Recensione
Haibane renmei
10.0/10
Recensione di Killing Joke
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ATTENZIONE LA RECENSIONE CONTIENE SPOILER
Ci sono opere in cui la storia viene raccontata senza lasciare nulla al caso, altre che magari lasciano in sospeso delle cose e altre che magari rinunciano a dare un senso al tutto. E poi ci sono opere che lasciano aperti moltissime interrogativi, senza andare a svalutare l’opera ma anzi riuscendo ad elevandola maggiormente. Uno, se non l’esempio principale, è "Haibane Renmei".
"Haibane Renmei" è un anime di 13 episodi creato da Yoshitoshi Abe ("Serial Experiment Lain", "Texhnolyze") e prodotto dallo studio Radix.
L’opera inizia con una ragazza che sogna di star cadendo da un posto alto, in compagnia di un corvo che la accompagna e che cerca invano di salvarla. La ragazza si sveglia all’interno di un bozzolo non ricordando nulla di ciò che le è successo in passato, come Haibane, ragazze dall’aspetto angelico. Rakka (la nostra protagonista), scopre di vivere in un mondo circondato da mura, con leggi che non le permettono di oltrepassarle, costringendo gli umani e le haibane a vivere all’interno di esse, ignorando ciò che può esserci all’esterno.
Raramente mi sono imbattuto in anime così bello e poetico ma anche così ricco di significati e di punti di vista innumerevoli, come Haibane, perché in quest’ opera, la storia può variare in base alla sensibilità e l’interpretazione dello spettatore.
La citta ad esempio è raffigurabile in diversi modi ad esempio una sorta di purgatorio, in cui le Haibane non potranno uscire finchè non saranno riuscite a espiare ai peccati commessi nelle loro vite passate. Infatti molti indizi nel corso dell’opera lasciano intendere che nella loro vita precedente, avessero posto fine alla propria esistenza con il suicidio e che quindi abbiano ora la possibilità di riscattarsi dagli errori commessi e non a caso il processo che porta al “Giorno del volo” (ovvero il momento in cui potranno lasciare la città, quindi di trascensione) è un processo alla scoperta e dell’accettazione di se stessi.
Un'altra interpretazione alla città può essere quella della mente umana che rappresenta il muro in cui ci nascondiamo per la paura di essere feriti e le Haibane sono persone che ferite, compiono il gesto definitivo, il suicidio (in questo caso la chiusura in loro stessi) e solo loro tramite, come detto in precedenza, l’accettazione di loro stesse e il compimento di determinata azione possono uscire da quello stato. A dare adito a questo punto di vista è il fatto che le Haibane, su cui viene concentrata l’attenzione dell’opera, vengono ideologicamente rappresentate come i setti peccati capitali e proprio questi peccati, sono la causa delle loro sofferenze (la protagonista ad esempio rappresenta il peccato di Lussuria, inteso come nella ricerca ossessiva dell’affetto da parte di altri).
Come visto da questi passaggi la forza dell’opera sta nei personaggi caratterizzati davvero magistralmente e nei temi trattati, dalla morte (fisica, spiritale, sociologica sta a voi decidere in base alla vostra visione d’insieme) alla sofferenza, alla redenzione (e fondamentalmente al perdono di se stessi), senza dimenticare la sete di conoscenza trattata in maniera oserei dire superba nel corso della serie, in particolare nel fenomenale quinto episodio.
Tecnicamente l’opera è ottima, l’ambientazione è stata resa magnificamente grazie ad un saggio utilizzo di colori e toni, le animazioni sono buone anche se nei primi episodi mancano un po’ di fluidità e risultano un po’ statici, per poi riprendersi in maniera eccellente nella seconda metà dell’opera. il chara design dei personaggi è davvero ben realizzato anche se in certi frangenti poteva essere resa meglio l’espressività. Per quanto riguarda la colonna sonora, c’è poco da dire, il lavoro svolto da Otani Kow è a dir poco impeccabile, sono tra le migliori colonne sonore che abbia mai ascoltato in una produzione animata.
Per concludere, Haibane a mio avviso è un vero e proprio capolavoro, un anime ricchissimo di simbologia di contenuti e di tematiche profonde, di cui non ci è data sapere la sua interezza, ma che è perfetta proprio nel suo essere aperta ad ogni chiave di lettura.
Ci sono opere in cui la storia viene raccontata senza lasciare nulla al caso, altre che magari lasciano in sospeso delle cose e altre che magari rinunciano a dare un senso al tutto. E poi ci sono opere che lasciano aperti moltissime interrogativi, senza andare a svalutare l’opera ma anzi riuscendo ad elevandola maggiormente. Uno, se non l’esempio principale, è "Haibane Renmei".
"Haibane Renmei" è un anime di 13 episodi creato da Yoshitoshi Abe ("Serial Experiment Lain", "Texhnolyze") e prodotto dallo studio Radix.
L’opera inizia con una ragazza che sogna di star cadendo da un posto alto, in compagnia di un corvo che la accompagna e che cerca invano di salvarla. La ragazza si sveglia all’interno di un bozzolo non ricordando nulla di ciò che le è successo in passato, come Haibane, ragazze dall’aspetto angelico. Rakka (la nostra protagonista), scopre di vivere in un mondo circondato da mura, con leggi che non le permettono di oltrepassarle, costringendo gli umani e le haibane a vivere all’interno di esse, ignorando ciò che può esserci all’esterno.
Raramente mi sono imbattuto in anime così bello e poetico ma anche così ricco di significati e di punti di vista innumerevoli, come Haibane, perché in quest’ opera, la storia può variare in base alla sensibilità e l’interpretazione dello spettatore.
La citta ad esempio è raffigurabile in diversi modi ad esempio una sorta di purgatorio, in cui le Haibane non potranno uscire finchè non saranno riuscite a espiare ai peccati commessi nelle loro vite passate. Infatti molti indizi nel corso dell’opera lasciano intendere che nella loro vita precedente, avessero posto fine alla propria esistenza con il suicidio e che quindi abbiano ora la possibilità di riscattarsi dagli errori commessi e non a caso il processo che porta al “Giorno del volo” (ovvero il momento in cui potranno lasciare la città, quindi di trascensione) è un processo alla scoperta e dell’accettazione di se stessi.
Un'altra interpretazione alla città può essere quella della mente umana che rappresenta il muro in cui ci nascondiamo per la paura di essere feriti e le Haibane sono persone che ferite, compiono il gesto definitivo, il suicidio (in questo caso la chiusura in loro stessi) e solo loro tramite, come detto in precedenza, l’accettazione di loro stesse e il compimento di determinata azione possono uscire da quello stato. A dare adito a questo punto di vista è il fatto che le Haibane, su cui viene concentrata l’attenzione dell’opera, vengono ideologicamente rappresentate come i setti peccati capitali e proprio questi peccati, sono la causa delle loro sofferenze (la protagonista ad esempio rappresenta il peccato di Lussuria, inteso come nella ricerca ossessiva dell’affetto da parte di altri).
Come visto da questi passaggi la forza dell’opera sta nei personaggi caratterizzati davvero magistralmente e nei temi trattati, dalla morte (fisica, spiritale, sociologica sta a voi decidere in base alla vostra visione d’insieme) alla sofferenza, alla redenzione (e fondamentalmente al perdono di se stessi), senza dimenticare la sete di conoscenza trattata in maniera oserei dire superba nel corso della serie, in particolare nel fenomenale quinto episodio.
Tecnicamente l’opera è ottima, l’ambientazione è stata resa magnificamente grazie ad un saggio utilizzo di colori e toni, le animazioni sono buone anche se nei primi episodi mancano un po’ di fluidità e risultano un po’ statici, per poi riprendersi in maniera eccellente nella seconda metà dell’opera. il chara design dei personaggi è davvero ben realizzato anche se in certi frangenti poteva essere resa meglio l’espressività. Per quanto riguarda la colonna sonora, c’è poco da dire, il lavoro svolto da Otani Kow è a dir poco impeccabile, sono tra le migliori colonne sonore che abbia mai ascoltato in una produzione animata.
Per concludere, Haibane a mio avviso è un vero e proprio capolavoro, un anime ricchissimo di simbologia di contenuti e di tematiche profonde, di cui non ci è data sapere la sua interezza, ma che è perfetta proprio nel suo essere aperta ad ogni chiave di lettura.