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7.5/10
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Mermaid Saga è il mio primo approccio all'autrice Rumiko Takahashi, autrice forse più nota in Italia per altre opere, come Inuyasha, Maison Ikkoku, Lamù.

Per fortuna, sono riuscita a recuperare la vecchia edizione ad un prezzo onesto, ma ho avuto modo di visionare l'edizione recente, molto ben curata da Star Comics.

Raccolta di storie a tema fantasy, con sfumature horror, se vogliamo un po' naif, mi ha affascinato la tematica dell'immortalità, chimera che da sempre attrae gli uomini, mezzo per sfuggire alla morte e alla vecchiaia che porta con sè solitudine e tristezza.
L'elemento horror, più che essere oggettivo e tangibile, direi che è piuttosto concettuale e si esprime nei sentimenti umani che di volta in volta, affiorano attraverso i vari racconti che vedono protagonisti due giovani immortali, Yuta e Mana, un ragazzo e una ragazza che in tempi e circostanze differenti, si sono trovati a mangiare carne di sirena, che secondo la leggenda, dona l'eterna giovinezza e l'immortalità, quando non uccide o trasforma in orrendi mostri fuori controllo.

Il mito dell'immortalità che l'uomo va cercando da sempre, è davvero un dono, o piuttosto, è una maledizione? Questa è la domanda principale che permea tutta la serie, e la risposta abbastanza palese parrebbe una sola, quella che il protagonista Yuta ci dà fin dall'inizio, nella sua disperata ricerca di trovare il modo di tornare ad una vita normale, dove la morte ponga fine a tutto, dolori e solitudine.

Non c'è un solo racconto di questa raccolta su cui non aleggi la tragedia e l'angoscia; la solitudine sembra condannare tutti i personaggi, alla perenne ricerca di qualcosa che sembra impossibile da raggiungere, che sia l'immortalità, o la normalità di una vita vissuta da uomo mortale.

L'egoismo umano espresso in diverse forme, è elemento centrale di tutti i racconti; dominato da esso, l'uomo è pronto a qualsiasi cosa, anche al sacrificio degli affetti più cari.
Yuta e Mana, lungo la loro odissea, nel tempo e nello spazio, incontrano tanti e diversi personaggi; che si tratti di inquietanti bambini, uomini o donne, tutti a loro modo sono ossessionati dall'immortalità e da ciò che deriva, manifestando sentimenti di ogni sorta, tra cui avidità, amore, ambizione e paure.

I racconti, apparentemente slegati fra loro, hanno in realtà un nesso logico che segue l'evoluzione e la crescita dei due immortali, che lentamente rinsaldano un legame partito da lontano, che li vede uniti nelle difficoltà che si trovano costretti ad affrontare; unica speranza per due solitudini è camminare insieme, lungo lo stesso percorso.
Benchè l'opera resti incompiuta, forse questa è l'unica chiave di lettura possibile, o almeno quella che mi pare più coerente.

Alla fine, questo senso di incompiutezza non l'ho avvertito; l'eternità rimane un percorso obbligato che Yuta e Mana possono e devono percorrere insieme, per renderlo forse meno doloroso e più sopportabile.

Tenendo conto che parliamo di un' opera datata, i disegni sono belli, gradevoli, efficaci e semplici, ma lo stile 'vecchia scuola' si avverte, e il tratto dell'autrice, caratteristico e riconoscibile, è lontano dallo stile attuale.

Opera consigliata a tutti, anche a chi come me, di solito non apprezza l'horror, ma qui è sostenibile, funziona e veicola bene i concetti centrali della storia.