Recensione
“Nessuno conosce il futuro. È grazie al fatto che il passato non può essere cambiato che le persone possono sopportare qualunque tipo di dolore, superare la avversità, i crudeli incidenti e andare avanti.”
- Rintaro Okabe
"Steins;Gate: The Movie − Load Region of Déjà Vu" è un film d’animazione realizzato nel 2013, sequel della serie TV anime "Steins;Gate" e prodotto dallo studio White Fox.
Essendo una ramificazione di un anime con un finale ben definito, era lecito aspettarsi una commercialata in pieno stile giapponese, o comunque una trama che avesse ben poco da dire siccome non c’erano molte questioni ancora aperte dopo l’OAV conclusivo (il venticinquesimo episodio della serie). E invece White Fox stupisce tutti, perché “Load Region of Déjà Vu” non è solo un ottimo continuo, ma un finale straordinario delle vicende di "Steins;Gate". Andiamo a vedere perché.
La trama del film riparte l’anno successivo gli eventi dell’anime: Mayuri è salva, Kurisu è tornata negli USA a continuare la sua formazione come scienziata e tutti gli altri membri del laboratorio, incluso Okabe, conducono una vita tranquilla. Kurisu torna in Giappone per una conferenza, e spende del piacevole tempo in compagnia non solo di Rintaro ma col resto del gruppo, fin quando proprio il nostro protagonista non comincia ad avere visioni e delle vere e proprie “disconnessioni mentali”. Quello che poteva sembrare un problema come un altro si dimostra altresì essere una conseguenza del Reading Steiner di Okabe, che lo porterà a scomparire dalla linea temporale – quella dello Steins;Gate, e tutti si dimenticheranno di lui.
In questa recensione non voglio concentrarmi molto sulla trama in sé e sugli spoiler – non li ritengo infatti necessari per il fine ultimo di ciò che voglio proporre, e per questo non ho neanche aggiunto la mia solita scritta di monito di pericolo spoiler. Ciò di cui voglio parlare è la brillante gestione dei personaggi e della fantastica storia conclusiva attorno a questa pellicola.
La situazione, quindi, si capovolge e Okabe non è più colui che deve salvare, ma colui che dev’essere salvato. Chi altri può addossarsi questo amaro compito se non Makise Kurisu? Ed è qui che questo film sconvolge le carte in tavola: personaggi che apparentemente sembravano non avere più nulla da dire, vengono fatti maturare ancora, in uno sviluppo sempre più costante e stupefacente che mi ha personalmente portato ad un’empatia coi personaggi che pochissime altre volte ho avuto il piacere di provare.
Kurisu non ha mai sperimentato gli effetti del Reading Steiner e seppur sia stato l’appoggio psicologico più importante per Okabe, lei non ricorda niente e se ricorda, è tutto confuso. Non è mai riuscita a comprendere quanto Okabe portasse sulle spalle, i dolori che ha dovuto affrontare, la disperazione di un qualcosa di molto più grande di te che ti cade addosso. Kurisu dovrà vivere gli stessi dolori di Rintaro, in uno sviluppo che porta i due ad essere sempre più vicini, a capirsi, il che li porta ad essere due amanti perfetti, nella relazione sentimentale probabilmente più profonda che abbia mai visto in un anime. Non è un mistero che sia Kurisu la vera protagonista del film, che conferma come in "Steins;Gate" sia stato realizzato un personaggio femminile che, a volerla dire banalmente, si mette nel sacco tranquillamente l’80% delle donne degli anime, superficiali e ricche di fanservice.
Ho apprezzato tantissimo i primi minuti di quotidianità, di serenità, che ci hanno permesso di vivere e approfondire il rapporto tra Okabe e Kurisu, sempre più intenso e intimo nonostante la distanza tra i due. La scena di Kurisu ubriaca è una perla di sviluppo, mi ha fatto impazzire.
Ciò che ho apprezzato ancor di più è che hanno fatto capire a tutti gli spettatori quanto fosse importante Okabe per tutti i membri del laboratorio, che tutto quello che ha fatto Okabe, seppur non lo ricordi nessuno, è rimasto in un modo o nell’altro in loro. La gratificazione, un concetto spesso alieno per gli essere umani. Ed eccolo lì. Commovente sarebbe dire poco.
Insomma, "Load Region of Déjà Vu" è un piccolo capolavoro, che assolutamente non raggiunge il perfect score, ma che rappresenta la chiusura di un cerchio magnifica per una altrettanto magnifica serie. È proprio vero che questo film è tanto più bello quanto più ci si sente vicini e si comprende la relazione, stupenda e commovente, che lega Okabe e Kurisu. Un gioiello nel campo dei film d’animazione. Complimenti a White Fox per l’ennesimo capolavoro. Giù il cappello per tutto il lavoro svolto con questa saga.
- Rintaro Okabe
"Steins;Gate: The Movie − Load Region of Déjà Vu" è un film d’animazione realizzato nel 2013, sequel della serie TV anime "Steins;Gate" e prodotto dallo studio White Fox.
Essendo una ramificazione di un anime con un finale ben definito, era lecito aspettarsi una commercialata in pieno stile giapponese, o comunque una trama che avesse ben poco da dire siccome non c’erano molte questioni ancora aperte dopo l’OAV conclusivo (il venticinquesimo episodio della serie). E invece White Fox stupisce tutti, perché “Load Region of Déjà Vu” non è solo un ottimo continuo, ma un finale straordinario delle vicende di "Steins;Gate". Andiamo a vedere perché.
La trama del film riparte l’anno successivo gli eventi dell’anime: Mayuri è salva, Kurisu è tornata negli USA a continuare la sua formazione come scienziata e tutti gli altri membri del laboratorio, incluso Okabe, conducono una vita tranquilla. Kurisu torna in Giappone per una conferenza, e spende del piacevole tempo in compagnia non solo di Rintaro ma col resto del gruppo, fin quando proprio il nostro protagonista non comincia ad avere visioni e delle vere e proprie “disconnessioni mentali”. Quello che poteva sembrare un problema come un altro si dimostra altresì essere una conseguenza del Reading Steiner di Okabe, che lo porterà a scomparire dalla linea temporale – quella dello Steins;Gate, e tutti si dimenticheranno di lui.
In questa recensione non voglio concentrarmi molto sulla trama in sé e sugli spoiler – non li ritengo infatti necessari per il fine ultimo di ciò che voglio proporre, e per questo non ho neanche aggiunto la mia solita scritta di monito di pericolo spoiler. Ciò di cui voglio parlare è la brillante gestione dei personaggi e della fantastica storia conclusiva attorno a questa pellicola.
La situazione, quindi, si capovolge e Okabe non è più colui che deve salvare, ma colui che dev’essere salvato. Chi altri può addossarsi questo amaro compito se non Makise Kurisu? Ed è qui che questo film sconvolge le carte in tavola: personaggi che apparentemente sembravano non avere più nulla da dire, vengono fatti maturare ancora, in uno sviluppo sempre più costante e stupefacente che mi ha personalmente portato ad un’empatia coi personaggi che pochissime altre volte ho avuto il piacere di provare.
Kurisu non ha mai sperimentato gli effetti del Reading Steiner e seppur sia stato l’appoggio psicologico più importante per Okabe, lei non ricorda niente e se ricorda, è tutto confuso. Non è mai riuscita a comprendere quanto Okabe portasse sulle spalle, i dolori che ha dovuto affrontare, la disperazione di un qualcosa di molto più grande di te che ti cade addosso. Kurisu dovrà vivere gli stessi dolori di Rintaro, in uno sviluppo che porta i due ad essere sempre più vicini, a capirsi, il che li porta ad essere due amanti perfetti, nella relazione sentimentale probabilmente più profonda che abbia mai visto in un anime. Non è un mistero che sia Kurisu la vera protagonista del film, che conferma come in "Steins;Gate" sia stato realizzato un personaggio femminile che, a volerla dire banalmente, si mette nel sacco tranquillamente l’80% delle donne degli anime, superficiali e ricche di fanservice.
Ho apprezzato tantissimo i primi minuti di quotidianità, di serenità, che ci hanno permesso di vivere e approfondire il rapporto tra Okabe e Kurisu, sempre più intenso e intimo nonostante la distanza tra i due. La scena di Kurisu ubriaca è una perla di sviluppo, mi ha fatto impazzire.
Ciò che ho apprezzato ancor di più è che hanno fatto capire a tutti gli spettatori quanto fosse importante Okabe per tutti i membri del laboratorio, che tutto quello che ha fatto Okabe, seppur non lo ricordi nessuno, è rimasto in un modo o nell’altro in loro. La gratificazione, un concetto spesso alieno per gli essere umani. Ed eccolo lì. Commovente sarebbe dire poco.
Insomma, "Load Region of Déjà Vu" è un piccolo capolavoro, che assolutamente non raggiunge il perfect score, ma che rappresenta la chiusura di un cerchio magnifica per una altrettanto magnifica serie. È proprio vero che questo film è tanto più bello quanto più ci si sente vicini e si comprende la relazione, stupenda e commovente, che lega Okabe e Kurisu. Un gioiello nel campo dei film d’animazione. Complimenti a White Fox per l’ennesimo capolavoro. Giù il cappello per tutto il lavoro svolto con questa saga.