Recensione
The Promised Neverland
8.0/10
The Promised Neverland è una storia avventurosa, con un incipit leggero, spensierato, che cela però un oscuro mistero, un oscura verità, una storia orrenda e mostruosa che mai immagineresti, ed i nostri protagonisti, seppur innocui ed innocenti bambini, dovranno lottare, mettere la propria anima, la propria vita a rischio giorno dopo giorno, minuto dopo minuto per poter riuscire a galleggiare, ad annaspare e sopravvivere fuori da quell’immenso mare in cui la vita gli ha voluti far nascere senza pinne, senza branchie, condannati ad affogare inevitabilmente, perché il loro destino era già scritto sin dalla loro nascita.
Una storia che mi ha catturato in ogni suo arco, in ogni sua evoluzione della trama, ma quel che più mi ha colpito, il suo punto forte, oltre la trama particolare in sé per sé, sono i piani escogitati, elaborati minuziosamente dalla mente dei nostri protagonisti, la loro razionalità, la loro astuzia, la loro intelligenza ed acutezza, la loro capacità di osservare e di prevedere ogni singola mossa in risposta alla loro, e su tale, elaborare la propria strategia.
Ripercorre e può essere, se non paragonata, almeno messa nello stesso calderone di opere come ‘Death Note’ e ‘Liar Game’, chiaramente non per la trama quanto per la modalità di scrittura, stesura, genere, idealizzazione, intenzione ed evoluzione dell’opera, insomma, per quello che va oltre la trama stessa.
Le uniche pecche sono che, forse, man mano che ci si avvicinava all’arco finale, e soprattutto in questa sua fase evolutiva, questa parte è venuta a mancare…il brio che vi era nel primo arco iniziale, dove vi erano indizi celati su indizi celati, misteri che nascevano ad ogni angolo dell’orfanotrofio e ad ogni persona nuova che si incontrava, nonché i giochi di astuzia, le battaglie silenziose e strategiche che si istauravano tra i nostri protagonisti, per poi proseguire nella metà iniziale della storia, con i misteri che pian piano stavano andando diradandosi, le prime scoperte, le prime speranze, le nuove sfide e le nuove battaglie, tutto questo stava andando perdendosi man mano che ci si avvicinava all’arco terminale, come affrettandosi, come se si fosse di corsa, e questo, per me, nella valutazione complessiva della storia, è stato un punto negativo.
Un’altra grossa pecca, e chi ha letto la storia può ben capire a cosa mi riferirò, è l’entrata, o meglio, il ritorno sulla scena negli ultimi volumetti di un particolare personaggio, ma più che questo è forse il modo e le intenzioni con cui è tornato, del tutto contraddittorie con l’essenza e la natura stessa con cui è stato creato: un po’ come, per intenderci, se ad un certo punto della storia Voldemort arrivasse sulla scena e patteggiasse per Harry Potter ed i suoi alleati, rinnegando la natura dei Mangiamorte e convincendo loro stessi che avessero sempre sbagliato, che la loro battaglia, tutta la loro esistenza fosse un errore. Ecco, diciamo che un ingresso in scena come questo può forse sconcertare il lettore, e così è stato per me.
Per il resto non c’è nulla da dire, è veramente una bella storia, inoltre, offre veramente molti spunti di parallelismo con la realtà, con i giorni nostri, con la nostra vita quotidiana, come qualcuno ha già riportato in questa sezione: la lotta dei nostri protagonisti contro un sistema oppressivo e consumistico di stile capitalista imposto dagli antagonisti di questa storia, ma anche gli antagonisti stessi saranno sopraffatti alla fine e costretti ad affrontare la realtà dei fatti, obbligati a raffrontarsi e lottare contro questo sistema oppressivo e corrotto nelle viscere da loro stessi realizzato, o per meglio dire, sorretto; la religione dei nostri antagonisti, che si sviluppa su un concetto buddhista e anti-consumistico (vedi il paradosso con quanto scritto nell’affermazione precedente), ossia che la stessa vita non sia altro che un qualcosa preso in prestito dagli dei che poi a loro tornerà, per cui anche quando ci si nutre bisogna ritualizzare un ringraziamento agli dei, cosa che non tutti fanno, non tutti adempiono; infine, il paradossale parallelismo che accompagna sin dall’inizio la storia ed ha accompagnato sempre i miei pensieri durante l’intera lettura: i protagonisti della nostra storia lottano contro il loro stesso destino, il quale è senza dubbio crudele, aberrante, inumano e ripugnante, e siamo tutti d’accordo su questo…ma loro stessi, come noi stessi che ne siamo i lettori, compiamo in maniera similare tali azioni nella nostra vita quotidiana (quasi) ogni volta che ci cibiamo, ogni volta che pranziamo o ceniamo, ogni volta che ci sediamo ad un tavolo apparecchiato o andiamo in un ristorante, condanniamo a tale destino infausto e crudele creature che possono essere del tutto e per tutto paragonate ai nostri protagonisti, fanno eccezione chiaramente le persone che hanno adottato uno stile di vita diverso dal mio o di quello di molti altri (e no, non sono cannibale, chiarisco per evitare che qualcuno interpreti male tale affermazione). Questo pensiero mi ha assillato ed accompagnato in ogni capitolo di tale opera, e la mia mente non riusciva a fare a meno di instaurare un parallelismo tra questa storia e la nostra quotidianità, paragonando me agli antagonisti, e quello che finiva sulla mia tavola ai protagonisti.
Che dire d’altro? Credo che potrei fermarmi qui, avrò già rotto con la mia recensione il povero lettore che ha avuto il coraggio di arrivare fin qui in fondo, anche se ci sarebbero da dire e da fare molte altre cose, come l’analisi dei personaggi, ognuno ben inquadrato se ci prendiamo la briga di analizzarlo caratterialmente e psicologicamente, ma non voglio stressare oltre, nonché dovrei scendere inevitabilmente in spoiler dell’opera.
Il voto medio dell’opera rappresenta effettivamente il voto che vorrei attribuirgli, nonché consiglierei, a termine lettura, di dare un’occhiata all’interessantissima relazione di Alexkai, il quale effettua un’analisi veramente interessante e dettagliata dell’opera: potrebbe offrire molti spunti riflessivi.
Una storia che mi ha catturato in ogni suo arco, in ogni sua evoluzione della trama, ma quel che più mi ha colpito, il suo punto forte, oltre la trama particolare in sé per sé, sono i piani escogitati, elaborati minuziosamente dalla mente dei nostri protagonisti, la loro razionalità, la loro astuzia, la loro intelligenza ed acutezza, la loro capacità di osservare e di prevedere ogni singola mossa in risposta alla loro, e su tale, elaborare la propria strategia.
Ripercorre e può essere, se non paragonata, almeno messa nello stesso calderone di opere come ‘Death Note’ e ‘Liar Game’, chiaramente non per la trama quanto per la modalità di scrittura, stesura, genere, idealizzazione, intenzione ed evoluzione dell’opera, insomma, per quello che va oltre la trama stessa.
Le uniche pecche sono che, forse, man mano che ci si avvicinava all’arco finale, e soprattutto in questa sua fase evolutiva, questa parte è venuta a mancare…il brio che vi era nel primo arco iniziale, dove vi erano indizi celati su indizi celati, misteri che nascevano ad ogni angolo dell’orfanotrofio e ad ogni persona nuova che si incontrava, nonché i giochi di astuzia, le battaglie silenziose e strategiche che si istauravano tra i nostri protagonisti, per poi proseguire nella metà iniziale della storia, con i misteri che pian piano stavano andando diradandosi, le prime scoperte, le prime speranze, le nuove sfide e le nuove battaglie, tutto questo stava andando perdendosi man mano che ci si avvicinava all’arco terminale, come affrettandosi, come se si fosse di corsa, e questo, per me, nella valutazione complessiva della storia, è stato un punto negativo.
Un’altra grossa pecca, e chi ha letto la storia può ben capire a cosa mi riferirò, è l’entrata, o meglio, il ritorno sulla scena negli ultimi volumetti di un particolare personaggio, ma più che questo è forse il modo e le intenzioni con cui è tornato, del tutto contraddittorie con l’essenza e la natura stessa con cui è stato creato: un po’ come, per intenderci, se ad un certo punto della storia Voldemort arrivasse sulla scena e patteggiasse per Harry Potter ed i suoi alleati, rinnegando la natura dei Mangiamorte e convincendo loro stessi che avessero sempre sbagliato, che la loro battaglia, tutta la loro esistenza fosse un errore. Ecco, diciamo che un ingresso in scena come questo può forse sconcertare il lettore, e così è stato per me.
Per il resto non c’è nulla da dire, è veramente una bella storia, inoltre, offre veramente molti spunti di parallelismo con la realtà, con i giorni nostri, con la nostra vita quotidiana, come qualcuno ha già riportato in questa sezione: la lotta dei nostri protagonisti contro un sistema oppressivo e consumistico di stile capitalista imposto dagli antagonisti di questa storia, ma anche gli antagonisti stessi saranno sopraffatti alla fine e costretti ad affrontare la realtà dei fatti, obbligati a raffrontarsi e lottare contro questo sistema oppressivo e corrotto nelle viscere da loro stessi realizzato, o per meglio dire, sorretto; la religione dei nostri antagonisti, che si sviluppa su un concetto buddhista e anti-consumistico (vedi il paradosso con quanto scritto nell’affermazione precedente), ossia che la stessa vita non sia altro che un qualcosa preso in prestito dagli dei che poi a loro tornerà, per cui anche quando ci si nutre bisogna ritualizzare un ringraziamento agli dei, cosa che non tutti fanno, non tutti adempiono; infine, il paradossale parallelismo che accompagna sin dall’inizio la storia ed ha accompagnato sempre i miei pensieri durante l’intera lettura: i protagonisti della nostra storia lottano contro il loro stesso destino, il quale è senza dubbio crudele, aberrante, inumano e ripugnante, e siamo tutti d’accordo su questo…ma loro stessi, come noi stessi che ne siamo i lettori, compiamo in maniera similare tali azioni nella nostra vita quotidiana (quasi) ogni volta che ci cibiamo, ogni volta che pranziamo o ceniamo, ogni volta che ci sediamo ad un tavolo apparecchiato o andiamo in un ristorante, condanniamo a tale destino infausto e crudele creature che possono essere del tutto e per tutto paragonate ai nostri protagonisti, fanno eccezione chiaramente le persone che hanno adottato uno stile di vita diverso dal mio o di quello di molti altri (e no, non sono cannibale, chiarisco per evitare che qualcuno interpreti male tale affermazione). Questo pensiero mi ha assillato ed accompagnato in ogni capitolo di tale opera, e la mia mente non riusciva a fare a meno di instaurare un parallelismo tra questa storia e la nostra quotidianità, paragonando me agli antagonisti, e quello che finiva sulla mia tavola ai protagonisti.
Che dire d’altro? Credo che potrei fermarmi qui, avrò già rotto con la mia recensione il povero lettore che ha avuto il coraggio di arrivare fin qui in fondo, anche se ci sarebbero da dire e da fare molte altre cose, come l’analisi dei personaggi, ognuno ben inquadrato se ci prendiamo la briga di analizzarlo caratterialmente e psicologicamente, ma non voglio stressare oltre, nonché dovrei scendere inevitabilmente in spoiler dell’opera.
Il voto medio dell’opera rappresenta effettivamente il voto che vorrei attribuirgli, nonché consiglierei, a termine lettura, di dare un’occhiata all’interessantissima relazione di Alexkai, il quale effettua un’analisi veramente interessante e dettagliata dell’opera: potrebbe offrire molti spunti riflessivi.