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Oramai la qualità degli anime giapponesi è talmente bassa, che ci si deve decidere a ingoiare il rospo e apprezzare quel poco che il convento passa. "Wonder Egg Priority" ("WEP") pare tutto questo: una ventata d'aria fresca, ma anche un "non finito" di Michelangelo. Non so bene perché e per come (c'è chi parla di ristrettezze temporali e chi meramente di incapacità da parte della casa di produzione), ma questo prodotto è incompleto e così è stato rilasciato. Il fatto che, però, su quattordici episodi (se consideriamo il tredicesimo, lungo cinquanta minuti, come divisibile in due) ci siano sostanzialmente due riassunti da venti minuti l'uno, tende a farmi pensare che qualcosa non abbia funzionato e che il brodo sia stato deliberatamente allungato. Il brodo, comunque, è mangiabile, anche se la gallina era parecchio giovane.

Ottimi disegni e ottime animazioni accompagnano una storia dalle tinte tenebrose e fosche che indugia spesso e volentieri nello scavare nella storia e nella psiche delle quattro protagoniste: quattro liceali alle prese coi demoni del rimorso o dello sconforto per la morte auto-inflitta di persone vicine o care. "WEP", in realtà, iniziava abbastanza diversamente rispetto alla vena da catasta di storie tragiche che ha assunto successivamente. Iniziava in modo quasi surreale e sfacciato, orrorifico; carattere che tende a riassumere in sé proprio negli ultimi episodi, con l'ingresso di alcuni nuovi personaggi sorti dalla descrizione del perché questo mondo neurale e parallelo esisterebbe. Eppure, così come quella prima vena è stata velocemente canalizzata in una drammaticità più umana e adolescenziale, per quanto di nobile fattura - con tutte le tragedie di genere, di sesso, di famiglia - similmente il suo ritorno, nel finale, questa volta viene canalizzato nel niente, soprattutto nell'ultimo "special", il tredicesimo episodio. La complessità del tutto e la oscura tragedia alla base di tutte queste vicende pare sempre più prossima a una implosione dovuta al nodo gordiano creato dagli autori, ma in realtà si spegne autonomamente riportandoci al t0, al tempo primo, senza che alcunché sia effettivamente spiegato o analizzato. La morte viene, in un qualche modo, sconfitta, ma non per tutte e quattro le ragazze. La causa di tutto ciò, oltretutto, viene totalmente messa sotto il tappeto, come se non fosse mai stata suggerita.
Non so bene se sia un peccato o se sia un sintomo di un problema oramai ben più grande dell'animazione giapponese; fatto sta che "WEB" è, come la parola inglese suggerisce, una ragnatela che riesce a catturarci come mosche - lasciandoci poi, però, solo con un pugno di mosche.

Qualcuno spera in una seconda stagione (e gli indizi sarebbero davvero tanti, in realtà). Qualcuno consiglia di apprezzare più il viaggio che la destinazione. Probabilmente è un altro "Aku no Hana". Una bella idea, ben realizzata, non totalmente conclusa, destinata quasi ad essere dimenticata in questo mare di novità scintillante.