Recensione
Orange
6.5/10
Anche se un po' in ritardo, finalmente ho recuperato questo anime.
La trama basilare, detta in poche parole: la protagonista, Naho, una mattina riceva una lettera scritta dalla stessa, dieci anni nel futuro. La ragazza, ormai adulta, ha dei rimpianti che vorrebbe far modificare dalla sé stessa del passato.
Questa trama mi ha attirato tantissimo, anche se ormai di viaggi nel tempo ne abbiamo visti di tutti i tipi (e credo sia abbastanza inevitabile, visto che sono stati inseriti praticamente ovunque), ma credo che sia stata la semplicità con la quale viene posta che mi ha spinto a guardare questa serie; infatti, senza troppi fronzoli o altro, subito la protagonista riceve la lettera e altrettanto velocemente la legge. Trova informazioni che coincidono con quello che sta attualmente accadendo, tra cui l'arrivo di un nuovo compagno di classe, Kakeru. La lettera specifica di non invitare il ragazzo a uscire con lei e i suoi amici, almeno solo per quel giorno...
Il punto forte della serie, a mio parere, è proprio la trama stessa e come venga raccontata: segue un filo lineare, interrotto ogni tanto dalla prolessi, rimanendo però sempre in linea con ciò che accade nel passato, senza mettere lo spettatore in confusione (non so se avete visto/letto "Haruhi Suzumiya": ecco, non dovrete scervellarvi come in quel caso, tranquilli), inoltre le parti di suspense ti tengono sulle spine al punto giusto.
Purtroppo i punti a favore finiscono qui. Perché, nonostante gli episodi scorrano bene per il motivo detto sopra, sono i personaggi a rendere il tutto più frustante e pesante.
Intanto partiamo dal presupposto che la serie cerchi di spacciarmi tutta la storia come se il tema principale fosse l'amicizia. Vediamo quindi come si compone il gruppo dei sei "amici": Kaho è il tipico personaggio tanto dolce quanto ingenuo, sempre pronta a tirarti su il morale e ad aiutare senza esitazione, disposta a mettere la felicità degli altri prima della sua, il tutto condito da una sana goffaggine. Vi suona familiare? Esatto, è la classica eroina che troviamo sempre negli shoujo, ma, nonostante l'odio di molti verso questo personaggio, devo dire che l'ho apprezzato, soprattutto verso la parte finale, dove possiamo notare la sua crescita.
Kakeru, il ragazzo che si è trasferito da Tokyo, lo vediamo silenzioso e introverso all'inizio, ma piano piano si apre e mostra un lato spiritoso e socievole. Conosceremo anche il suo lato bipolare, dovuto alla depressione che si tiene dentro, nata da rimpianti e tormenti dal passato. Anche Kakeru è stato criticato parecchio, in modo particolare la personalità lunatica che accompagna il personaggio per tutta la serie. Lo assocerei ad Hannah Baker di "13 Reasons Why"; forse non tutti sanno cosa comporti essere depressi e, se mascheri le tue emozioni fingendo che tutto vada bene, è logico che all'esterno possa apparire bipolare. Forse erano proprio queste parti che apprezzavo di più, visto il realismo; tolto questo, trovo sia un personaggio piatto. Kakeru dovrebbe essere il fulcro della serie, eppure, se lo sostituiamo con un manichino, otteniamo lo stesso effetto!
Suwa, al contrario, è amato dal pubblico, perché è un personaggio utopistico, l'amico o fidanzato che tutti vorremmo. Mette da parte i suoi sentimenti per il bene dei due amici e, quando non lo fa, si sente terribilmente in colpa, tanto da definirsi "una persona disonesta". Anche se rimane uno dei miei personaggi preferiti, questo lato estremo mi ha lasciato parecchio interdetta. Sembra quasi abbia compiuto un crimine e che non meriti di essere felice. L'autrice è stata davvero sadica.
Abbiamo poi Hagita, indispensabile per le gag comiche, Azusa, quella energica, e infine Chino, di cui posso solo dire che mi piace il character design, ma per il resto ha solo tre battute in tutta la serie.
Come vedete, solo la metà del gruppo ha un vero e proprio focus, il resto serve solo per fare numero e discorsi sull'amicizia. Se li togliessimo dalla serie, nessuno ci farebbe caso.
Quindi, se la serie non parla di amicizia, di cosa mai potrebbe trattare? Di un triangolo amoroso, ovviamente (anche se definirlo triangolo è un po' troppo, visto che Suwa fa il possibile perché ciò non accada). Ho sentito in molti dire che questa serie non è uno shoujo, ma credetemi, ci sono tutti i cliché che uno shoujo possa avere: il ragazzo trasferitosi da Tokyo che si mette accanto al banco della protagonista; lui che si accorge che in realtà lei voleva il panino salato e non quello dolce, lui che nota che lei si è ferita al piede... insomma, Kakeru che fa caso a tanti piccoli e inutili dettagli, tranne che Naho è innamorata persa.
E qui parliamo della forzatura della coppia Naho/Kakeru.
Sin dal primo episodio si può notare come sia la lettera sia gli amici cerchino in tutti i modi di lasciare soli questi due. "Ti prego, salva Kakeru", questo è quello che dice la lettera della futura Naho. Ma c'è davvero bisogno di "accoppiare" Kakeru per poterlo salvare? Dov'è tutto il potere dell'amicizia che vanta la serie? Ogni episodio, ogni scena, ogni dialogo tra questi due personaggi è così innaturale e forzato, che ha reso tutto frustante. Non è una questione di "one true pairing", perché avrei visto benissimo i sei amici rimanere tutti come tali e, chissà, magari trovare l'amore fuori dal contesto scolastico, e ritrovarsi insieme per dissotterrare la capsula del tempo che vediamo i primi minuti dell'episodio 1.
Le animazioni non sono un gran che, sufficienti direi, ma ci sono dei cali di qualità assurdi. La colonna sonora non è male, ma nemmeno nulla di memorabile.
Ma poi cos'è questo "orange" da cui l'opera prende il nome? Io all'inizio pensavo fosse il succo d'arancia che ogni tanto compravano alle macchinette, ma, come ci suggerisce la sigla, "è il colore del cielo immerso nel tramonto"... per chi sarà questo tramonto?
In conclusione, non nego che mi abbia fatto commuovere (anche se poi questi momenti di empatia lasciano spazio alla frustrazione e alla delusione), la definirei una serie discreta che poteva prendere una svolta interessante, ma cade nel banale con personaggi piatti o poco approfonditi (o almeno, non tutti), peccato! Nonostante i difetti ne consiglio comunque la visione, perché alla fine ti lascia quel "qualcosa" che ti fa riflettere.
La trama basilare, detta in poche parole: la protagonista, Naho, una mattina riceva una lettera scritta dalla stessa, dieci anni nel futuro. La ragazza, ormai adulta, ha dei rimpianti che vorrebbe far modificare dalla sé stessa del passato.
Questa trama mi ha attirato tantissimo, anche se ormai di viaggi nel tempo ne abbiamo visti di tutti i tipi (e credo sia abbastanza inevitabile, visto che sono stati inseriti praticamente ovunque), ma credo che sia stata la semplicità con la quale viene posta che mi ha spinto a guardare questa serie; infatti, senza troppi fronzoli o altro, subito la protagonista riceve la lettera e altrettanto velocemente la legge. Trova informazioni che coincidono con quello che sta attualmente accadendo, tra cui l'arrivo di un nuovo compagno di classe, Kakeru. La lettera specifica di non invitare il ragazzo a uscire con lei e i suoi amici, almeno solo per quel giorno...
Il punto forte della serie, a mio parere, è proprio la trama stessa e come venga raccontata: segue un filo lineare, interrotto ogni tanto dalla prolessi, rimanendo però sempre in linea con ciò che accade nel passato, senza mettere lo spettatore in confusione (non so se avete visto/letto "Haruhi Suzumiya": ecco, non dovrete scervellarvi come in quel caso, tranquilli), inoltre le parti di suspense ti tengono sulle spine al punto giusto.
Purtroppo i punti a favore finiscono qui. Perché, nonostante gli episodi scorrano bene per il motivo detto sopra, sono i personaggi a rendere il tutto più frustante e pesante.
Intanto partiamo dal presupposto che la serie cerchi di spacciarmi tutta la storia come se il tema principale fosse l'amicizia. Vediamo quindi come si compone il gruppo dei sei "amici": Kaho è il tipico personaggio tanto dolce quanto ingenuo, sempre pronta a tirarti su il morale e ad aiutare senza esitazione, disposta a mettere la felicità degli altri prima della sua, il tutto condito da una sana goffaggine. Vi suona familiare? Esatto, è la classica eroina che troviamo sempre negli shoujo, ma, nonostante l'odio di molti verso questo personaggio, devo dire che l'ho apprezzato, soprattutto verso la parte finale, dove possiamo notare la sua crescita.
Kakeru, il ragazzo che si è trasferito da Tokyo, lo vediamo silenzioso e introverso all'inizio, ma piano piano si apre e mostra un lato spiritoso e socievole. Conosceremo anche il suo lato bipolare, dovuto alla depressione che si tiene dentro, nata da rimpianti e tormenti dal passato. Anche Kakeru è stato criticato parecchio, in modo particolare la personalità lunatica che accompagna il personaggio per tutta la serie. Lo assocerei ad Hannah Baker di "13 Reasons Why"; forse non tutti sanno cosa comporti essere depressi e, se mascheri le tue emozioni fingendo che tutto vada bene, è logico che all'esterno possa apparire bipolare. Forse erano proprio queste parti che apprezzavo di più, visto il realismo; tolto questo, trovo sia un personaggio piatto. Kakeru dovrebbe essere il fulcro della serie, eppure, se lo sostituiamo con un manichino, otteniamo lo stesso effetto!
Suwa, al contrario, è amato dal pubblico, perché è un personaggio utopistico, l'amico o fidanzato che tutti vorremmo. Mette da parte i suoi sentimenti per il bene dei due amici e, quando non lo fa, si sente terribilmente in colpa, tanto da definirsi "una persona disonesta". Anche se rimane uno dei miei personaggi preferiti, questo lato estremo mi ha lasciato parecchio interdetta. Sembra quasi abbia compiuto un crimine e che non meriti di essere felice. L'autrice è stata davvero sadica.
Abbiamo poi Hagita, indispensabile per le gag comiche, Azusa, quella energica, e infine Chino, di cui posso solo dire che mi piace il character design, ma per il resto ha solo tre battute in tutta la serie.
Come vedete, solo la metà del gruppo ha un vero e proprio focus, il resto serve solo per fare numero e discorsi sull'amicizia. Se li togliessimo dalla serie, nessuno ci farebbe caso.
Quindi, se la serie non parla di amicizia, di cosa mai potrebbe trattare? Di un triangolo amoroso, ovviamente (anche se definirlo triangolo è un po' troppo, visto che Suwa fa il possibile perché ciò non accada). Ho sentito in molti dire che questa serie non è uno shoujo, ma credetemi, ci sono tutti i cliché che uno shoujo possa avere: il ragazzo trasferitosi da Tokyo che si mette accanto al banco della protagonista; lui che si accorge che in realtà lei voleva il panino salato e non quello dolce, lui che nota che lei si è ferita al piede... insomma, Kakeru che fa caso a tanti piccoli e inutili dettagli, tranne che Naho è innamorata persa.
E qui parliamo della forzatura della coppia Naho/Kakeru.
Sin dal primo episodio si può notare come sia la lettera sia gli amici cerchino in tutti i modi di lasciare soli questi due. "Ti prego, salva Kakeru", questo è quello che dice la lettera della futura Naho. Ma c'è davvero bisogno di "accoppiare" Kakeru per poterlo salvare? Dov'è tutto il potere dell'amicizia che vanta la serie? Ogni episodio, ogni scena, ogni dialogo tra questi due personaggi è così innaturale e forzato, che ha reso tutto frustante. Non è una questione di "one true pairing", perché avrei visto benissimo i sei amici rimanere tutti come tali e, chissà, magari trovare l'amore fuori dal contesto scolastico, e ritrovarsi insieme per dissotterrare la capsula del tempo che vediamo i primi minuti dell'episodio 1.
Le animazioni non sono un gran che, sufficienti direi, ma ci sono dei cali di qualità assurdi. La colonna sonora non è male, ma nemmeno nulla di memorabile.
Ma poi cos'è questo "orange" da cui l'opera prende il nome? Io all'inizio pensavo fosse il succo d'arancia che ogni tanto compravano alle macchinette, ma, come ci suggerisce la sigla, "è il colore del cielo immerso nel tramonto"... per chi sarà questo tramonto?
In conclusione, non nego che mi abbia fatto commuovere (anche se poi questi momenti di empatia lasciano spazio alla frustrazione e alla delusione), la definirei una serie discreta che poteva prendere una svolta interessante, ma cade nel banale con personaggi piatti o poco approfonditi (o almeno, non tutti), peccato! Nonostante i difetti ne consiglio comunque la visione, perché alla fine ti lascia quel "qualcosa" che ti fa riflettere.