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Film cinese del 2016, "Big Fish and Begonia" arriva anche in Italia nel giugno 2018, ma soltanto per un giorno e per giunta con una distribuzione scarsissima e passando, anche a causa di una pubblicizzazione quasi nulla, praticamente in sordina. Eppure, dopo una lavorazione durata ben 12 anni, "Big Fish and Begonia" è stato in patria un vero e proprio campione d'incassi, divenendo uno dei film d'animazione più visti di sempre.
Prodotto dai registi Xuan Liang e Chung Zhang, cofondatori del B&T Studio, il film si ispira ad un classico della letteratura cinese taoista, lo Zhuang-zi.

"La leggenda narra che l'umanità nasce dall'oceano. Ecco perché le lacrime e il sangue delle persone sono salati come il mare": questa è la frase di apertura con cui la voce narrante apre il film, che è dunque un lungo flashback. Facciamo quindi conoscenza con la protagonista, Chun, una creatura del fondo marino dalle sembianze di una ragazzina alle soglie dei 16 anni. È questa un'età critica, dato che prevede il cosiddetto "rito di passaggio": trascorrere 7 giorni nel mondo degli umani per poter comprendere meglio le leggi della natura che il loro popolo, gli "altri", ha l'incarico di tutelare, controllare e far rispettare. Così anche Chun (in italiano: Begonia) viene trasformata in un delfino rosso ed attraversa il portale, con l'impegno di non interagire mai con gli esseri umani, limitandosi ad osservare e tornare entro il termine previsto. Tuttavia proprio il giorno del rientro Chun rimane incastrata in una rete, e soltanto la generosità e l'estremo coraggio di un giovane pescatore le restituiscono la libertà, impedendo che rimanga intrappolata nel mondo umano per sempre. Nel fare questo però il giovane muore, e Chun è disposta a tutto per salvarlo e consentirgli di tornare dalla sorellina...
"A cosa sei disposto a rinunciare per la persona che ami? Quali sacrifici sei pronto a fare?"
Queste domande vengono poste dalla voce narrante al pubblico, non riferendosi però esclusivamente a Chun.
La natura, l'amore, lo spirito di sacrificio sono i temi dominanti in questa storia, che fino alla fine mantiene alta l'attenzione del pubblico. Ho colto qualche piccolo vuoto narrativo, ma è anche vero che ho visto il film una sola volta, perciò non sono certa di non essere stata io a non cogliere qualche minimo passaggio che potrebbe risultare più chiaro ad una seconda visione. E qualche piccola esagerazione sul tema "sacrificio" non mi ha sorpresa più di tanto, avendo ormai letto tanti romanzi cinesi e giapponesi da cui si evince che è tipico di una cultura alquanto diversa dalla nostra.
Chun potrebbe talvolta sembrare irritante, addirittura egoista nel perseguire i propri propositi, ma è anche facile immedesimarsi in lei, soprattutto considerando la sua giovane età. Del resto anche la madre non reagisce sempre come ci si potrebbe aspettare dalla situazione e dal contesto, ma in maniera più realistica, più coerente. Molto ben caratterizzato è anche Qiu, che inizialmente pare una comparsa e che invece avrà un ruolo sempre più importante. In realtà tutti i personaggi mi sono parsi affascinanti, tanto che non mi sarebbe dispiaciuto un film più lungo che consentisse anche un loro approfondimento: le due signore delle anime, per esempio, avrebbero a mio avviso meritato maggior rilievo, anche se mi rendo conto che i registi si sono posti un limite per non rischiare di appesantire troppo il tutto.

Un altro punto di forza di "Big Fish and Begonia" sono il character design e l'animazione, una combinazione di animazione tradizionale e 3D: una vera e propria gioia per gli occhi per me che ho potuto vederlo solo ieri su DVD, non riesco ad immaginare l'effetto nella grande sala di un cinema!
Ed ancora, che dire delle bellissime musiche, composte dal giapponese Kiyoshi Yoshida? In particolare il tema musicale principale, interpretato da Zhou Shen, è molto suggestivo.
Il pubblico cinese è rimasto incantato da questo lungometraggio, anche grazie ai bellissimi fondali e panorami, oltre che per i personaggi variegati e fantasiosi ed al richiamo alle tradizioni. Per tale motivo è stato paragonato ai capolavori dello studio Ghibli e qualcuno ha sollevato critiche per il riutilizzo di alcuni temi in essi dominanti (divinità pittoresche, le leggi della natura che è pericoloso stravolgere). In effetti qualche somiglianza c'è (in realtà a me il film è piaciuto anche per questo), ma credo che ciò che davvero conta è che poi sia diverso lo sviluppo... Non stiamo certamente parlando di storie identiche!
Insomma, è un film che merita di essere visto, ed i registi meritano certamente maggiore attenzione: un'ulteriore conferma che nel cinema d'animazione orientale giapponese non esistono solo Hayao Miyazaki ed Isao Takahata e, soprattutto, che il cinema d'animazione orientale che merita non è solo giapponese!

Il mio voto complessivo è 9,5 e non 10 soltanto per quei pochi interrogativi che mi sono rimasti, ma potrebbe in realtà diventare 10 dopo una seconda visione.
Concludo la mia recensione con un piccolissimo (ma a mio avviso importante) consiglio: non interrompete la visione alla comparsa dei titoli di coda, non soltanto per godervi la musica, ma soprattutto perché il film non è ancora terminato e ci viene regalata una grossa sorpresa finale!