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La violenza dei social media, il cyberbullismo, i leoni da tastiera e la cattiveria delle loro parole sono temi purtroppo molto frequenti nell'era di internet, così come lo sono il bullismo nelle scuole, gli abusi di potere e tante altre notizie spesso scioccanti di gente comune che, di punto in bianco commette crimini spaventosi e incomprensibili. 3-nen A-gumi parte fondamentalmente da una situazione del genere: il suicidio inaspettato di Kageyame Reina, studentessa e atleta di successo, e un professore che un bel giorno dà fuori di testa al punto da spingersi a prendere in ostaggio l'intera classe di cui è responsabile, piazzando bombe per la scuola e addirittura minacciando di morte i suoi studenti se non ubbidiranno alle sue richieste. Messa così sembrerebbe una storia già vista mille altre volte, ma fin dalla prima puntata si capisce subito che c'è qualcosa di diverso, e che qualcosa non torna in quello che sta succedendo.
Tra i tantissimi punti di forza di questo drama c'è proprio questo aspetto. Puntata dopo puntata, vengono ricostruite le ragioni che si celano dietro la sempre più misteriosa morte della studentessa e si scoprono retroscena dei protagonisti, ma allo stesso tempo, ogni mistero che viene svelato ne porta con sé altri, e una dopo l'altra, le poche certezze che sembrerebbero concretizzarsi agli occhi dello spettatore vengono rapidamente smontate e ribaltate l'attimo dopo, in un crescendo di colpi di scena raramente prevedibili, perché compare sempre un ulteriore gradino da salire per poter arrivare alla verità. Anche molti altri insospettabili protagonisti nascondono segreti che destabilizzano ogni ipotesi su cosa sia veramente successo e su chi sia il vero responsabile della morte di Kageyama Reina. Il risultato è una tensione sempre altissima e palpabile, mentre la storia muta e si complica in continuazione, ribaltando i ruoli di buoni e cattivi, costringendo lo spettatore ad attendere l'episodio finale per capire a fondo la vicenda, le intenzioni dei protagonisti e perché stia succedendo tutto questo. Il climax è preparato con grande maestria ed esplode nel finale con cruda lucidità, facendoci infine cogliere l'insegnamento che il professor Hiiragi vuole inculcare nei suoi studenti, e che l'ottima regia (assieme all'interpretazione stratosferica di Masaki Suda) riescono a spingere fino al cuore di noi spettatori.

Un discorso a parte lo meritano appunto gli interpreti e soprattutto Masaki Suda. Lui da solo vale tutto il drama. La sua interpretazione del professore è straordinariamente convincente: urla, combatte, soffre, sbraita e minaccia, ride come un folle invasato e un attimo dopo ritrova la gelida espressione di un folle lucidissimo ma senza scrupoli, al punto che si finisce per pendere dalle sue labbra ogni volta che apre bocca, mentre inchioda gli studenti alle loro responsabilità e li sprona a pensare, con parole tanto convincenti quanto infuocate. Lo avevo già visto all'opera in molti drama "leggeri", ma in questa serie tira fuori un talento che lo consacra a mio parere come una stella assoluta del cinema nipponico e che rende 3-nen A-Gumi una storia superiore alla media. Anche Mei Nagano esce per una volta dai suoi classici ruoli e rivela capacità drammatiche, diventando una studentessa silenziosa, un po' strana, afflitta dai sensi di colpa, che piange spesso e non sorride mai. Tra gli altri interpreti troviamo anche Rina Kawaei, ex AKB48, che conferma le sue buone capacità, Moka Kamishiraishi (vista in Gibo to Musume) e una vecchia faccia come Seiichi Tanabe, al quale è affidato un ruolo fuori dalle righe, in uno stile "eccessivo" tipico della teatralità giapponese. Il suo personaggio fin troppo esuberante, grottesco e quasi da maschera carnevalesca sembra dapprima stonare nel contesto claustrofobico e iperteso di una storia come questa, ma anche lui trova uno spazio e una ragione nei tanti misteri che avvolgono la morte di Reina.
Spendo una parola anche sulla colonna sonora, mai invadente e sempre azzeccata nel sottolineare i momenti di pura tensione e i colpi di scena disseminati per ogni episodio. Anche la ending (che bello trovare ancora dei drama con la ending come ai vecchi tempi T.T) è piazzata ad hoc, e chiude ogni episodio con beffarda leggerezza.

Quindi sì, questo è un drama da 10, anche per uno come me che un difettuccio lo trova sempre. Il voto massimo se lo merita tutto. Intendiamoci, ha qualche piccola debolezza qua e là, talvolta nella trama (che in qualche occasione esita in certi cliché classici delle storie giapponesi) e talvolta nei personaggi (le cui motivazioni a volte sono rese con un po' di frettolosità), ma nulla che possa pregiudicare l'ottimo risultato finale. E comunque tutto scompare e viene ampiamente compensato nel decimo e ultimo episodio (davvero un mezzo capolavoro), la cui scena portante farebbe meritare a Masaki Suda un oscar come miglior attore protagonista. Personalmente, in quei minuti sono rimasto attonito davanti allo schermo, profondamente coinvolto dalle sue parole e dalla sua potente interpretazione, in quello che è la convincente morale finale di questo drama, sulla quale tutti dovremmo sempre soffermarci a riflettere un secondo prima di aprire bocca o premere il tasto invio per postare commenti: "Let's think!".