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"Voglio mangiare il tuo pancreas", regia e sceneggiatura di Shinichiro Ushijima, è la trasposizione in anime del romanzo del 2015 di Yoru Sumino, best seller in Giappone (2 milioni e 600 mila copie), cui è seguita una versione manga; da qui al film il passo è stato breve, per una storia che veicola emozioni e messaggi non banali, sul senso della vita, della morte e delle nostre scelte che potrebbero sembrare un frutto del caso, ma come dice la protagonista Sakura Yamauchi in una scena intensa e rivelatrice non sono mai casuali.

Il titolo è una metafora fortissima. Ci sono cose che le parole non possono spiegare, forse possono farlo le immagini, a volte oniriche di un cartone animato suggestivo che trasporta dentro una storia che ci fa riflettere su quale senso diamo alla vita, non solo quella di un adolescente ancora tutta in divenire.

Il trailer del film è ingannevole; fa pensare a una storia strappalacrime, ma in realtà non lo è per nulla, anche se è naturale che le emozioni e una certa commozione non manchino.

La trama coinvolge due adolescenti ‘agli antipodi’; lei, Sakura, estroversa con tutti, gioiosa ed esuberante, lui chiuso, asociale e deciso a non farsi coinvolgere da chi ha attorno.
Sakura ha una grave malattia al pancreas, non ha molto tempo davanti a sé, e consapevole di questo vuole vivere pienamente e in libertà la sua quotidianità; per uno strano caso il ragazzo, di cui non sapremo mai il nome fino alla fine del film (neppure questo è casuale), si imbatte nel suo diario di ‘convivenza con la malattia’, venendo così a conoscenza del segreto di questa ragazza.
Inizia un lento avvicinamento tra i due ragazzi, che porterà a dei cambiamenti e al nascere di un sentimento delicato.

Il tema centrale del film non è la malattia in sé, il rapporto con essa e la sua influenza sulla nostra vita, Sakura non sembra una ragazza malata, né interessa presentarla come tale; ha indubbiamente momenti di fragilità, ha paura e lo confesserà, ma per tutto il film mantiene una costante gioia e voglia di vivere che travolge noi, insieme al suo compagno di avventure.
Il dramma è lì in agguato, la morte è inesorabile e arriva puntuale per tutti, e il colpo di scena finale è quasi un imprevisto su un percorso che pareva essere già tracciato... o forse no?
I concetti che il film presenta non sono banali, ma forse neppure così nuovi (ritrovati identici in un libro di un autore americano, non credo sia una citazione... coincidenza?): il caso non esiste, gli incontri, anche quelli più improbabili sono determinati dalle nostre scelte, dalle nostre azioni, e quello che gli uomini chiamano destino è il risultato della nostra volontà.
Anche il cambiamento parte da noi stessi. Il ragazzo solitario che all'inizio del film pare disinteressato a tutto, salvo i suoi libri, rifugio dal mondo esterno, si troverà suo malgrado a preoccuparsi per la sorte di Sakura, e a voler cambiare la sua percezione del mondo, di sé stesso e della vita.
Sakura lo influenzerà, ma quella del ragazzo sarà una scelta libera, autoconsapevole.

Animazione di altissima qualità, fondali delicati e curatissimi, ambientazioni curate nel dettaglio, spettacolare la scena dei fuochi d’artificio, un’opera in cui si trova tutto il fascino e la poesia inimitabile dell’animazione giapponese, davvero unica nel suo genere.

Divertente, malinconico, commovente e bellissimo.