Recensione
Il titolo del nuovo film Pixar, "Lightyear - La vera storia di Buzz", parla chiaro. Ricordate Buzz Lightyear, il super-tecnologico ranger spaziale coprotagonista di "Toy Story"? Sappiamo che era un giocattolo tratto da un'opera d'intrattenimento. A quasi trent'anni di distanza da quel 1995 che lo ha visto debuttare, Pixar ci svela dunque l'arcano. Con questo film, nelle sale italiane dal 15 giugno 2022, da cui hanno tratto il giocattolo che si vede nei film del franchise "Toy Story".
A onor del vero, esisteva già un'altra versione delle avventure di Buzz Lightyear, la serie animata "Buzz Lightyear da Comando Stellare", andata in onda tra il 2000 e il 2001, ma si trattava di una serie prodotta da Walt Disney Animation Studios, non da Pixar stessa, che con "Lightyear" sembra abbia voluto in qualche modo sconfessarla e proporre la sua versione della "vera storia di Buzz", totalmente diversa da quella raccontata nella serie televisiva. Per fare un esempio relativo alla sfera, a noi più consona, dell'animazione giapponese, è un po' quanto successo con la storia di Bardack in "Dragon Ball".
"Lightyear" non c'entra dunque nulla con "Toy Story", se non per il fatto di riutilizzarne un paio di personaggi iconici (Buzz e il suo acerrimo nemico, Zurg), che però vengono calati in una nuova veste, essendo qui persone in carne ed ossa e non giocattoli.
Il film ci porta dapprima nella più classica delle avventure spaziali: Buzz Lightyear è a capo di un gruppo di astronauti che si trova ad esplorare un lontano pianeta ricco di avversità, tra insettoni giganti ed enormi piante senzienti. Tuttavia, qualcosa va storto e l'intero equipaggio si ritrova bloccato sul pianeta, incapace di tornare sulla Terra e costretto a creare un avamposto sicuro, al riparo dai pericoli.
Il nostro intrepido Buzz, ritenendosi responsabile del disastro accaduto al suo gruppo e desideroso di essere l'eroe che li riporterà sulla Terra, ce la mette tutta per cercare di riparare l'astronave iper-veloce che gli permetterà di tornare a casa, ma il viaggio nell'iperspazio è rischioso, e ogni tentativo sembra fallire. Scoprirà, purtroppo, a sue spese che, viaggiando nell'iperspazio, quelli che per lui sono quattro minuti, per i suoi amici rimasti sul pianeta sono quattro anni, e dunque il pianeta che troverà, ogni volta che vi tornerà abbattuto per aver fallito la sua missione, non è quello che ha lasciato... anzi, alla pericolosa fauna e flora che già lo minacciavano, adesso si aggiungono pure gli attacchi del misterioso Zurg e del suo esercito di robot!
"Lightyear" è un film bello ma abbastanza complesso, perché racchiude in sé diverse anime. Innanzitutto è un film di fantascienza e azione, ricalcato sui film d'azione e fantascienza degli anni '80/'90 (quelli che Andy, il protagonista di "Toy Story", può aver visto al cinema da bambino, desideroso di comprarne i giocattoli) e perciò si sprecano le citazioni più o meno velate a capisaldi del genere come "Star Wars", "Starship Troopers", "Armageddon" o "Gundam". Da questo punto di vista, è un film molto soddisfacente, ricchissimo di sequenze d'azione, battaglie con insetti, piante e robot giganti, di pianeti ostili e astronavi enormi da esplorare. Lo stesso regista, Angus MacLane, ha dichiarato di voler realizzare un film sullo stile degli spettacolari blockbuster d'azione e fantascienza di un tempo, con un eroe che sembrasse figo e potente al punto da far desiderare a un bambino (come Andy) di volerne comprare il pupazzo.
Diversi critici cinematografici hanno, infatti, fatto notare come non fosse strano che nel 1995 di "Toy Story" i bambini fossero attratti da un film di fantascienza: era infatti il periodo in cui gli "alieni cattivi" e gli eroi che salvavano il mondo dalla loro minaccia tornavano di moda al cinema, in modo più epico e serio ("Indipendence Day") o più farsesco ("Mars Attacks") a seconda dei casi.
Tuttavia, fanno notare sempre diversi critici, "Lightyear" non è un film del 1995, anche se sulla carta dovrebbe esserlo, perché presenta diversi elementi caratteristici del cinema del 2022 che negli anni '90 non avrebbero mai trovato uno spazio così importante in un film d'azione.
Nonostante la base da film d'azione anni '90, infatti, "Lightyear" è un film molto più moderno nelle tematiche, che smonta immediatamente il mito dell'eroe americano tutto d'un pezzo, in quanto il Buzz del film, che vorrebbe esserlo e che sembra esserlo in un primo momento, non ci riesce e si rivela essere, anzi, un personaggio ben più umano e complesso di quanto non sembrasse, e di quanto non ci si aspetterebbe da un eroe dei film d'azione. Si trova a far fronte ai suoi fallimenti, al peso delle sue responsabilità, al fatto che l'eroe solitario tutto d'un pezzo non esiste, che per riuscire ha bisogno di compagni, e questi stessi compagni deve imparare ad amarli per quello che sono e incoraggiarli nei momenti di difficoltà, perché gli eroi fanno questo, non sono solo i soldati tutti d'un pezzo.
Decisamente al passo coi tempi è anche la presenza di un personaggio come Alisha, compagna d'avventura di Buzz e sua migliore amica. Nei film degli anni '90 non c'erano personaggi femminili così importanti, che non fossero la damigella da salvare o l'interesse amoroso del protagonista; Alisha è, invece, un personaggio importantissimo per l'economia del film. In un primo momento sembra quasi un personaggio creato a tavolino solo per mettere la spunta sulle varie quote di minoranze (è infatti di colore e lesbica, primo esempio di un personaggio LGBTQIA+ propriamente detto nero su bianco in un film della Pixar), ma rivela in realtà una profondità incredibile lungo tutto il film e anche oltre, instaurando con Buzz un rapporto di fiducia, amicizia e complicità che va ben oltre il semplice ruolo di interesse amoroso che avrebbe avuto in un vero film d'azione anni '90, e non può non toccare i cuori degli spettatori nel profondo. Alisha è, infatti, allo stesso tempo la coscienza e il cuore pulsante dello stesso Buzz, colei che è sempre al suo fianco e lo tira fuori dai guai: sia quelli pratici, salvandolo da nemici e pericoli, sia quelli psicologici, fornendogli per tutto il film un supporto morale e incredibili occasioni di crescita e riflessione. Il contraltare di Buzz: se lui non vede l'ora di lasciare il pianeta per ristabilire il suo onore di eroe spaziale e tornare all'avventura, Alisha ha invece imparato a conoscere il pianeta, si è fatta una famiglia e una vita al di fuori delle avventure spaziali che pure tanto amava, e magari vorrebbe che anche Buzz facesse lo stesso. Torna quindi, sia pure in modo diverso, la riflessione (sempre attualissima in questo specifico periodo storico) che un paio d'anni fa ci faceva "Soul", sempre della Pixar: "È giusto dedicare tutta la vita al tuo sogno?" "C'è una vita che può anche essere bella, per quanto diversa da quella che speravi, al di fuori del tuo sogno?".
È Alisha la protagonista dei momenti più maturi e toccanti del film, alcuni veramente tanto commoventi (siamo ai livelli dell'incipit di "Up!"), e il film non sarebbe così bello senza la sua costante presenza, perciò da questo punto di vista possiamo essere contenti che "Lightyear" sia un film tanto "2022" e poco "anni '90", perché non credo sarebbe stato altrettanto emozionante, altrimenti. Tuttavia, il fatto che quello che in teoria sarebbe un film del 1995 sia in realtà così pregno di elementi moderni, a livello puramente teorico/ideologico, dà da pensare sulla riuscita di questa operazione, dato che un po' ne vengono meno proprio le fondamenta, non essendo completamente credibile come film del 1995 perché pieno di elementi moderni (che però lo impreziosiscono creando un film unico e profondo). È un giudizio complicato, da questo punto di vista, che non mina tuttavia la bellezza del film.
"Lightyear" bilancia bene l'azione, i momenti di riflessione/emozione e la comicità. Il resto del cast è composto da personaggi spassosissimi, in testa il fantastico gatto robot tuttofare Sox, che all'occorrenza è spalla comica, consigliere, amico, supporto morale, animale domestico e deus ex machina per uscire da situazioni spinose, ma anche il resto del gruppo dei cadetti spaziali che si accompagna al nostro eroe, sia pure un po' stereotipato, offre sia ottimi spunti comici che momenti di una certa profondità emotiva, ricordandoci un po' lo sgangherato gruppo di protagonisti di "Atlantis - L'impero perduto".
Dato che il Buzz del film non è lo stesso Buzz del giocattolo, in originale è cambiato anche il suo doppiatore, non più Tim Allen, ma Chris Evans. Allo stesso modo, anche in Italia non è più doppiato da Massimo Dapporto come nei film di "Toy Story", ma ottiene la voce di Alberto Malanchino, giovane attore che ha dichiarato di avere un legame speciale con il film e con il personaggio: essendo lui classe 1992, "Toy Story" è stato il suo primo film visto al cinema e conserva tuttora un ottimo ricordo del giocattolo di Buzz che possedeva da bambino. Per interpretare il personaggio si è sottoposto a un lungo training vocale, in modo da ottenere un vocione roboante da eroe dei film d'azione, e si è addirittura consultato con Massimo Dapporto, che lo ha aiutato molto a comprendere anche i lati vocali del personaggio.
La direzione del doppiaggio è stata assegnata al veterano Massimiliano Manfredi, che ha diretto sia doppiatori esperti come Massimiliano Alto, Michele Gammino e Rossa Caputo, sia attori e personaggi famosi alla loro prima esperienza nel mondo del doppiaggio. La voce di Alisha è affidata all'attrice Esther Elisha, che ha dimostrato di comprendere appieno l'essenza del personaggio e di caratterizzarla in maniera differente anche a livello vocale nelle sue varie apparizioni nel film, mentre quella di Sox a Ludovico Tersigni, attore e grande amante dei gatti, che ha vissuto come un sogno la possibilità di dar la voce a un gatto estremamente versatile e umano nei suoi comportamenti e nelle sue emozioni. A livello di camei di poche battute, non particolarmente rilevanti, ci sono anche la studiosa Linda Raimondo e il pilota di formula 1 Charles Leclerc: "Lightyear" è, infatti, stato sponsorizzato anche dalla Ferrari, durante il Gran Premio di Monaco, e il pilota Carlos Sainz Jr. ha partecipato al doppiaggio dell'edizione spagnola.
"Lightyear" è un film che si fa guardare con grande piacere: è ricco d'azione, ha dei buoni colpi di scena, fa ridere, ma soprattutto ha anche tantissimi momenti emozionanti e riflessivi. In alcune scene sarà impossibile non commuoversi, in altre rifletteremo sui comportamenti dei personaggi, sulle loro scelte, sulla loro crescita. È un Pixar un po' diverso dal solito, non presenta sotto-mondi particolari, non è chissà che originale, ma ha in sé diverse anime che possono farlo piacere un po' a tutti, anche se a volte stridono un po' tra loro. Ovviamente, la qualità grafica è sempre di altissimo livello, perciò non ci dispiace questa saltuaria incursione della Pixar nel mondo dei film di fantascienza/azione all'americana, un po' retrò e un po' attuale. Ci resta solo un dubbio, alla fine del film: il prossimo passo sarà un Pixar western con protagonista il personaggio a cui si sono ispirati per creare il giocattolo di Woody?
A onor del vero, esisteva già un'altra versione delle avventure di Buzz Lightyear, la serie animata "Buzz Lightyear da Comando Stellare", andata in onda tra il 2000 e il 2001, ma si trattava di una serie prodotta da Walt Disney Animation Studios, non da Pixar stessa, che con "Lightyear" sembra abbia voluto in qualche modo sconfessarla e proporre la sua versione della "vera storia di Buzz", totalmente diversa da quella raccontata nella serie televisiva. Per fare un esempio relativo alla sfera, a noi più consona, dell'animazione giapponese, è un po' quanto successo con la storia di Bardack in "Dragon Ball".
"Lightyear" non c'entra dunque nulla con "Toy Story", se non per il fatto di riutilizzarne un paio di personaggi iconici (Buzz e il suo acerrimo nemico, Zurg), che però vengono calati in una nuova veste, essendo qui persone in carne ed ossa e non giocattoli.
Il film ci porta dapprima nella più classica delle avventure spaziali: Buzz Lightyear è a capo di un gruppo di astronauti che si trova ad esplorare un lontano pianeta ricco di avversità, tra insettoni giganti ed enormi piante senzienti. Tuttavia, qualcosa va storto e l'intero equipaggio si ritrova bloccato sul pianeta, incapace di tornare sulla Terra e costretto a creare un avamposto sicuro, al riparo dai pericoli.
Il nostro intrepido Buzz, ritenendosi responsabile del disastro accaduto al suo gruppo e desideroso di essere l'eroe che li riporterà sulla Terra, ce la mette tutta per cercare di riparare l'astronave iper-veloce che gli permetterà di tornare a casa, ma il viaggio nell'iperspazio è rischioso, e ogni tentativo sembra fallire. Scoprirà, purtroppo, a sue spese che, viaggiando nell'iperspazio, quelli che per lui sono quattro minuti, per i suoi amici rimasti sul pianeta sono quattro anni, e dunque il pianeta che troverà, ogni volta che vi tornerà abbattuto per aver fallito la sua missione, non è quello che ha lasciato... anzi, alla pericolosa fauna e flora che già lo minacciavano, adesso si aggiungono pure gli attacchi del misterioso Zurg e del suo esercito di robot!
"Lightyear" è un film bello ma abbastanza complesso, perché racchiude in sé diverse anime. Innanzitutto è un film di fantascienza e azione, ricalcato sui film d'azione e fantascienza degli anni '80/'90 (quelli che Andy, il protagonista di "Toy Story", può aver visto al cinema da bambino, desideroso di comprarne i giocattoli) e perciò si sprecano le citazioni più o meno velate a capisaldi del genere come "Star Wars", "Starship Troopers", "Armageddon" o "Gundam". Da questo punto di vista, è un film molto soddisfacente, ricchissimo di sequenze d'azione, battaglie con insetti, piante e robot giganti, di pianeti ostili e astronavi enormi da esplorare. Lo stesso regista, Angus MacLane, ha dichiarato di voler realizzare un film sullo stile degli spettacolari blockbuster d'azione e fantascienza di un tempo, con un eroe che sembrasse figo e potente al punto da far desiderare a un bambino (come Andy) di volerne comprare il pupazzo.
Diversi critici cinematografici hanno, infatti, fatto notare come non fosse strano che nel 1995 di "Toy Story" i bambini fossero attratti da un film di fantascienza: era infatti il periodo in cui gli "alieni cattivi" e gli eroi che salvavano il mondo dalla loro minaccia tornavano di moda al cinema, in modo più epico e serio ("Indipendence Day") o più farsesco ("Mars Attacks") a seconda dei casi.
Tuttavia, fanno notare sempre diversi critici, "Lightyear" non è un film del 1995, anche se sulla carta dovrebbe esserlo, perché presenta diversi elementi caratteristici del cinema del 2022 che negli anni '90 non avrebbero mai trovato uno spazio così importante in un film d'azione.
Nonostante la base da film d'azione anni '90, infatti, "Lightyear" è un film molto più moderno nelle tematiche, che smonta immediatamente il mito dell'eroe americano tutto d'un pezzo, in quanto il Buzz del film, che vorrebbe esserlo e che sembra esserlo in un primo momento, non ci riesce e si rivela essere, anzi, un personaggio ben più umano e complesso di quanto non sembrasse, e di quanto non ci si aspetterebbe da un eroe dei film d'azione. Si trova a far fronte ai suoi fallimenti, al peso delle sue responsabilità, al fatto che l'eroe solitario tutto d'un pezzo non esiste, che per riuscire ha bisogno di compagni, e questi stessi compagni deve imparare ad amarli per quello che sono e incoraggiarli nei momenti di difficoltà, perché gli eroi fanno questo, non sono solo i soldati tutti d'un pezzo.
Decisamente al passo coi tempi è anche la presenza di un personaggio come Alisha, compagna d'avventura di Buzz e sua migliore amica. Nei film degli anni '90 non c'erano personaggi femminili così importanti, che non fossero la damigella da salvare o l'interesse amoroso del protagonista; Alisha è, invece, un personaggio importantissimo per l'economia del film. In un primo momento sembra quasi un personaggio creato a tavolino solo per mettere la spunta sulle varie quote di minoranze (è infatti di colore e lesbica, primo esempio di un personaggio LGBTQIA+ propriamente detto nero su bianco in un film della Pixar), ma rivela in realtà una profondità incredibile lungo tutto il film e anche oltre, instaurando con Buzz un rapporto di fiducia, amicizia e complicità che va ben oltre il semplice ruolo di interesse amoroso che avrebbe avuto in un vero film d'azione anni '90, e non può non toccare i cuori degli spettatori nel profondo. Alisha è, infatti, allo stesso tempo la coscienza e il cuore pulsante dello stesso Buzz, colei che è sempre al suo fianco e lo tira fuori dai guai: sia quelli pratici, salvandolo da nemici e pericoli, sia quelli psicologici, fornendogli per tutto il film un supporto morale e incredibili occasioni di crescita e riflessione. Il contraltare di Buzz: se lui non vede l'ora di lasciare il pianeta per ristabilire il suo onore di eroe spaziale e tornare all'avventura, Alisha ha invece imparato a conoscere il pianeta, si è fatta una famiglia e una vita al di fuori delle avventure spaziali che pure tanto amava, e magari vorrebbe che anche Buzz facesse lo stesso. Torna quindi, sia pure in modo diverso, la riflessione (sempre attualissima in questo specifico periodo storico) che un paio d'anni fa ci faceva "Soul", sempre della Pixar: "È giusto dedicare tutta la vita al tuo sogno?" "C'è una vita che può anche essere bella, per quanto diversa da quella che speravi, al di fuori del tuo sogno?".
È Alisha la protagonista dei momenti più maturi e toccanti del film, alcuni veramente tanto commoventi (siamo ai livelli dell'incipit di "Up!"), e il film non sarebbe così bello senza la sua costante presenza, perciò da questo punto di vista possiamo essere contenti che "Lightyear" sia un film tanto "2022" e poco "anni '90", perché non credo sarebbe stato altrettanto emozionante, altrimenti. Tuttavia, il fatto che quello che in teoria sarebbe un film del 1995 sia in realtà così pregno di elementi moderni, a livello puramente teorico/ideologico, dà da pensare sulla riuscita di questa operazione, dato che un po' ne vengono meno proprio le fondamenta, non essendo completamente credibile come film del 1995 perché pieno di elementi moderni (che però lo impreziosiscono creando un film unico e profondo). È un giudizio complicato, da questo punto di vista, che non mina tuttavia la bellezza del film.
"Lightyear" bilancia bene l'azione, i momenti di riflessione/emozione e la comicità. Il resto del cast è composto da personaggi spassosissimi, in testa il fantastico gatto robot tuttofare Sox, che all'occorrenza è spalla comica, consigliere, amico, supporto morale, animale domestico e deus ex machina per uscire da situazioni spinose, ma anche il resto del gruppo dei cadetti spaziali che si accompagna al nostro eroe, sia pure un po' stereotipato, offre sia ottimi spunti comici che momenti di una certa profondità emotiva, ricordandoci un po' lo sgangherato gruppo di protagonisti di "Atlantis - L'impero perduto".
Dato che il Buzz del film non è lo stesso Buzz del giocattolo, in originale è cambiato anche il suo doppiatore, non più Tim Allen, ma Chris Evans. Allo stesso modo, anche in Italia non è più doppiato da Massimo Dapporto come nei film di "Toy Story", ma ottiene la voce di Alberto Malanchino, giovane attore che ha dichiarato di avere un legame speciale con il film e con il personaggio: essendo lui classe 1992, "Toy Story" è stato il suo primo film visto al cinema e conserva tuttora un ottimo ricordo del giocattolo di Buzz che possedeva da bambino. Per interpretare il personaggio si è sottoposto a un lungo training vocale, in modo da ottenere un vocione roboante da eroe dei film d'azione, e si è addirittura consultato con Massimo Dapporto, che lo ha aiutato molto a comprendere anche i lati vocali del personaggio.
La direzione del doppiaggio è stata assegnata al veterano Massimiliano Manfredi, che ha diretto sia doppiatori esperti come Massimiliano Alto, Michele Gammino e Rossa Caputo, sia attori e personaggi famosi alla loro prima esperienza nel mondo del doppiaggio. La voce di Alisha è affidata all'attrice Esther Elisha, che ha dimostrato di comprendere appieno l'essenza del personaggio e di caratterizzarla in maniera differente anche a livello vocale nelle sue varie apparizioni nel film, mentre quella di Sox a Ludovico Tersigni, attore e grande amante dei gatti, che ha vissuto come un sogno la possibilità di dar la voce a un gatto estremamente versatile e umano nei suoi comportamenti e nelle sue emozioni. A livello di camei di poche battute, non particolarmente rilevanti, ci sono anche la studiosa Linda Raimondo e il pilota di formula 1 Charles Leclerc: "Lightyear" è, infatti, stato sponsorizzato anche dalla Ferrari, durante il Gran Premio di Monaco, e il pilota Carlos Sainz Jr. ha partecipato al doppiaggio dell'edizione spagnola.
"Lightyear" è un film che si fa guardare con grande piacere: è ricco d'azione, ha dei buoni colpi di scena, fa ridere, ma soprattutto ha anche tantissimi momenti emozionanti e riflessivi. In alcune scene sarà impossibile non commuoversi, in altre rifletteremo sui comportamenti dei personaggi, sulle loro scelte, sulla loro crescita. È un Pixar un po' diverso dal solito, non presenta sotto-mondi particolari, non è chissà che originale, ma ha in sé diverse anime che possono farlo piacere un po' a tutti, anche se a volte stridono un po' tra loro. Ovviamente, la qualità grafica è sempre di altissimo livello, perciò non ci dispiace questa saltuaria incursione della Pixar nel mondo dei film di fantascienza/azione all'americana, un po' retrò e un po' attuale. Ci resta solo un dubbio, alla fine del film: il prossimo passo sarà un Pixar western con protagonista il personaggio a cui si sono ispirati per creare il giocattolo di Woody?