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Quando mi chiederanno quale serie a fumetti rappresenta l'intimità e le tradizioni del Giappone risponderò senza dubbio "Our little sister". L'autrice Akimi Yoshida racconta in 9 volumi una famiglia composta da quattro sorelle abitanti nella città di Kamakura (nota per la sua icona del Grande Buddha).

Incipit:
Tre sorelle conviventi apprendono che il padre, che le ha abbandonate in tenera età, è morto. Quando si recano nel paese in cui verrà organizzata la commemorazione funebre scoprono più di una verità:
- era vedovo. La donna con la quale era fuggito e si era sposato in seconde nozze lo aveva anticipato nel tragico destino;
- con questa donna che ha amato molto ha avuto una figlia: la piccola Suzu;
- il padre, a seguito della morte della seconda moglie, si è risposato una terza volta con una donna avente già alle spalle un matrimonio e due figli.

La maggiore delle tre sorelle, Sachi, comprende che la vedova e terza moglie del padre è una persona senza personalità e inaffidabile. Allo stesso tempo, apprende con stupore che Suzu, la quarta sorella e sconosciuta fino a quel momento, si è presa cura del padre fino alla fine. Da quel momento Suzu si ritrova orfana e sola al mondo, nonché destinata ad occuparsi di una matrigna dipendente e piattola.
Sachi, che coglie dei punti di sintonia con la piccola Suzu, le propone di trasferirsi a Kamakura vivendo con lei e le sue due sorelle (l'affascinante Yoshino e la particolare Chika). Già dopo il divorzio dei genitori e la dipartita di entrambi con nuovi partner, Sachi in qualità di figlia maggiore si prende cura delle sue due sorelle nella casa dove sono nate e cresciute. Così come è stato per loro, Sachi desidera che quel luogo diventi un rifugio e terreno di crescita anche per Suzu.

"Our little sister" è il racconto degli anni di convivenza di queste quattro sorelle. Una storia densa di episodi e di relazioni che consentono al lettore di addentrarsi completamente nella vita di queste quattro persone e della costellazione di personaggi secondari che riempiono le loro giornate. Trattandosi di uno slice of life non abbiamo dei colpi di scena caratterizzati da azioni o dialoghi impattanti, ma un frammento di più vite e percorsi narrati con realismo, pragmatismo e sentimento allo stesso tempo.

La storia di Suzu, Sachi, Yoshino e Chika è "piena" e non lascia nulla al caso. Ciascuna di loro vive le sue situazioni individuali lavorative e sentimentali, ma le esperienze vengono messe a fattore comune nei momenti di insieme casalinghi. La quotidianità è fatta di piccoli di gesti, di battute scherzose e di fraintendimenti. Le protagoniste crescono insieme e ciascuna con le proprie piccole sfide quotidiane: la responsabile Sachi come infermiera assegnata ad un reparto un po' particolare; la piccola Suzu come nuova studentessa e membro della squadra di calcio della scuola; l'accattivante Yoshino alla ricerca dell'amore e la non convenzionale Sachi come commessa in un reparto gestito da uno strano capo. Non è ultima per rilevanza la sfida più importante: essere e restare una famiglia nonostante tutto.

Basti solo pensare che la storia delle quattro sorelle, per quanto figlie dello stesso padre, non è la stessa. Nonostante questa radice comune ciascuna conserva un ricordo prossimo o distante: un padre che abbandona la famiglia per congiungersi con un amore da un lato, un padre sconosciuto e mai visto da un altro lato, un padre attento e presente fino all'ultimo momento dall'altro lato ancora. Ciascuna di loro impara dall'altra qualcosa di questo uomo dal passato inconsueto e ne ripercorrerà i frammenti di vita pur non avendoli condivisi direttamente con lui. A questo si aggiunge una forte simbologia attribuita alla casa, agli oggetti, alle ricette e a quei riti che evocano unione e legami indissolubili che resistono al tempo, alla distanza, alla morte.

I punti di forza della narrazione a mio avviso sono due:
1) la contestualizzazione della storia in una cittadina qualsiasi e che inserisce i suoi personaggi in relazioni e riti quotidiani. Il lettore si affeziona ai luoghi di ritrovo e di conforto, alle strade circondate dagli alberi e alla stazione del treno. Il percorso dei protagonisti è lo stesso ogni giorno e questo trasmette stabilità anche di fronte ad un dialogo diverso o inatteso. L'autrice Akimi Yoshida padroneggia perfettamente le tavole, i suoi personaggi sembrano immersi in delle cartoline ricche di particolari e dettagli architettonici che trasmettono pienezza e nostalgia.
2) la capacità di creare intimità. I dialoghi intensi ma brevi che offrono spazio a tutti i personaggi, dando una lettura della situazione condita da più punti di vista. Dato che ciascun personaggio è presente nella storia con generosità, il rischio che il lettore si lasci trascinare come in un film è alto; così come è altrettanto possibile che l'andamento appaia lento e inconcludente. Tuttavia, se il genere di lettura piace, come nel mio caso, è facile capire che un ritmo di narrazione serrato non renderebbe giustizia alle situazioni e provocherebbe la perdita dell'intimità creata.

Per l'ultimo motivo citato in precedenza, non credo che "Our little sister" sia una lettura apprezzabile dal grande pubblico. E' una storia ordinaria, fatta di persone comuni che vivono in un angolo di mondo con una bella spiaggia. Per narrarla si fa ampio ricorso ai dialoghi e si prova spesso la sensazione di osservare la vita di queste sorelle dallo spioncino di una porta. E non è una vita che si può leggere in due giorni poiché va diluita e capita, quasi come se fosse la propria.