Recensione
Visione d'Inferno
10.0/10
Pubblicato per la prima volta nel 1983, Visione d’inferno è uno dei manga più famosi e rappresentativi della poetica di Hideshi Hino. Il mangaka e il suo visionario alter ego, l’inquietante pittore protagonista della storia, rompendo la quarta parete si rivolgono direttamente al lettore e lo guidano nel loro personale inferno artistico. Un apocalittico viaggio nel museo del raccapriccio, dove arte e vero orrore si fondono in un unico orripilante quadro fatto essenzialmente di abominio e morte. Il mangaka riflette la propria esperienza di artista nelle atrocità più assurde concepite dall’umanità, mentre al contempo urla le sue sprezzanti invettive contro l’industria culturale, i critici d’arte e, con cinica irriverenza, contro i suoi stessi lettori, da lui minacciati di morte fra le righe del fumetto. In superficie, l’opera di Hino appare eccessiva, anarchica e nichilista, ma dietro la facciata grottesca e surreale l'intento parodistico e autoreferenziale traspare in modo sempre più evidente: un’apoteosi di black humor, macabro e sanguinolento, nella forma diretta e incisiva di quel bianco e nero espressionista tipico dello stile visivo immediatamente riconoscibile dell’autore. Buona l'edizione Dynit manga che propone un volume di formato medio grande (17x26), rilegatura in brossura fresata, ottima qualità di carta/stampa.