Recensione
Ping Pong The Animation
9.0/10
"Ping Pong: The Animation" è stato il mio primo approccio con uno stravagante artista, che sto tuttora scoprendo, Masaaki Yuasa, che mi ha fatto fare un grande passo avanti nella scoperta di quelle serie più particolari, meno conosciute, e sperimentali, e in generale dell'estetica di Yuasa, che col tempo continuo ad apprezzare sempre di più.
Infatti credo che siamo tutti d'accordo che "Ping Pong: The Animation" sia una delle prime serie che si scoprono quando, da appassionato di animazione, si va oltre la superficie del mainstream e si scoprono tante perle meno note ai più, e, tra questo tipo di serie, è sicuramente una delle più famose, è anche sbagliato definirla "di nicchia".
E tutto questo è dovuto alla particolare impronta artistica di questa serie, che è il primo dettaglio che risalta a chi si approccia per la prima volta: il character design è grezzo, tremolante, a volte minimale e altre estremamente dettagliato, talmente fuori dai canoni da non curarsi minimamente di rendere belli esteticamente i personaggi, inoltre presenta una grande varietà di colori, uno dei tratti artistici distintivi del regista.
Questa particolare estetica si unisce ad una regia frenetica, ricca di inquadrature, prospettive assurde e split screen finalizzati a far capire ogni singola piccolezza allo spettatore, e ad un'animazione estremamente particolare e sperimentale, che si alterna a numerosi momenti statici, che però non rovinano il comparto visivo, anzi, rendono di forte impatto numerose scene.
Un altro dettaglio impossibile da non menzionare è il bellissimo comparto sonoro, al cui interno sono presenti numerose ed esplosive OST che si abbinano alla perfezione e rendono molto coinvolgenti le partite, ma anche delle musiche più calme che trasmettono un grande senso di malinconia e nostalgia.
Ma, tralasciando il comparto tecnico, che è l'aspetto su cui un po' chiunque si sofferma all'interno delle discussioni e recensioni, ciò che rende questa serie, a mio avviso, così speciale, è tutt'altro.
A partire dai meravigliosi personaggi, sono tutti uno più bello dell'altro, umani, con delle bellissime storie che caratterizzano il loro passato, degli obbiettivi, delle speranze, dei pregi e dei difetti, e ci vengono raccontati in una maniera tale, da farci empatizzare alla perfezione con ognuno di loro, farci apprezzare ogni minimo dettaglio, e provare anche pena nei loro confronti.
Non dimenticherò mai la sensazione di amarezza che ho provando vedendo la solitudine di Smile, la depressione di Peco o l'oppressione provata da Kazuma prima delle partite.
Per non parlare dei loro legami, in particolare quello tra i due protagonisti, una relazione a tratti atipica e inusuale, che, dietro un'apparenza di distacco, nasconde un profondo sentimento di affetto e amicizia.
In "Ping Pong: The Animation", lo sport, come in ogni spokon, è secondario ed è semplicemente un mezzo per raccontare delle fenomenali storie: in questo caso, racconta semplicemente delle storie di vita, di persone che tramite questo sport cresceranno, impareranno a conoscere sé stessi, e troveranno la propria strada grazie a questa disciplina a cui sono indissolubilmente legati sin dall'infanzia, e che li fa sentire vivi.
Dalle partite trasudano tutte le emozioni e i drammi dei personaggi, e si rivelano ben più che delle semplici partite, merito anche di Matsumoto in primis, e Yuasa in secundis, che sono stati capaci di rendere le partite così tanto coinvolgenti, emozionanti e oniriche, e che permettono di delineare la maturazione dei personaggi, a causa delle vittorie, ma anche delle sconfitte.
Quello del talento è uno dei temi principali dell'opera: ci sono giocatori talentuosi, che fanno di esso il proprio cavallo di battaglia, c'è chi lo ha e per questo non si impegna, o chi non lo ha, ma ama visceralmente la disciplina del ping-pong, etc.
A questo sono legati dei discorsi sulla vittoria e la sconfitta, che ho personalmente percepito come un qualcosa di importante e non allo stesso tempo.
I personaggi infatti migliorano sé stessi grazie alle vincite e alle disfatte, ma, parallelamente a ciò, il risultato della partita, ai fini della storia, è irrilevante, non essendo questa una semplice storia di sport, ma di vita.
Viene inoltre trattata molto bene la tematica del trovare la propria strada, che viene affrontata senza scrupoli o illusioni.
Nel finale (piccolissimo spoiler) si chiudono tutte le storyline dei personaggi, ormai maturati grazie alle loro esperienze narrate nei precedenti episodi: prendono tutti strade diverse, ma devono ancora affrontare molti problemi della vita.
Una delle tante cose che "Ping Pong: The Animation" ti vuole comunicare è che non raggiungerai mai la vita perfetta, e anche se i personaggi hanno superato le loro problematiche, non la raggiungeranno mai, perché la vita perfetta non esiste, saremo sempre costretti a soffrire, tuttavia dà anche speranza per un futuro migliore, e per affrontarlo dobbiamo sempre essere noi stessi, e fare quel che amiamo.
"Eroe, appari!"
"Eroe, appari!"
"Eroe, appari!"
"Eroe, appari!"
Infatti credo che siamo tutti d'accordo che "Ping Pong: The Animation" sia una delle prime serie che si scoprono quando, da appassionato di animazione, si va oltre la superficie del mainstream e si scoprono tante perle meno note ai più, e, tra questo tipo di serie, è sicuramente una delle più famose, è anche sbagliato definirla "di nicchia".
E tutto questo è dovuto alla particolare impronta artistica di questa serie, che è il primo dettaglio che risalta a chi si approccia per la prima volta: il character design è grezzo, tremolante, a volte minimale e altre estremamente dettagliato, talmente fuori dai canoni da non curarsi minimamente di rendere belli esteticamente i personaggi, inoltre presenta una grande varietà di colori, uno dei tratti artistici distintivi del regista.
Questa particolare estetica si unisce ad una regia frenetica, ricca di inquadrature, prospettive assurde e split screen finalizzati a far capire ogni singola piccolezza allo spettatore, e ad un'animazione estremamente particolare e sperimentale, che si alterna a numerosi momenti statici, che però non rovinano il comparto visivo, anzi, rendono di forte impatto numerose scene.
Un altro dettaglio impossibile da non menzionare è il bellissimo comparto sonoro, al cui interno sono presenti numerose ed esplosive OST che si abbinano alla perfezione e rendono molto coinvolgenti le partite, ma anche delle musiche più calme che trasmettono un grande senso di malinconia e nostalgia.
Ma, tralasciando il comparto tecnico, che è l'aspetto su cui un po' chiunque si sofferma all'interno delle discussioni e recensioni, ciò che rende questa serie, a mio avviso, così speciale, è tutt'altro.
A partire dai meravigliosi personaggi, sono tutti uno più bello dell'altro, umani, con delle bellissime storie che caratterizzano il loro passato, degli obbiettivi, delle speranze, dei pregi e dei difetti, e ci vengono raccontati in una maniera tale, da farci empatizzare alla perfezione con ognuno di loro, farci apprezzare ogni minimo dettaglio, e provare anche pena nei loro confronti.
Non dimenticherò mai la sensazione di amarezza che ho provando vedendo la solitudine di Smile, la depressione di Peco o l'oppressione provata da Kazuma prima delle partite.
Per non parlare dei loro legami, in particolare quello tra i due protagonisti, una relazione a tratti atipica e inusuale, che, dietro un'apparenza di distacco, nasconde un profondo sentimento di affetto e amicizia.
In "Ping Pong: The Animation", lo sport, come in ogni spokon, è secondario ed è semplicemente un mezzo per raccontare delle fenomenali storie: in questo caso, racconta semplicemente delle storie di vita, di persone che tramite questo sport cresceranno, impareranno a conoscere sé stessi, e troveranno la propria strada grazie a questa disciplina a cui sono indissolubilmente legati sin dall'infanzia, e che li fa sentire vivi.
Dalle partite trasudano tutte le emozioni e i drammi dei personaggi, e si rivelano ben più che delle semplici partite, merito anche di Matsumoto in primis, e Yuasa in secundis, che sono stati capaci di rendere le partite così tanto coinvolgenti, emozionanti e oniriche, e che permettono di delineare la maturazione dei personaggi, a causa delle vittorie, ma anche delle sconfitte.
Quello del talento è uno dei temi principali dell'opera: ci sono giocatori talentuosi, che fanno di esso il proprio cavallo di battaglia, c'è chi lo ha e per questo non si impegna, o chi non lo ha, ma ama visceralmente la disciplina del ping-pong, etc.
A questo sono legati dei discorsi sulla vittoria e la sconfitta, che ho personalmente percepito come un qualcosa di importante e non allo stesso tempo.
I personaggi infatti migliorano sé stessi grazie alle vincite e alle disfatte, ma, parallelamente a ciò, il risultato della partita, ai fini della storia, è irrilevante, non essendo questa una semplice storia di sport, ma di vita.
Viene inoltre trattata molto bene la tematica del trovare la propria strada, che viene affrontata senza scrupoli o illusioni.
Nel finale (piccolissimo spoiler) si chiudono tutte le storyline dei personaggi, ormai maturati grazie alle loro esperienze narrate nei precedenti episodi: prendono tutti strade diverse, ma devono ancora affrontare molti problemi della vita.
Una delle tante cose che "Ping Pong: The Animation" ti vuole comunicare è che non raggiungerai mai la vita perfetta, e anche se i personaggi hanno superato le loro problematiche, non la raggiungeranno mai, perché la vita perfetta non esiste, saremo sempre costretti a soffrire, tuttavia dà anche speranza per un futuro migliore, e per affrontarlo dobbiamo sempre essere noi stessi, e fare quel che amiamo.
"Eroe, appari!"
"Eroe, appari!"
"Eroe, appari!"
"Eroe, appari!"