logo AnimeClick.it

-

DISPONIBILE: VIKI RAKUTEN ma dovete avere pazienza coi sottotitoli e destreggiarvi anche con il portoghese perché in italiano non è stata tradotta al 100%

Stamattina ho finito di guardare il drama giapponese "A girl's breakfast" composto da due stagioni di 12 episodi ciascuna.
Devo dire subito che io, pur amando l’Asia e in particolare il Giappone, sono abbastanza nuova nel campo dei drama, ma volevo qualcosa di semplice che mi distraesse dagli anime e così… eccomi qua!
La storia di "A girl's breakfast" è piuttosto lineare e non ha nulla a che vedere con il classico di "Colazione da Tiffany", o con il film con Audrey Hepburn a cui si ispira per il titolo originale (letteralmente: “Un giorno spero di fare colazione da Tiffany”). Il rimando è evidente fin dalla sigla iniziale, anzi fin dalla locandina della serie, dove le quattro protagoniste appaiono vestite con il celebre tubino nero, ma le assonanze si fermano alla parola “colazione”. Si tratta infatti della serie che ha avviato il cosiddetto breakfast boom tra le giovani giapponesi e naturalmente si inserisce benissimo nel genere gastronomico che ora sta spopolando negli anime e nei manga.

La trama – dicevo – è piuttosto semplice: Mariko rompe col suo ragazzo dopo anni di convivenza e decide di riallacciare i rapporti con le amiche del liceo, che non sentiva da un po’. Così ritrova Risa, che adesso fa l’insegnante di yoga; Shiori, che è diventata mamma e casalinga; e Noriko, che lavora in un bar. Ovviamente verremo a conoscenza delle vite private e sentimentali delle quattro, che dalla prima chiamata di Mariko iniziano a vedersi ogni settimana per provare un diverso ristornate a colazione. Ricordiamoci che in Giappone si fa una colazione molto molto abbondante , con piatti che noi vedremmo bene a pranzo, e quindi vengono consigliati posti specializzati in curry, carne, pancake salati ecc… Sì, perché la particolarità della serie è proprio quella di mostrare luoghi veramente esistenti a Tokyo dandone addirittura la collocazione con relative indicazioni stradali, un po’ come è avvenuto in Nana con il Jackson’s, ma più in grande.

Ogni ragazza ha una storia: Risa inizia una relazione titubante con Kometani: scottata dalla sua esperienza familiare, si comporta con estrema cautela; Noriko ha una relazione col suo capo, un uomo sposato; Mariko comincia a provare interesse per un ragazzo che lavora con lei nella piccola azienda che promuove un brand di abbigliamento; e infine Shiori, sposata con Yoshimi e madre di un bambino adorabile di nome Rihito.
l’analisi di questi rapporti di coppia è il punto di forza di questo drama: ogni storia è di per sé diversa e anche i personaggi maschili hanno uno spessore:
Kenji Kometani è un salary-man ma è soprattutto un cavaliere d’altri tempi, completamente innamorato di Risa in maniera tenera e adolescenziale;
il capo di Noriko è un tipo molto easy-going che prende la storia con lei con una leggerezza e una sbruffoneria irritanti;
il rapporto tra Mariko e Sugaya è quello tipico di ogni serie che si rispetti: i due restano indecisi, in bilico tra amicizia e amore, fino alla fine;
e poi il rapporto più interessante: quello coniugale tra Shiori e Yoshimi. Lui ovviamente è un uomo che lavora ma incredibilmente si rivela umano, non totalmente assorbito dall’azienda, e persino divertente e paterno in alcuni momenti. Non so bene come interpretare la decisione di Shiori di lasciare la carriera per dedicarsi alla famiglia (o meglio,Shiori sceglie di lavorare da casa), come se non fosse possibile conciliare le cose per una donna (a tal proposito, forse ci sono libri di sociologia che potrebbero dirimere le mie perplessità, cissà magari il saggio di Takeo Doi affronta l’argomento?)
Il personaggio di Sugaya mi è piaciuto moltissimo. È ombroso e stiloso e riesce a condurre una vera amicizia con Mariko, anche mentre lei esce con un altro, un designer di nome Takanami. Quest’ultimo è il personaggio più debole. Ha un comportamento molto strano e Sugaya, che lo conosceva già da prima, lo osteggia facendo però mistero del perché non gli piaccia. Uno penserebbe che ci sia dietro qualcosa di losco, un torbido passato, un giallo e invece la cosa si risolve così in quattro e quattr’otto senza spiegazioni.

Altra parte vincente di "A girl's breakfast" è la presentazione dei piatti, non solo per la scelta dei locali – che io, da salutista, non posso condividere davvero – ma per l’inquadratura tecnica delle pietanze e il modo invitante in cui Mariko le assapora (in questo senso l’attrice Reina Triendl [di origini nippo-austriache] è davvero bravissima!

Se non vado errata questo drama è stato tratto da un manga di Hirochi Maki che è stato classificato come seinen ma io lo definirei josei, dato che una parte della vicenda si svolge sui posti di lavoro di Mariko e Noriko e i problemi presentati sono quelli di donne adulte.
Sarei però curiosa di vedere i disegni: sul sito di Animeclick si vedono alcune tavole dedicate al cibo, accurate quasi quanto quelle di "Gourmet" di Taniguchi; e poi mi piacerebbe vedere anche qualche paesaggio perché in questa serie gli angoli nascosti di Tokyo sono i veri protagonisti, sfuggendo alla frenesia dei quartieri affollati.

Una mia amica ha definito questo genere di drama: “Come i fotoromanzi di Cioe' di quando eravamo piccole”. Lei forse lo ha detto in senso dispregiativo ma io mi sono resa conto di aver apprezzato la serie proprio per questo motivo (o almeno, anche per questo): almeno siamo lontano anni luce dalla nuova tendenza di infarcire tutto di sesso e volgarità!