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Attenzione: la recensione contiene spoiler

Quando un anime viene mandato in onda per molti anni, tanto da avere diverse “generazioni” di personaggi al suo interno, è naturale che le idee scarseggino. Ed è normale che anche l’interesse del pubblico man mano sfumi. Dunque che cosa si fa per cercare di riportare in auge un franchise? Esatto, un crossover. "Aikatsu on Parade!" mescola tutti i personaggi delle tre diverse serie che si sono succedute dal 2012 a oggi (Aikatsu, Stars e Friends), ma purtroppo, come in ogni crossover che (non) si rispetti, non riesce un granché nel suo intento. Per la precisione, ci riesce soltanto a metà. Per il resto è soltanto la fiera delle occasioni sprecate, in quanto il fanservice – di per sé non un male in un contesto come questo – è una mera scusa per giustificare la pigrizia degli autori, che si limitano a riproporre ciò che abbiamo visto in passato aggiungendo pochissimi nuovi elementi, si può dire quasi nessuno.

La trama è piuttosto semplice, e per tutto il tempo è incentrata sul personaggio di Raki, la cui sorella riesce a unire i vari universi di Aikatsu in modo da permettere alla protagonista di migliorarsi e far avverare il suo sogno attraverso una serie di incontri con le vecchie idol. Fin qui nulla di strano… o quasi. In realtà per tutti e 25 gli episodi si è costretti a sfruttare di continuo la cara vecchia sospensione dell’incredulità, che era sì preponderante anche nelle stagioni precedenti, ma mai a questi livelli, dove – armandosi di una buona dose di pazienza – si deve soprassedere a buchi di trama piuttosto gravi. E non parlo di quando i mondi si uniscono all’improvviso e nessuno dei personaggi sembra preoccuparsene più di tanto, o di quando Laura e Kaguya tornano senza esitare nonostante lo studio all’estero sembrasse la loro ragione di vita, bensì di tutto ciò che ruota attorno alla figura della geniale sorella di Raki, che per tutto il tempo sembra essere elevata a un gradino superiore di conoscenza senza però avere una valida ragione. Insomma, un deus ex machina dall’inizio alla fine, che gli autori neanche tentano di nascondere. Tralasciando però questo difetto, la serie risulta tutto sommato godibile, nonostante non regga il confronto con i suoi predecessori. Infatti laddove "Aikatsu" e "Aikatsu Stars" riuscivano molto bene a mostrare la crescita interiore delle protagoniste, ponendo l’accento sul percorso da loro compiuto e sulla fatica fatta per raggiungere i loro obiettivi, qui come in "Friends" viene quasi tutto dato per scontato e ciò non è positivo, dal momento che la crescita di Raki dovrebbe essere proprio la colonna portante di "Aikatsu on Parade!". Non basta dire che il personaggio principale affronta determinate esperienze, bisogna mostrarlo e far sentire allo spettatore i sentimenti provati dal personaggio in questione, in modo che ci si immedesimi in esso. Purtroppo questo avviene molto di rado, dando l’impressione che On Parade sia una serie molto, ma molto abbandonata a se stessa, nonostante le potenzialità.

Per quanto riguarda i personaggi, abbiamo due nuovi ingressi, ovvero le sorelle Kiseki già citate. La maggiore ha una personalità con lo stesso spessore della carta velina; idem le vecchie protagoniste, che restano sempre sullo sfondo e servono soltanto per fare un tuffo nel passato con le loro canzoni. Viene quindi istintivo concentrarsi su Raki, che… è simpatica quanto un dito in un occhio, il che porta a chiedersi se non fosse stato meglio dare una personalità inesistente anche a quest’ultima. Scherzi a parte, il vero problema non è Raki in sé, ma il modo in cui appare costantemente sotto i riflettori. È sempre favorita, è sempre in mezzo anche quando il suo personaggio è del tutto fuori contesto, è sempre bravissima e amatissima da tutti nonostante nessuno la conosca in quanto non ha mai fatto nulla di così rilevante (eccetto organizzare un mega festival, ma quello succede alla fine della serie).

In definitiva, "Aikatsu on Parade!" brilla di luce riflessa. I momenti migliori ci vengono sempre regalati grazie alla presenza delle vecchie protagoniste – nessuna esclusa, nemmeno Shion o Koharu – sempre pronte a riproporre i loro brani e abiti più iconici, mentre le nuove idee sfortunatamente risultano marginali, quasi insignificanti. Do a questa serie un 5, fiduciosa però che la situazione possa migliorare nel sequel incentrato su Noelle e la Dream Academy.