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9.0/10
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"Black Clover" si apre col tipico scenario “alla Naruto”: il protagonista, Asta, orfano di entrambi i genitori, considerato un po’ uno “sfigato” (poiché non possiede una singola goccia di magia), ossessionato dal diventare Imperatore Magico (ricorda un po’ il “Io diventerò Hokage” gridato da Naruto ad ogni occasione), amico-rivale di Yuno, ragazzino dalle incredibili abilità magiche.

Difatti, non è un segreto che Yuki Tabata, autore dell’opera in questione, si sia apertamente ed esplicitamente ispirato ai tipici cliché narrativi dei più famosi battle shonen ("Naruto", "One Piece", "Fairy Tail", "Bleach"...). Pertanto, non nascondo che i primi 5 episodi dell’anime mi abbiano un po’ fatto storcere il naso. Li ho trovati troppo commerciali e decisamente banali.
Tuttavia, complice il mio bisogno di guardare qualcosa di leggero e senza troppe pretese, ho continuato la visione di "Black Clover" e ne sono stata letteralmente travolta.
Terminati i primi episodi di presentazione dell’anime ed ingranando con la trama, mi sono ritrovata incollata davanti allo schermo del pc, intenta a divorare ogni singolo minuto e secondo dell’opera.

La vicenda viene affrontata molto bene, senza fretta e senza sfociare nel banale. Certamente, come ho già affermato prima, Tabata si è evidentemente ispirato ad altre produzioni, ma nonostante ciò è riuscito perfettamente ad erigere una trama di tutto rispetto. Il ritmo è incalzante, scorrevole e decisamente piacevole. Ogni tanto c’è qualche episodio di “stacco” che, tuttavia, non risulta slegato nel complesso, ma, anzi, serve a prendere un attimo di respiro, prima di ributtarci a capofitto nella storia.

Mi è piaciuto molto il fatto che il fanservice sia appena accennato, ma non spinto ed eccessivo (se non ci fosse sarebbe meglio, ma non si può pretendere la perfezione).
I personaggi sono l’elemento che più ho apprezzato dell’opera. Sono tutti (anche quelli marginali) ben caratterizzati, con uno spessore psicologico consistente. Ad ognuno di loro è stato dedicato uno spazio apposito, senza mai risultare forzato oppure non inerente nel contesto in cui viene trattato. Basti pensare al personaggio di Yami, comandante del gruppo del Toro Nero, che, sebbene già molto maturo, evolve e cresce con lo svolgersi della trama.

Per quanto riguarda l’animazione in generale, l’ho gradita molto. Le scene, soprattutto quelle di combattimento, sono fluide, disegnate bene, dettagliate e mai stilizzate. Certo, il character design di Asta non mi piace particolarmente (occhi troppo spigolosi!), ma sono gusti. Altri personaggi, invece, sono rappresentati davvero molto bene.
Caratteristica che, invece, non mi è per niente piaciuta del protagonista è il fatto che urla. Spesso. Troppo spesso. Tuttavia, ho apprezzato come gli altri personaggi sottolineino questo difetto di Asta e ci scherzino un po’ sopra. Così come sono particolarmente gradevoli le prese in giro rivolte a Nozel Silva per la sua originale (orribile) acconciatura. Tutto questo conferisce una vena di “realismo” (almeno nelle reazioni dei vari personaggi) ed ulteriore consistenza all’opera.

In conclusione, "Black Clover" è un anime che consiglio a tutti coloro che apprezzano i battle shonen e sono alla ricerca di qualcosa di leggero, che mantenga, tuttavia, una certa qualità. Ovviamente, ribadisco, i cliché tipici di questo genere sono presenti, ma non sono ingombranti e nella trama costruita da Tabata funzionano perfettamente. Non c‘è modo, purtroppo, di poter saltare i primi episodi, poiché essenziali per capire meglio l’ambiente della storia, ma pazienza. Il resto dell’opera farà dimenticare presto il “drammatico” inizio.