Recensione
Recensione di AnthonySoma-sensei
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L'approccio con la versione manga di "Kimi no Suizo wo Tabetai" mi ha lasciato fin da subito qualche perplessità per quanto concerne la realizzazione dei disegni. I personaggi sono concettualmente diversi da quelli apprezzati all'interno dell'anime, caratterizzati da chiari tratti infantili e lineamenti superficiali, poco curati nel dettaglio, i quali all'apparenza rimanderebbero a dei ragazzini delle medie, piuttosto che a degli studenti delle superiori. Si possono notare dei leggeri cambiamenti anche nelle vicende e nei luoghi in cui avvengono le stesse.
Attraverso i monologhi interiori è stato possibile cogliere maggiore espressività a livello emotivo nei caratteri soprattutto nel protagonista, il quale è sembrato più naturale sia negli atteggiamenti che nei comportamenti nella profonda interazione con Sakura; inoltre Haruki mi ha dato come l'impressione di essere già in partenza meno introverso rispetto a quanto prospettato nella trasposizione animata, e la sua maturazione psicologica, più accentuata e visibile all'interno del manga. Per quanto riguarda ll'anime ho i miei dubbi sulla parte introduttiva e il finale non mi ha particolarmente impressionato: nel primo caso, la situazione è rimasta sostanzialmente invariata in quanto non condivido la scelta di essere subito a conoscenza come del finale della storia; nel secondo, invece, ammetto di essermi ricreduto! Attraverso il riferimento ad alcuni piccoli eventi, che all'occhio del lettore potrebbero sembrare all'apparenza insignificanti, l'autore ha voluto inviare un chiaro messaggio: tutti gli esseri umani hanno bene o male la stessa probabilità di morire, la differenza sta nel fatto che i malati oppure le persone che hanno una aspettativa di vita bassa, sia per l'ambiente in cui vivono o per le scarse condizioni familiari, possiedono una percezione di rischio più alta, rispetto a chi è apparentemente sano e conduce una vita normale. La linea di confine tra la vita e la morte è molto più sottile di quanto ci possa sembrare, perciò dobbiamo fare attenzione a non sottovalutare troppo quello che accade intorno a noi. Tale tema rappresenta la chiave di volta per interpretare il tragico finale dell'opera, il quale dovrebbe spingerci a riflettere su come ci relazioniamo con gli individui intorno a noi, meglio tentare di condividere con spensieratezza e tanta felicità le esperienze con le persone a noi care, in quanto la morte è sempre dietro l'angolo ed è difficile intuire quando busserà alla nostra porta.
In sostanza, il manga l'ho trovato più interessante, in particolare ha lasciato trasparire tutta quell'emotività che nei momenti salienti è mancata nella trasposizione animata; insieme poi a tutto il discorso sul finale più comprensibile ed alcune tematiche trattate decisamente meglio.
L'unico ma importante aspetto negativo, sono stati i disegni, non mi sarei mai aspettato una qualità così bassa anche nella realizzazione delle fisionomie. Nell'anime i personaggi sono stati ideati "su misura", cioè bastava solo guardarli per capire il loro carattere o la loro personalità, chiaramente su un altro livello.
Il mio voto finale è 8,5!
Attraverso i monologhi interiori è stato possibile cogliere maggiore espressività a livello emotivo nei caratteri soprattutto nel protagonista, il quale è sembrato più naturale sia negli atteggiamenti che nei comportamenti nella profonda interazione con Sakura; inoltre Haruki mi ha dato come l'impressione di essere già in partenza meno introverso rispetto a quanto prospettato nella trasposizione animata, e la sua maturazione psicologica, più accentuata e visibile all'interno del manga. Per quanto riguarda ll'anime ho i miei dubbi sulla parte introduttiva e il finale non mi ha particolarmente impressionato: nel primo caso, la situazione è rimasta sostanzialmente invariata in quanto non condivido la scelta di essere subito a conoscenza come del finale della storia; nel secondo, invece, ammetto di essermi ricreduto! Attraverso il riferimento ad alcuni piccoli eventi, che all'occhio del lettore potrebbero sembrare all'apparenza insignificanti, l'autore ha voluto inviare un chiaro messaggio: tutti gli esseri umani hanno bene o male la stessa probabilità di morire, la differenza sta nel fatto che i malati oppure le persone che hanno una aspettativa di vita bassa, sia per l'ambiente in cui vivono o per le scarse condizioni familiari, possiedono una percezione di rischio più alta, rispetto a chi è apparentemente sano e conduce una vita normale. La linea di confine tra la vita e la morte è molto più sottile di quanto ci possa sembrare, perciò dobbiamo fare attenzione a non sottovalutare troppo quello che accade intorno a noi. Tale tema rappresenta la chiave di volta per interpretare il tragico finale dell'opera, il quale dovrebbe spingerci a riflettere su come ci relazioniamo con gli individui intorno a noi, meglio tentare di condividere con spensieratezza e tanta felicità le esperienze con le persone a noi care, in quanto la morte è sempre dietro l'angolo ed è difficile intuire quando busserà alla nostra porta.
In sostanza, il manga l'ho trovato più interessante, in particolare ha lasciato trasparire tutta quell'emotività che nei momenti salienti è mancata nella trasposizione animata; insieme poi a tutto il discorso sul finale più comprensibile ed alcune tematiche trattate decisamente meglio.
L'unico ma importante aspetto negativo, sono stati i disegni, non mi sarei mai aspettato una qualità così bassa anche nella realizzazione delle fisionomie. Nell'anime i personaggi sono stati ideati "su misura", cioè bastava solo guardarli per capire il loro carattere o la loro personalità, chiaramente su un altro livello.
Il mio voto finale è 8,5!