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Avessi avuto ancora dieci anni, questo fumetto lo avrei visto di certo come un capolavoro.
Per quanto comunemente venga considerato una lettura adulta, di nicchia, e per questo spesso frainteso e mal valutato ingiustamente, io sono del parere diametralmente opposto. Questo manga è una lettura estremamente infantile e adatta solo a questa fascia d'età.
“20 Century Boys” vuole essere un thriller psicologico profondo, ma Urasawa fallisce in entrambi gli aspetti, sia come thriller, con misteri non più articolati di un giallo di “Topolino”, sia sotto l'aspetto psicologico, in modo ancora peggiore, facendo sprofondare definitivamente l'opera in un abisso senza uscita.

Come di consueto, l'autore parte in modo eccellente, questo è indiscutibile, mostrando una potenza narrativa unica nel mondo dei manga. Dopo i primi dieci volumi però il tutto inizia a precipitare in modo irreversibile. Molte critiche negative sono motivate sia dal finale, a detta di tanti inconcludente, sia per via di alcuni misteri che vengono trascurati dall'autore lasciandoli nell'ombra. Secondo me, invece, i misteri vengono tutti risolti durante il corso della storia, e il finale è perfettamente consono all'essenza di tutta quanta la storia: il nulla. La grave pecca non riguarda i misteri irrisolti, ma il come vengano risolti!

Non sono personalmente rimasto deluso o incredulo per il finale, piuttosto mi sembra strano che tanti ne siano rimasti perplessi, quando questa storia è andata alla deriva già ben dieci volumi prima. Il manga contiene forzature narrative spaventose, ed è superato in questo solo da “Monster” dello stesso autore. Ma cosa c'è di così di così forzato da portarmi a dare un voto così baso?

Tutto! Dalle motivazioni dell'Amico, alla sua identità (e qui non posso fare spoiler), alla realizzazione stessa del suo piano, a dir poco assurda, a tutti gli incontri e reincontri dei protagonisti, cosa che ha un fatalismo più esasperato di quello presente in manga come “Naruto”, al gioco di 'amicoland', alla demenzialità dei sudditi della setta, e all'ancora più assurda circostanza di redenzione di alcuni di questi. In altre parole un disastro. La grande potenza di questo manga risiede nell'atmosfera creata dal mangaka. Il suo tratto magnifico è la sua più grande capacità, quella che ha permesso a “20 Century Boys” di essere considerato un capolavoro, unita all'abilità di mascherare le banalità e le tremende forzature onnipresenti attraverso una macchinosa sceneggiatura.

Gli ultimi volumi, infine, sono ridondanti a non finire, pieni di banali piagnistei e sentimentalismi così irreali da far perdere di significato quel suo bel tratto così realistico. Di grande monotonia e pesantezza le ultime vicende, sempre le stese cose ripetute all'infinito cambiando di poco la formula narrativa solo per farle sembrare innovative. Con me questo mangaka ha chiuso definitivamente.