui documenti è quello di Sanada Lilina e, quando Nejima dice loro dell’SMS apparso sul suo cellulare, gli viene comunicato che l’unica modalità ufficiale e sicura per venire a conoscenza del nome del proprio partner è attraverso i documenti cartacei consegnati dal Governo.

Tali premesse sollevano fin da subito moltissimi interrogativi: chi ha inviato l’SMS al protagonista? È davvero il documento cartaceo a dichiarare la verità? La sua partner predestinata è davvero Sanada Lilina? Oppure si tratta di Takasaki Misaki, ma il governo ha deciso di usare il loro caso come esperimento per dimostrare i pregi - o al contrario i difetti - del sistema adottato? E soprattutto: Nejima continuerà ad amare Takasaki? Oppure conoscere la sua futura moglie farà vacillare i suoi sentimenti nei confronti della prima?
Devo ammettere che all’inizio l’idea di una commedia amorosa ambientata in un universo distopico ha smorzato il mio entusiasmo, ma al contrario delle aspettative i primi episodi mi sono piaciuti molto - merito, probabilmente, del contesto in cui viene inserita la vicenda.
Come ho già detto in precedenza, fin dal primo episodio vengono sollevati moltissimi interrogativi che stuzzicano la curiosità dello spettatore, in quanto l’intreccio che si viene a creare (ovvero il triangolo protagonista maschile-ragazza da lui amata-sua futura moglie, con l’aggiunta extra del migliore amico di Yukari) è fin da subito molto movimentato.
L’elemento preponderante è sicuramente quello sentimentale, mentre la distopia è piuttosto blanda e, ribadisco, mal costruita (insomma, se state pensando a qualcosa come “1984” di G. Orwell, smettete pure di illudervi); per quanto riguarda la commedia, invece, le gag sono piacevoli e ben distribuite, anche se con l’avanzare della vicenda si eclissano a causa del teen drama amoroso che coinvolge i quattro protagonisti.

Sono proprio i personaggi e le loro ambiguità il punto forte dell’anime - e in parte, paradossalmente, anche ciò che dopo un po’ ha cominciato a venirmi a noia. Questo non è necessariamente un male, infatti ho espresso un’opinione strettamente personale; se si considera il tutto con oggettività, i difetti dei personaggi sono stati resi tanto bene, da renderli a tratti insopportabili, e questo accade spesso e volentieri anche nella realtà.
Yukari si può definire senza problemi un inetto; è una persona non particolarmente bella né particolarmente brava in qualcosa - e questo lo ammette lui stesso -, ma soprattutto è perennemente confuso e nella maggior parte dei casi non riesce a capire i sentimenti di chi gli sta intorno; Takasaki (che, sempre parlando personalmente, è stata per me il maggior motivo di disturbo durante la visione) è così ambigua da apparire spesso come un’ipocrita, ma d’altronde le persone coinvolte negli intrecci d’amore e che ne soffrono si comportano spesso in modo scorretto - se il titolo dell’anime contiene la parola “bugie” un motivo ci sarà, no? Lilina, che è molto diversa da come ci si potrebbe aspettare, appare sicuramente più innocente e buona di cuore rispetto a Misaki, ed è l’unico personaggio il cui comportamento pare evolversi e maturare. Nisaka, il migliore amico di Yukari, non mi ha colpito particolarmente, ma è una sorta di grillo parlante, ed è forse grazie a lui che ogni tanto il protagonista appare un po’ più sveglio del solito.
Fortunatamente i personaggi non sono divisi in chi mente e in chi ama. Inizialmente ci si potrebbe aspettare una sorta di dicotomia bugie/amore che opponga le protagoniste femminili, ma entrambe amano ed entrambe mentono, e così fanno anche i protagonisti maschili, rendendo labile il confine fra due elementi molto diversi fra loro, ma che troppo spesso - per bene o per male - coesistono.

Per quanto riguarda l’audio, le musiche passano in sordina, con una opening orecchiabile ma troppo monotona, mentre il comparto grafico - a parte gli occhi esageratamente grandi e i menti spesso inesistenti - è piuttosto buono (molto bello l’utilizzo dei colori e delle luci in alcune scene).

Purtroppo, dopo il plot twist del quarto episodio, l’anime è andato a rilento, e a tratti mi è sembrato perfino ripetitivo (vedasi le scene fra Nejima e Takasaki), inoltre il finale mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca, perciò il mio giudizio conclusivo è un po’ più basso di quanto avevo stimato durante la visione della prima parte.
Tutto sommato, però, “Koi to Uso” mi ha piacevolmente intrattenuta e voglio assolutamente vedere come andrà a finire.