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"Litchi hikari club" è la stella del mattino di Furuya così come l'Hikari club è la stella del mattino di Keikou.
Dopo alcune opere dalla dubbia valenza, quali "Pi" e "51 modi per salvarla", Furuya nel 2006 (e successivamente nel prologo del 2011) torna, difatti, a scrivere qualcosa di prepotentemente incisivo. Nello stesso incisivo modo questo circolo privato si scaglia nei tenebrosi ed atri cieli di Keikou, la città fuliginosa e industriale che rappresenta la decadenza moderna, cercando a suo modo di scacciarne le ombre.
Nato come un mero trio adolescenziale i cui nomi hanno sviluppato, casualmente e non, il nome "hikari" (luce), con l'arrivo di un flemmatico, ma intelligente Tsunekawa, il club gradualmente, in un modo che gli stessi appartenenti, sempre più numerosi, non riescono bene a definire razionalmente, si sposta verso posizioni estreme.
Tsunekawa, ora definito Zera, autoproclamatosi Imperatore, rappresenta la massima sconfitta che quel mondo così disperato ha partorito. La sconfitta che ha il compito di abbattere il mondo putrido da cui è stata generata, ma la cui eccessiva volontà di potenza giunge col causarne l'autodemolizione, in una specie di deflagrazione che distrugge sé e ciò che ha intorno. In questo senso, l'anelito verso l'eterna giovinezza che Zera inizialmente proclama e che presenta sotto forma di litchi, ricollegandosi alla leggenda di Yang Guifei, non è reale. La giovinezza qui riferita non è quella fisiologica, ma mentale. Un primevo stato di coscienza ancora puro e illibato che non conosce ancora le contraddizioni e le turpe vie della vita adulta.
Paradossale è come il giungere stesso, da parte di pre-adolescenti, a questo modus intelligendi implica una adultità di pensiero notevole. È forse questo essere già adulti pur non volendolo diventare ed essere ad aver poi causato la degenerazione dei modi e degli atti del club?
La risposta non viene data, dal momento che Furuya si concentra maggiormente sul lato estetico e sulle vicende. In una spirale di autocrazia e fanatismo, adattati in modo abbastanza libero sulle figure di Eliogabalo e Hitler, Zera plasma le proprie paturnie tramite l'Hikari club. Come giustamente dice Nietzsche in "Al di là del bene e del male", ogni filosofia non è altro che un "istinto tirannico" che crea la sua morale in base alla già preesistente morale del filosofo. Nello stesso modo Zera ed i suoi tristi trascorsi, ben descritti nel prologo, la sua fissazione con i modelli robotici, freddi e inumani, incapaci di soffrire, si concretizzano tramite il club. Gli altri membri, che comunque supportano la visione del fondatore Zera essendo anch'essi nati e pasciuti nello stesso spoglio e triste humus, fungono da mere pedine.
In questa fredda razionalità, però, Furuya inserisce un agente scuotitore: le passioni. Quelle essenze che Zera aveva sempre allontanato da sé e dal proprio mondo, per autodifesa, e che eppure, per innato spirito di umanità, ha tenuto inconsciamente in grembo ed ha nutrito. Kanon e Jaibo, i loro mediatori.
Adolescenziali o meno, ma soprattutto umane, preannunciate da un evangelico "uno di voi mi tradirà", le passioni si riversano sul gruppo causandone il collasso.
Un'opera molto interessante, forse carente a livello di messaggio e di profondità, ma a mio parere comunque ben costruita. Credo che più che profonda, per l'appunto, la si possa definire come descrittiva. Descrive benissimo vari tipi umani, le loro debolezze, le loro grandezze e, tramite la meccanica grand-guignolesca, arriva al parossismo sessuale e della violenza. Pensavo che il volume principale del 2006, talmente eccessivo nel suo scaraventare il lettore nelle vicende, in medias res, rischiasse di essere diluito da un prologo troppo sciorinato. Ammetto, invece, che è stato utile per dare quel tocco di umanità ad una storia, che altrimenti, sembrerebbe irrealisticamente distaccata dal consorzio umano.