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Una raccolta di microstorie spregiudicate e fuori dagli schemi

Palepoli ha sempre rappresentato un oggetto del desiderio per i fan di Usamaru Furuya, un’opera di culto circondata da un’aura di leggenda sin dalla sua prima apparizione sulla rivista Garo nel 1994. Ora che è stata pubblicata in Italia da Coconino Press, con una pregevole veste editoriale curata e tradotta da Paolo La Marca e Livio Tallini, possiamo finalmente ammirare il folgorante esordio del talentuoso mangaka che abbiamo imparato ad apprezzare grazie a una serie eterogenea di titoli quali La musica di Marie (1999), Suicide Club (2002), Hikari Club (2005), La crociata degli innocenti (2007), Genkaku Picasso (2008), Lo squalificato (2009), Teiichi high school (2010).

Palepoli si presenta come una raccolta di yonkoma manga. Si tratta di micro-storie concentrate nell’arco di quattro vignette, una formula molto popolare sulle riviste giapponesi, in questo caso rivisitata dall'autore con un approccio trasgressivo e iconoclasta. Infatti, come in un gioco di specchi deformanti gli yonkoma di Furuya ci restituiscono in primis una visione distorta e allucinata dell'immaginario grafico del mangaka, e su più ampia scala un dissacrante excursus sull’intera Storia dell’Arte.

Le tavole provengono da quella che è stata la prima esperienza del disegnatore su Garo, la rivista underground dove gli autori godevano di una libertà creativa senza precedenti, spesso usata come rampa di lancio verso realtà editoriali più remunerative, un porto franco in cui ricercare nuove vie dell’espressione artistica e che ha portato Furuya a diventare uno degli autori più originali e arguti del manga contemporaneo.

A dispetto del tratto grafico estremamente raffinato ed esteticamente ricercato, Palepoli agisce con la forza dirompente di un bulldozer. La struttura minimale dello yonkoma viene manipolata con piglio anarchico e con un certo gusto per la parodia feroce. Se la parola d’ordine è “smitizzare” allora Furuya è pronto a trascinare senza ritegno nelle sue tavole i personaggi più iconici e amati dal pubblico (Doraemon, Sazae-san, Dokonjō Gaeru, Ashita no Jō, Ghost in the shell, etc.), così come non si fa problemi a gettare i capisaldi della Storia dell’Arte in questo calderone ribollente di citazioni postmoderniste, divertissement pseudo erotici, esercizi di stile pop-surrealisti e altre intuizioni fulminanti che innescano una serie di cortocircuiti e di suggestioni disparate nel lettore.

All’interno di questo gioco (al massacro) di rimandi e citazioni trovano spazio alcune sferzanti parodie delle leggende del manga con risultati spesso imprevedibili, come quella del celeberrimo gatto spaziale del duo Fujiko Fujio cui è riservato un irriverente collage surrealista in chiave porno; mentre nel remake del famoso spokon creato da Tetsuya Chiba e Asao Takamori a finire sul ring per l’ultimo incontro con Mendoza sarà il vecchio Danpei! L’autore non risparmia nemmeno mostri sacri quali Osamu Tezuka, Moto Hagio, Yoshiharu Tsuge e lo stesso Suehiro Maruo che tanta influenza ha avuto su Furuya.

Fra le pagine del volume non mancano spunti originali, mini saghe e personaggi ricorrenti: la misteriosa malattia infettiva X, le scene scrutate da uno spioncino (intrise di impietoso black humor), le blasfemie irridenti, le avventure dell’efferato orsetto serial killer, le pillole mistiche del piccolo Takashi (alfa e omega dell’intera raccolta), le autoironiche vicissitudini dell’autore alle prese con il dispettoso “fantasma che boccia le tavole”.

Palepoli è un'opera-mondo che racchiude e anticipa molte delle passioni e dei temi cari all'autore: i manga, il cinema, l'arte, l'ero-guro, la psicanalisi, la religione, la politica. Il tutto frullato e distillato dalla sua peculiare cifra stilistica con una padronanza del mezzo espressivo che gli permette di spaziare tra i generi e di sperimentare con la narrazione, la composizione della pagina, il lettering.

Dal punto di vista grafico l’opera offre un caleidoscopio di tecniche che dimostrano la grande erudizione e versatilità di Furuya, pittore provetto prima ancora che fumettista. Possiamo imbatterci in vignette essenziali, imbevute di inchiostro nero, o in tavole iperdettagliate che riproducono fedelmente le opere d’arte antica. Gli elementi che maggiormente colpiscono l'occhio sono l’eleganza e la finezza della linea, la cura maniacale degli effetti di chiaroscuro e le sperimentazioni che partono dalla rigidità dello yonkoma e arrivano a far esplodere la struttura stessa della tavola.

L’edizione Coconino Press è impeccabile e curata nei minimi dettagli, a cominciare dalle note a piè pagina, meticolosamente compilate, che forniscono una guida indispensabile ai mille riferimenti (più o meno sottili) e alle sfumature più infinitesimali di cui il fumetto abbonda (alcune delle quali sono riservate ai veri intenditori). Al costo di 15€, le 170 pagine del volume in formato 15x21 (di cui diverse a colori) sono rilegate con cucitura a filo e racchiuse nella peculiare doppia copertina della collana Doku, in questo caso impreziosita dagli inserti in “foglia d’oro” su un’illustrazione di Furuya in stile rinascimentale.

Furuya lo definì un rito di passaggio per approdare a una nuova fase della sua carriera. Nella sua ossessiva ricerca di libertà espressiva Palepoli scardina gli schemi tradizionali del manga facendolo deragliare su binari dagli esiti mai certi, dove non esistono regole e dove dominano il sarcasmo e l’(auto)ironia.

Chi si dovesse avvicinare per la prima volta all’autore forse rimarrebbe spiazzato dalla lettura di Palepoli per la sua natura anarchica e anticonvenzionale, ma se siete già fan di Furuya o siete alla ricerca di una lettura inconsueta, fuori dall’ordinario, controversa e perturbante, allora troverete in questo volume un diamante grezzo particolarmente misterioso e attraente.